I sindaci della zona nord chiedono all’Ato di ripensare il ciclo dei rifiuti: dalle Strillaie a Scarlino, che serve solo se c’è il Css

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I sindaci della zona nord chiedono all’Ato di ripensare il ciclo dei rifiuti: dalle Strillaie a Scarlino, che serve solo se c’è il Css

Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

I sindaci della zona nord chiedono all’Ato di ripensare il ciclo dei rifiuti: dalle Strillaie a Scarlino, che serve solo se c’è il Css

«Inceneritori inutili con nuove strategie»

Massimiliano Frascino, Scarlino. Nuova puntata per la vicenda del cogeneratore di Scarlino. Babau delle Colline Metallifere che agita trasversalmente il sonno di tutte le forze politiche.Ieri il Partito democratico dell’Area nord ha diffuso una nota dal titolo eloquente: «ripensare il ciclo dei rifiuti, rivedere gli accordi con Futura». La società recentemente acquisita da Iren Ambiente Spa che gestisce l’impianto delle Strillaie (Grosseto), dove si producono compost e Css (combustibile solido secondario ricavato da rifiuti urbani indifferenziati). A firmare il documento, i cinque sindaci piddini di Monterotondo Marittimo (Termine), Montieri (Verruzzi), Massa Marittima (Giuntini), Follonica (Benini) e Roccastrada (Limatola). Convitato di pietra il sindaco di Gavorrano (Biondi), che nei giorni scorsi aveva espresso una posizione eretica rispetto all’ortodossia anti-cogeneratore. Sostenendo di non avere pregiudizi negativi e di voler vedere le carte.Dopo le premesse di rito, il documento del Pd “nordista” arriva al dunque: «l’impianto di Futura tratta Forsu (frazione organica dei rifiuti) e rifiuti indifferenziati. Impianto che la nostra provincia utilizza solo parzialmente, arrivando a conferire meno organico e verde di quanto possa effettivamente accogliere».Alla luce degli investimenti che il gestore ha preventivato di fare per convertire parte dell’impianto, dotandosi di un biodigestore anaerobico, «questo apre alla possibilità di una revisione della convenzione che lega i comuni al gestore Futura. Che deve andare in due direzioni: la rimodulazione delle quantità minime di conferimento di indifferenziato. La riconfigurazione dell’impianto affinché la linea di trattamento dell’indifferenziato non arrivi a produrre Css, ma sovvalli». Il Css, la cui produzione grava sui comuni della provincia di Grosseto e della Val di Cornia, ha – secondo i cinque sindaci – «grosse difficoltà di collocamento, non essendoci nel territorio dell’Ato Toscana sud impianti che possano accoglierlo per poterlo smaltire. Questo genera costi economici e ambientali consistenti. Ambientali perché il Css deve essere portato all’estero o in impianti lontani dalla nostra zona, ed economici perché coi nuovi parametri di Arera (Agenzia regolazione energia, reti e ambiente) i costi di allontanamento del Css si scaricano interamente sulle bollette Tari dei cittadini diventando, così, insostenibili».La soluzione che viene proposta verte sulla sospensione «della produzione di Css, che avrebbe come conseguenza diretta quella di una contrazione dei costi di trattamento dell’indifferenziato. Ma anche una maggiore facilità di reperimento di impianti che possano accogliere il prodotto in uscita dalle Strillaie, senza la necessità di costruire nuovi impianti di incenerimento sul nostro territorio». La politica, quindi, chiudono il cerchio del loro ragionamento «deve ripensare l’intero sistema che si dimostra non più adeguato alle necessità contingenti e decisamente troppo costoso per i cittadini che rappresentiamo. Chiediamo che venga aperto un tavolo di confronto che coinvolga Ato Toscana Sud, i comuni e il gestore affinché si possano discutere le modifiche alla convenzione che proponiamo».

Differenziata all’80 per cento e produzione di solo sovvallo

Scarlino. Per esorcizzarne l’ingombrante fantasma, i cinque sindaci non lo citano mai direttamente. Ma è chiaro che l’obiettivo finale della proposta è impedire il revamping (rinnovo) del cogeneratore di Scarlino, il cui progetto per l’ottenimento dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) è al vaglio della Regione Toscana. L’escamotage è semplice: non si produce più Css, quindi l’impianto non serve più. Ma…c’è più di un “ma”. Oggi Futura lavora in base alla convenzione con l’Ato Rifiuti più o meno 30 mila tonnellate di Forsu con cui produce compost usato come ammendante agricolo o per ripristini ambientali, e circa 140mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati con cui produce Css. Il combustibile usato negli impianti di cogenerazione per produrre energia elettrica e calore. Futura vuole portare la capacità di lavorare Forsu a 80 mila tonnellate, investendo alle Strillaie 26 milioni di euro in tre anni per realizzare un digestore anaerobico, e produrre a regime 4,6 milioni di metri cubi all’anno di biometano per autotrazione. Investimento che andrà coperto ovviamente con una quota della Tari e con un prolungamento della concessione, da contrattare con l’Ato.Se passasse l’idea dei sindaci piddini, posto che prima o poi si raggiunga il 70-80 per cento di raccolta differenziata, dall’impianto non uscirebbe più Css ma semplice «sovvallo». Ovverosia la frazione secca combustibile risultato del vaglio dei rifiuti urbani indifferenziati. Si tratta di un sottoprodotto dei rifiuti, che di solito viene poi ulteriormente lavorato per diventare Css, con un costo di 35/40 euro a tonnellata. Solo che il sovvallo ha due destinazioni possibili: o l’incenerimento o la discarica. Se non ci sarà il cogeneratore, il sovvallo dovrà essere collocato in quella di Civitella Paganico. O in alternativa, coi relativi costi di trasporto, in quelle dell’Ato Toscana sud di Poggio alla Billa (Abbadia San Salvatore), che serve il bacino senese, o di Casa Rota (Terranova Bracciolini) per il bacino aretino. Portare il sovvallo in discarica, però, non è una buona pratica ambientale. E viene penalizzato con un’ecotassa dai 10 ai 20 euro a tonnellata. Quindi verrebbe meno l’abbattimento delle aliquote Tari. Così alla, fine della fiera, si potrebbe resuscitare il cogeneratore. D’altra parte, ce n’è uno da 60 mila tonnellate a Poggibonsi, e uno a San Zeno (Ar), con un investimento per ammodernarlo di 27 milioni di euro.– M.F.

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