Commercio in allerta, la Tari va proporzionata ai volumi di rifiuti

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Commercio in allerta, la Tari va proporzionata ai volumi di rifiuti

Il Sole 24 Ore

Commercio in allerta, la Tari va proporzionata ai volumi di rifiuti

Tassa 2020 a 9,73 miliardi ma la raccolta è in calo di 5 milioni di tonnellate

Enrico Netti

Contro il caro-Tari Confcommercio chiede al Governo l’adozione del principio «chi inquina paga» commisurando la tassa ai volumi effettivamente prodotti. Da risolvere inoltre il nodo cronico della mancanza di impianti di trattamento, carenza che fa crescere i piani tariffari dei comuni e le tariffe delle utenze. Confcommercio chiede inoltre misure emergenziali come esenzione dal pagamento della tassa per tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure delle attività o a riduzioni di orario e quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato e, quindi, dei rifiuti prodotti. Inoltre l’associazione chiede per le imprese la libertà di scelta, se servirsi di un operatore pubblico o privato.

Il tema della tassa sui rifiuti è quanto mai rovente perché lo scorso anno tra i comuni che hanno variato le tariffe quasi due comuni su tre hanno aumentato la Tari nonostante i vari lockdown abbiano abbattuto i volumi di rifiuti prodotti: oltre 5 milioni di tonnellate in meno sul 2019 secondo i calcoli di Confcommercio. A livello nazionale l’esborso tocca 9,73 miliardi contro i 9,72 del 2019. Il balzello della Tari nell’arco di un decennio ha visto un aumento dell’80%. A dirlo è l’Osservatorio tasse locali di Confcommercio che ha scandagliato le delibere di tutti i capoluoghi di provincia e di oltre 2mila comuni. Da parte sua l’Anci replica e definisce infondato il rincaro dell’80% perché vigeva un diverso modello tariffario. Per cui nel periodo la tassa sarebbe cresciuta del 25%.

Emerge anche il rincaro della tassa e la lentezza dell’adeguarsi al nuovo Metodo tariffario rifiuti (Mtr) definito dall’Arera, l’Autorità di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani. Un metodo che evita voci di costo improprie, inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate dalle utenze e la reale produzione dei rifiuti nel rispetto del principio europeo «chi inquina paga». Invece su 110 capoluoghi di provincia e città metropolitane, quasi l’80% dei comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo mentre nel 21% dei comuni che lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58%) il costo della Tari risulta, paradossalmente, in aumento mediamente del +3,8%.

L’Osservatorio di Confcommercio ha inoltre analizzato il livello quantitativo dei servizi erogati. Un parametro che fotografa un’altra criticità: a fronte di costi sempre molto elevati, non corrisponde mediamente un livello di servizio migliore. Sono nove le regioni del tutto insufficienti: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Puglia e Toscana. Per trovare i primi della classe si deve guardare ai punteggi di Emilia-Romagna (7,38), Piemonte (7,33), Veneto (7,17) e Lombardia (7).

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