Come su Netflix, dopo l’estate, arriva la nuova stagione della serie “Rifiuti”

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Come su Netflix, dopo l’estate, arriva la nuova stagione della serie “Rifiuti”

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Come su Netflix, dopo l’estate, arriva la nuova stagione della serie “Rifiuti”

Con l’autunno incombente torna sotto i riflettori il tema controverso della gestione dei rifiuti – urbani e speciali – che ogni volta aizza scontri furibondi. Senza che peraltro si arrivi a decisioni che incidono sui problemi reali. Che in Toscana sono tutt’altro che secondari.

Stando ai dati del report 2020 dell’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr), infatti, nella nostra regione i rifiuti urbani prodotti nel 2019 erano 2,1 milioni di tonnellate, mentre gli speciali raggiungevano quasi 10 milioni di tonnellate. In provincia di Grosseto, nell’ambito dell’Ato rifiuti Toscana sud, nell’anno precedente alla pandemia sono state prodotte 145.785 tonnellate di rifiuti urbani, 61.218 (41,9 per cento) ritirati in forma di raccolta differenziata. Più o meno 700 kg di spazzatura per ogni abitante della provincia; dato statistico medio che ingloba i rifiuti, non pochi, prodotti dai turisti.

Il tema però, oramai da anni, è sempre il solito, e si ripropone come una serie Netflix: la celeberrima sindrome di Nimby (not in my back yard: non nel mio cortile) di cui sono ostaggio enti locali, politici e opinione pubblica, che impedisce di fare scelte chiare. E così i problemi marciscono. In Maremma, ad esempio, in attesa della riorganizzazione della discarica di Cannicci (Civitella Paganico), siamo costretti a “esportare” 20.000 tonnellate di spazzatura nelle discariche dell’Ato rifiuti Toscana costa. Mentre il Css (combustibile solido secondario) prodotto alle Strillaie da Futura spa con i rifiuti nostrani, viene spedito all’estero via mare perché i pochi inceneritori esistenti non ce la fanno a ritirarlo.

Ad ogni modo tutta la Toscana è nelle stesse condizioni. Cioè in emergenza. Perché i conferimenti dei rifiuti in discarica sarebbero fuorilegge, escluso per i residui del ciclo di trattamento. Ma mancano gl’impianti.

In arrivo un bando regionale per l’impiantistica

Considerata la situazione che rischia di virare sul tragico, la Regione Toscana ha deciso di muoversi. Per cui entro metà ottobre pubblicherà un bando per individuare su proposta dei gestori del ciclo dei rifiuti impianti per il loro trattamento, privilegiando quelli per il recupero nella logica dell’economia circolare. Bando che precederà l’approvazione del Prec: Piano regionale dell’economia circolare. Che grazie a una recente legge sulla semplificazione delle procedure amministrative, sarà adottato direttamente dalla Giunta regionale, e dopo le osservazioni da parte di cittadini e istituzioni (entro i 60 giorni successivi) sarà approvato dal Consiglio regionale.

Tornando al bando per scegliere gl’impianti, si dovrebbe trattare di una manifestazione d’interesse aperta. Che prevedrà da parte delle aziende la presentazione di progettazioni definitive, l’individuazione dei siti dove realizzarli e la loro compatibilità in termini di destinazioni urbanistiche.

Un vero e proprio risiko. Che, complice l’incombente sindrome di Nimby, rischia al massimo di avere per esito qualche proposta di ammodernamento di qualche impianto di recupero esistente. Ma difficilmente di sciogliere i nodi che finora hanno impedito di realizzarne di nuovi. Peraltro più che necessari.

Ad ogni modo, inutile fare il processo alle intenzioni finché non saranno noti i contenuti del bando. Rispetto al quale c’è molta attesa. Anche perché tutti sono immobili in attesa di capire cosa potranno proporre, e cosa no.

A Scarlino tutto tace. Ma il problema incombe

Anche in provincia di Grosseto c’è attesa. Perché, prima o dopo, la sorte dell’impianto d’incenerimento di Scarlino, oggi di proprietà di Iren Ambiente tramite la controllata Scarlino Energia, dovrà essere decisa.

La Multiutility con base a Reggio Emilia parrebbe aver rinunciato al recupero (revamping) del vecchio inceneritore per lo smaltimento del Css, ed ha fatto circolare la volontà di realizzare ex novo un impianto di pre-trattamento, essiccamento e termovalorizzazione dei fanghi reflui dei depuratori delle acque civili. Circa 30.000 tonnellate all’anno provenienti dagl’impianti di depurazione dell’Ambito della Toscana del sud. Con il parallelo potenziamento dell’esistente impianto di depurazione per il trattamento dei reflui chimico, fisici e biologici delle aziende della piana del Casone.

Nell’area libera adiacente all’attuale inceneritore, sempre di sua proprietà, invece, Iren Ambiente sarebbe pronta a realizzare un moderno impianto per la produzione di pallet blocks (distanziatori), ovverosia “piedini” di distanziamento utilizzati per realizzare i pallets (pancali da industria). Impianto che riciclerebbe 10.000 tonnellate di scarti di legno e imballaggi attraverso una nuova tecnologia che prevede la macinazione degli scarti e attraverso un processo termico di polimerizzazione l’estrusione di blocchetti da inserire come distanziali tra le assi dei pallet tradizionali. Proprio Iren, infatti, sta realizzando il primo impianto italiano di questo tipo a Vercelli.

Comunque vadano le cose, non si saprà granché finché non uscirà il bando della Regione Toscana con le specifiche tecniche per individuare la nuova impiantistica. Vista com’è andata finora, c’è solo da “farsi il segno della croce”. Sperando che lo spirito di Nimby non faccia perdere a questo territorio l’ennesima occasione per sviluppare insediamenti industriali e creare posti di lavoro qualificati.

 

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