A un mese dall’invio del Pnrr in Europa, il Parlamento approva il Piano del Governo Conte

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A un mese dall’invio del Pnrr in Europa, il Parlamento approva il Piano del Governo Conte

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Muroni: «Aspettiamo in Aula il nuovo Pnrr»

A un mese dall’invio del Pnrr in Europa, il Parlamento approva il Piano del Governo Conte

Tra i desiderata della Camera nuovi impianti per riciclo e trattamento rifiuti, permetting più rapido per le rinnovabili e potenziamento di quelle finora non considerate (come la geotermia). Ma c’è anche il Ponte sullo Stretto

Di Luca Aterini

Con 412 voti a favore, 11 contrari e 44 astenuti, la Camera ha approvato ieri il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), atteso entro il 30 aprile in Europa e volto ad intercettare i circa 200 miliardi di euro che Next generation Eu destina all’Italia. E mentre scriviamo è in corso il bis al Senato.

Peccato che a meno di un mese dalla deadline il Piano approvato sia ancora quello proposto dal Governo Conte, mentre l’esecutivo guidato da Mario Draghi sembra portare avanti l’attesissimo restyling in un esercizio di democratico solipsismo: niente voto in Aula né confronto formale con le Regioni, per il momento.

«La Camera – spiega la deputata Rossella Muroni – si esprime su una relazione che è il risultato del lavoro della Commissione Bilancio e dei pareri di tutte le altre Commissioni. Un patchwork di difficile comprensione ma soprattutto di dubbia utilità visto che riguarda un Piano di ripresa e resilienza vecchio. Il Governo sta lavorando per migliorare il Pnrr e noi parlamentari dovremmo aiutare l’esecutivo a scrivere un Piano che ascolti il Paese, che investa in maniera innovativa sui fronti sociale, ambientale e digitale, non chiedere di inserire una collezione di desiderata di parte che non rispettano le linee guida per il Recovery date dall’Ue. Vedi il caso del Ponte sullo Stretto. Non ci sembra che la relazione vada nella direzione auspicata e per questo FacciamoEco – Federazione dei Verdi si astiene».

Naturalmente in questa «collezione di desiderata» non tutto è da buttare come il Ponte sullo Stretto.

Sull’economia circolare, ad esempio, la Camera chiede «sia prestata particolare attenzione alla corretta gestione e chiusura del ciclo dei rifiuti, alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti aumentando gli attuali stanziamenti destinato a nuovi impianti, prevedendo preventivamente un “censimento” dell’esistente (pubblico e privato) per ovviare alle carenze territoriali, all’ammodernamento di quelli esistenti», sia in particolare «la realizzazione di impianti di riciclo dei rifiuti urbani e speciali».

Sul fronte delle rinnovabili invece si riconosce apertamente che serve «una forte azione di riforma delle procedure abilitative per le nuove istallazioni e per la rigenerazione tecnologica (rinnovamento/ repowering) degli impianti esistenti così da garantire una maggiore velocità di crescita ed appare assai opportuno inserire nel Piano tale prospettiva di settore. Appare, inoltre, necessario potenziare il ruolo di altre fonti rinnovabili (quali ad esempio la geotermia ad alta e bassa entalpia a emissioni di processo nulle, le bioenergie, idroelettrico e eolico on-shore) non menzionate e non considerate».

Ma quanto di questi «desiderata» arriverà davvero nel Pnrr di Draghi non è dato sapere. «Speriamo che il nuovo Pnrr abbia questo spirito trasformativo e visionario, lo aspettiamo in Aula. Con una certezza: l’Italia del 2030 ha bisogno di una politica all’altezza della sfida, che abbia la voglia e l’ambizione di rappresentare gli interessi di quella Next Generation a cui stiamo sottraendo le risorse economiche», conclude Muroni.

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