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Dall’economia circolare vantaggi su transizione e ripresa

Italia Oggi

Secondo Fondazione per lo sviluppo sostenibile-Fise Unicircular tasso di riutilizzo al 73%

Il riciclo avrà un ruolo trainante

Dall’economia circolare vantaggi su transizione e ripresa

di Tancredi Cerne

Dalla crescita del settore del riciclo passa non solo la transizione ecologica, ma anche la ripresa economica di un tessuto di piccole e medie imprese specializzate nel recupero di materiali e di energia. Politiche che permettono, inoltre, di svincolarsi dalla dipendenza dal mercato delle materie prime, sempre più care. È questo il messaggio lanciato tra le righe del report annuale L’Italia del riciclo, curato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Fise Unicircular. Dalla foto che hanno scattato, passando al setaccio i dati sull’andamento delle filiere a livello nazionale, è emerso che la pandemia non frena la corsa dell’industria del riciclo. Nel 2020, il 73% del totale degli imballaggi immessi al consumo (ovvero 9,6 milioni di tonnellate) ha preso la via del riutilizzo, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Un risultato positivo, frutto però anche del calo della domanda determinata dalla pandemia che ha limitato la crescita dei volumi di prodotti da imballaggio.

«Questi anni di pandemia ci stanno facendo toccare con mano quanto le nostre economie siano fragili e dipendenti dalla politica degli approvvigionamenti di altri Paesi», ha sottolineato il presidente di Fise, Paolo Barberi. «Ecco quindi che il riciclo, oltre alla valenza che riveste per la transizione ecologica, assume ancora di più un’importanza strategica per la resilienza del nostro sistema economico e sociale». Secondo Barbieri è quindi necessario creare un mercato e una cultura che valorizzino adeguatamente i materiali e i prodotti da riciclo, scoraggiando il ricorso all’utilizzo delle materie prime vergini e premiando un settore industriale fatto spesso di attività private di piccole o medie dimensioni, che consentono il raggiungimento di importanti risultati di recupero di materia ed energia dai rifiuti.

Entrando nel dettaglio, i tassi di riciclo dei rifiuti da imballaggio, in Italia, si sono confermati su soglie record con l’87% del totale della carta avviato a nuova vita, il 79% del vetro raccolto e il 49% della plastica. Nel caso del legno si è arrivati al 62%, poco al di sotto dell’alluminio (69%), mentre sul fronte dell’acciaio la percentuale è salita addirittura all’80%. Livelli molto incoraggianti ma esiste ancora molto lavoro da fare. Guardando infatti alle filiere per cui sono stabiliti, a livello nazionale ed europeo, target di raccolta o di riciclo, si scopre che per molti prodotti l’Italia si trova ancora ben lontana dagli obiettivi prefissati. È il caso, per esempio, dei prodotti Raee, dei veicoli fuori uso e delle pile. Secondo l’analisi degli esperti della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e del Fise Unicircular, infatti, lo scorso anno il tasso nazionale di raccolta dei rifiuti elettronici è stato pari al 38,4% del totale dei prodotti immessi al consumo, un livello ben inferiore rispetto al target del 65% previsto per il 2019. Le cose non cambiano molto spostando l’analisi al settore dei veicoli fuori uso, la cui percentuale di reimpiego e di riciclo, sebbene molto alta (85%), si mantiene ancora 10 punti al di sotto dell’obiettivo del 95%, previsto per il 2015. Nel caso delle pile e degli accumulatori portatili, il tasso di raccolta si è fermato al 43%, due punti sotto il target previsto per il 2016.

«La pandemia ha innescato una generale contrazione dei consumi che ha ridotto anche i quantitativi di oli minerali usati (-11% rispetto al 2019) e di oli vegetali esausti (-12%) raccolti e avviati a riciclo», hanno avvertito gli esperti. «Per gli oli minerali la percentuale di raccolta è rimasta comunque al 46% (quasi il massimo raccoglibile) considerando anche il calo dell’immesso al consumo». Secondo i dati del 2019, il trend per le raccolte differenziate della frazione organica e dei rifiuti tessili ha segnato una crescita rispettivamente del 7,5 e dell’8%, mentre nel caso della filiera degli inerti, con un anno di anticipo, è stato raggiunto il tasso di recupero di materia del 70%, toccando addirittura il 78%. Bene anche il recupero di pneumatici fuori uso, per cui si stima siano state avviate a recupero di materia 82.400 tonnellate e a recupero energetico 119.000 tonnellate. In piena evoluzione anche il riciclo dei rifiuti da spazzamento stradale (451.000 tonnellate, circa 7,5 kg/abitante) e quello dei solventi, che ha raggiunto quota 77% del totale.

«Il sistema italiano del riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare e importante anche per ridurre i consumi di energia e le emissioni di gas serra, ha tenuto bene nel 2020, l’anno più duro della pandemia. Ora può giocare un ruolo importante nella ripresa del Paese», ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, «deve però attrezzarsi meglio per cogliere le nuove sfide ed evitare errori che potrebbero farlo arretrare. Per cogliere le nuove sfide il riciclo deve avere maggiori sbocchi per i materiali che produce in modo che le materie prime seconde siano preferite alle materie prime vergini e maggiormente richieste e impiegate. Gli errori da evitare sono quelli che colpiscono i punti di forza del sistema italiano del riciclo e risentono di spinte di interessi e convenienze particolari con ricadute però negative sulle maggiori quantità di rifiuti riciclati». Senza trascurare il ruolo del Pnrr, occasione per colmare il gap impiantistico in alcune regioni italiane e per sviluppare nuovi processi di riciclo.

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