Costi per la gestione dei rifiuti e TARI

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Costi per la gestione dei rifiuti e TARI

Ambiente e non solo

Costi per la gestione dei rifiuti e TARI

Messi a confronto i dati che Ispra mette a disposizione sui costi dei comuni capoluogo di provincia per i servizi di gestione dei rifiuti, sulla produzione di rifiuti urbani e sulla raccolta differenziata e quelli raccolti da CittadinanzaAttiva sul costo medio a famiglia per la TARI. Emergono alcuni comuni che hanno ridotte percentuali di raccolta differenziata ed elevati valori della TARI (e dei costi di gestione).

Abbiamo visto in un precedente articolo i costi dei servizi di igiene urbana (raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani) nel 2019 in tutti i comuni italiani, sulla base dei dati forniti da Ispra. Complessivamente, a livello nazionale, nel 2019 i comuni hanno speso per la gestione dei rifiuti urbani 175,79 euro per abitante e 34,70 Eurocent per kg di rifiuto. Nell’articolo segnalavamo differenze anche del 100% fra le diverse regioni.

Ora CittadinanzaAttiva ha pubblicato il proprio rapporto rifiuti nel quale sono contenuti i dati – relativi ai comuni capoluogo di provincia -, di quanto in media ogni famiglia ha pagato per la TARI, l’imposta, cioè, che da gennaio 2014 è destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti. In ogni caso il “monte” TARI è legato ai costi sostenuti dal comune, in qualche modo più il comune spende per la gestione dei rifiuti e più si deve rivalere su cittadini e imprese.

CittadinanzaAttiva ha evidenziato, presentando il rapporto, che “È di 312 euro la tassa per i rifiuti pagata in media nel 2021 da una famiglia nel nostro Paese, con un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. La regione con la spesa media più bassa è il Veneto (€232), dove si registra anche una diminuzione del 4% circa rispetto all’anno precedente. Al contrario, la regione con la spesa più elevata resta la Campania (€416, -0,6% rispetto al 2020).”

 

Regione Tari 2021 Tari 2020 Variazione %
Abruzzo € 329 € 317 + 3,9%
Basilicata € 239 € 221 + 8,1%
Calabria € 324 € 306 + 5,9%
Campania € 416 € 419 – 0,6%
Emilia Romagna € 274 € 276 – 0,7%
Friuli Venezia Giulia € 238 € 231 + 2,7%
Lazio € 331 € 331 + 0,0%
Liguria € 407 € 369 + 10,3%
Lombardia € 246 € 241 + 2,0%
Marche € 243 € 239 + 1,7%
Molise € 242 € 228 + 6,1%
Piemonte € 289 € 283 + 1,9%
Puglia € 381 € 370 + 3,0%
Sardegna € 323 € 340 – 5,0%
Sicilia € 386 € 389 – 0,7%
Toscana € 339 € 325 + 4,1%
Trentino Alto Adige
Umbria € 371 € 370 + 0,3%
Valle d’Aosta € 272 € 275 – 0,9%
Veneto € 232 € 241 – 3,8%
Italia € 312 € 307 + 1,5%
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&Tariffe, Novembre 2021

Appare a questo punto interessante mettere a confronto i dati dei costi pro-capite sostenuti dai comuni capoluogo di provincia (aggiornati rispetto a quelli dell’articolo citato, come il Catasto dei Rifiuti Ispra (al 10 novembre 2021) in seguito alla disponibilità dei dati della popolazione da parte di Istat), la percentuale di raccolta differenziata e l’importo medio della TARI a famiglia (secondo i dati ISTAT – 2017-2018 – la composizione media di una famiglia è di 2,3 persone).

Nella mappa e nelle tabelle, per quanto riguarda i costi, sono indicati i costi totali per la gestione rispettivamente dei rifiuti indifferenziati e differenziati (per dettagli ulteriori vedi articolo citato) e i costi totali del servizio di igiene urbana, determinato dai due precedenti valori e da: spazzamento e lavaggio delle strade, costi comuni, remunerazione del capitale.

Nella mappa interattiva che segue, cliccando sul singolo comune capoluogo, sono visibili tutti i dati disponibili.

Nella seguente tabella interattiva (è possibile ordinare in modo crescente o decrescente per ciascuna delle colonne presenti) sono riportati tutti i dati sopraindicati.

Al fine di evidenziare già a colpo d’occhio le situazioni più critiche quelle più virtuose, nel grafico interattivo che segue le barre selezionate per i quattro fattori presi in considerazione sono state colorate in ragione di quattro classi decrescenti (dalla peggiore alla migliore situazione):

  • Costi totali di gestione del servizio di igiene urbana (euro/abitante x anno): (A) <=150; (B) >150<=200; (C) >200<=250; (D) >250;
  • Tari 2021 (euro): (A) <=250; (B) >250 <=300; (C) >300<=350; (D) >350;
  • Produzione pro-capite RU (kg): (A) <=450; (B) >450<500; (C) >500<=550; (D) >550;
  • Raccolta differenziata (%): (A) <=35%;(B) >35%<=50%; (C) >50%<=65%; (D) >65%.

Le tabelle che seguono sono ordinate per per ciascuno dei fattori considerati.

Emerge abbastanza chiaramente, ed ovviamente, che i comuni con elevati costi di gestione del servizio di igiene urbana hanno anche valori elevati di TARI.

Solamente due i comuni individuati nelle “classi” peggiori per tutti e quattro i fattori considerati: Catania e Massa.

Catania, che ha fronte di una percentuale “imbarazzante” di raccolta differenziata, il 14,5%, ha costi del servizio per abitante pari a 271 euro e una TARI a famiglia (la più elevata d’Italia) di ben 504 euro, ed anche per la quantità di rifiuti urbani prodotti per abitante si registrano 725 kg.

Massa ha una situazione simile visto, che a fronte di un 30,1% di raccolta differenziata ha una TARI di 408 euro a famiglia, costi pro-capite di gestione dei servizi di igiene urbana per 273 euro, ed una produzione di rifiuti urbani per quasi ottocento kg a persona, conquistando la “maglia nera” fra le città capoluogo di provincia.

E’ veramente desolante considerare che situazioni in cui evidentemente non si fa alcun sforzo per raggiungere gli obiettivi che la normativa europea ed italiana indicano per la raccolta differenziata (almeno il 65% che doveva essere assicurato già dal 2012), si hanno anche costi di gestione elevatissimi che si ripercuoto sulle famiglie.

Altri comuni si “distinguono” in questo “gruppetto” di testa di città che meritano un voto scarso in materia di gestione dei rifiuti. Sono Pisa e Roma che registrano dati peggiori in termini di costi di gestione (308 e 259), TARI (443 e 394) e produzione di RU (732 e 596) e una percentuale di raccolta differenziata inferiore al 50%.

Poi gli altri che “meritano” una “menzione”: Salerno, Venezia, Cagliari, Siena, Genova e Perugia.

Al contrario i comuni “virtuosi”, in generale sembrano esserlo per diversi dei fattori considerati. Peraltro nessuno si colloca nella migliore delle quattro classi individuate per tutti e quattro gli elementi considerati. L’unica città che potrebbe farlo è Belluno, di cui però non è noto il costo medio per famiglia della TARI. In ogni caso è sicuramente estremamente positivo la percentuale dell’84,1% di raccolta differenziata, a fronte di un quantitativo contenuto di rifiuti urbani prodotti per persona (428) e di costi di gestione del servizio fra i più bassi fra i comuni capoluogo (127 euro a persona).

Fra questi comuni “verdi” anche Vercelli, la città con un costo pro-capite del servizio più basso d’Italia ((78 euro) ed una TARI di 242 euro con una raccolta differenziata del 71,7%. Unico dato dissonante la quantità di rifiuti urbani prodotta ancora piuttosto elevata (595 kg) e poi Cuneo con una situazione molto simile, Isernia (costi 99, Tari 210, produzione RU 429 e RD 53,2%).

Mentre per altre considerazioni sui costi di gestione dei rifiuti, sull’entità della produzione di rifiuti urbani e sulla raccolta differenziata si rinvia ai precedenti articoli, per quanto riguarda la TARI appare opportuno segnalare qualche dato “dissonante”. Ad esempio non è molto comprensibile come sia possibile che Potenza abbia il costo medio a famiglia più basso d’Italia, con 131 euro a fronte di un costo pro-capite del servizio pari a 209, anche considerando che in media – come abbiamo detto – una famiglia è composta da 2,3 persone. Situazioni simili si hanno anche in altri comuni dove stride la ridotta entità della TARI e i costi di gestione del servizio di igiene urbana consistenti: Brescia, Pordenone, Bergamo, Verona, Novara, ecc.

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