Discarica delle Strillaie Archiviata l’inchiesta con otto persone indagate

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Discarica delle Strillaie Archiviata l’inchiesta con otto persone indagate

Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Discarica delle Strillaie

Archiviata l’inchiesta con otto persone indagate

Pierluigi Sposato

Grosseto. Archiviata dal giudice Marco Mezzaluna, su richiesta del sostituto procuratore Salvatore Ferraro, l’inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione dell’impianto di raccolta e pre-trattamento dei rifiuti alle Strillaie. Otto gli indagati nel corso del procedimento, iniziato nel 2016, che ipotizzava illeciti risalenti indietro nel tempo fin dal 2013: turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio, truffa, falso, a seconda delle responsabilità individuate a suo tempo. Erano finiti sotto inchiesta Maurizio Succi, di Campo dell’Elba, rappresentante di Tecnologie ambientali srl, associazione temporanea di imprese e affidatarie dei lavori di copertura del modulo 16 all’interno della discarica (avvocato Luciano Giorgi); il professor Paolo Andreussi, di Pisa (Tullio Padovani e Alessandro Bertolini); Michele Labianca, di Grosseto, imprenditore (Lucia Rossi e Adriano Galli); l’ex (fino al 2013 e poi in pensione) ingegnere del Comune di Grosseto, Giuseppe Morisco, dirigente del settore ambiente (Roberto Santi Laurini); il suo successore, l’ingegnere Luca Vecchieschi, direttore dei lavori e responsabile del procedimento (Marco Fanti); l’ingegner Francesco Antonio Martino, abitante a Castiglione della Pescaia, amministratore unico della Martino Associati srl, progettista e direttore dei lavori dell’impianto di depurazione del percolato (Carlo Valle); l’ingegner Ruggero Casolin, dirigente Aim Vicenza, e Maurizio Scalabrin, amministratore d’azienda e giornalista, entrambi di Vicenza (Giuseppe Scozzari).Due i binari sui quali la Procura si è mossa per richiedere l’archiviazione, anche perché due erano stati i filoni iniziali dell’inchiesta. Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio, la turbativa d’asta e la corruzione, il pm rileva che «dalle indagini svolte non sono emersi elementi di prova a sostegno dell’ipotesi accusatoria». Per quanto riguarda la truffa e il falso, era stato inviato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a Succi, Morisco, Vecchieschi e Martino: a questo proposito, il pm nota che «sono condivisibili le argomentazioni difensive espresse nelle memorie e negli atti allegati depositati, nonché nelle integrazioni di indagine successivamente svolte, quantomeno per la parte in cui radicano fondati dubbi sulla sussistenza dei reati in contestazione. Si ritiene pertanto che per tutti i reati ipotizzati e per tutti gli indagati gli elementi di prova non siano sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio».Tra i documenti agli atti anche quello di cui aveva parlato, all’epoca del recapito della chiusura indagini, l’avvocato Santi Laurini; «L’ingegner Morisco dispone di un documento incontrovertibile che attesta l’esistenza già dal 4 aprile 2013 delle due certificazioni ritenute false».

l’inchiesta

La Procura contestava le ipotesi di falso e truffa

Grosseto. Quali erano le accuse mosse per le Strillaie? Succi e Vecchieschi erano indagati per il concorso in falso; a proposito del modulo 16 avrebbero attestato falsamente che le misurazioni e le verifiche effettuati sui lavori di copertura dell’ex discarica erano corrispondenti a quanto riportato nel libretto delle misure e nel registro di contabilità e quindi la conformità. Invece, secondo l’imputazione, gli spessori degli strati di copertura del modulo 16 sarebbero stati effettuati in violazioni delle norme di legge, del progetto e delle prescrizioni contrattuali. Ancora truffa per Succi e Vecchieschi, perché le attestazioni ritenute false avrebbero indotto in errore il servizio finanziario del Comune che avevano autorizzato i mandati di pagamento: circa 490mila euro che Succi avrebbe ottenuto ingiustamente, parte per i lavori di copertura con terreno vegetale, parte per gli altri strati di copertura. La tariffa era stata aumentata (più 0,5809 euro per metro cubo) con paga- mento delle fatture mensili dal 2014 al maggio scorso e con danno per il Comune, cui si dovrebbe sommare il danno derivante dai costi necessari per rendere il capping (la copertura) conforme alla legge (1 milione e 280 mila euro). L’altra ipotesi di falso riguardava Morisco e Martino. All’ex responsabile del servizio Ambiente veniva contestata la contraffazione di due certificazioni, in accordo e su richiesta di Martino: secondo l’ipotesi della Procura non sarebbero state create il 28 marzo 2013, come attesta il timbro, ma il 3 febbraio 2016. Tali certificazioni erano state presentate da Martino come documenti nel ricorso per un decreto ingiuntivo che il professionista aveva presentato in Tribunale contro il Comune: Martino chiedeva 1 milione e 138mila euro come corrispettivo per le prestazioni professionali.

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