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Il tribunale: Rimateria è fallita

Il Tirreno, Cronaca di Piombino-Elba

Il tribunale: Rimateria è fallita

Manolo Morandini, Piombino. La sentenza del tribunale di Livorno mette un punto. Rimateria Spa è fallita. A gestire le procedure in veste di curatrice è Francesca Ozia, nominata perché “già a cognizione della crisi di impresa” si legge nel dispositivo “avendo svolto in sede di concordato preventivo la funzione di commissario giudiziale potrà tempestivamente assumere tutte le iniziative che consentiranno la maggiore soddisfazione possibile dei creditori”. I giudici prendono atto della volontà dei soci, non più disposti a sostenere economicamente il piano industriale, a procedere verso l’autofallimento, chiudendo al concordato in continuità. Restano sul tavolo le questioni di sempre. Dalle prospettive di tutela dei 41 dipendenti, per i quali a oggi non è certa la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. E lo spettro del licenziamento si fa incombente. E le questioni ambientali di una discarica che continua a produrre percolato e biogas da conciliare con una sentenza che non prevede l’esercizio provvisorio e sospende ogni attività. Le prime decisioni della curatrice fallimentare sono attese a giorni. Chi conosce i conti assicura che nelle casse Rimateria ci sono le risorse finanziarie per pagare i fornitori e far fronte alla gestione di percolato e biogas. Attività che tuttavia potrebbero dare una minima prospettiva di lavoro a non più di una decina di dipendenti dell’azienda. Nessuno sembra aver tenuto fede fino infondo all’imperativo imprescindibile: risolvere. La vicenda Rimateria è un groviglio di responsabilità, politiche e tecniche di lungo corso. Ma reclama una soluzione che all’orizzonte non è dato vedere. Impossibile voltare le spalle a un impianto che continua, e lo farà per molti anni, a produrre percolato e biogas. Due aspetti che devono essere gestiti senza soluzione di continuità, con costi che si aggirano sui 500mila euro all’anno, senza contare il personale. Tra le decisioni a cui sarà chiamata la curatrice Ozia, completato l’esame del passivo, potrebbe esserci quella di escutere le fideiussioni che tuttavia non garantiscono le risorse necessarie alle operazioni di chiusura della discarica e gestione post mortem, una ventina di anni. Servono almeno 15 milioni. Buona parte del lavoro per la ricostruzione della massa dei crediti e dei debiti dell’azienda è stato fatto per la predisposizione del piano di concordato in continuità, saltato in corso d’opera per l’indisponibilità dei soci privati Navarra e Iren Ambiente a conferire le risorse necessarie. Tutto si è incagliato e il tribunale ha preso atto dell’incapacità “a far fronte con regolarità alle obbligazioni assunte” per dirla con le parole del giudici.La vicenda richiederà un tempo lungo. L’unica data in calendario è il 7 ottobre quando è fissata l’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo. Solo dopo potrebbero prendere corpo ipotesi di affitto dell’azienda, considerato che il tribunale non è in condizione di gestire un impianto complesso come una discarica.

«Rischio gravissimo non è prevista la continuità aziendale»

Piombino. I cancelli di Ischia di Crociano restano chiusi. Tutti fuori. «La vertenza Rimateria è in piedi da anni – dicono a una sola voce le segreterie dei sindacati Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel -. Gli incontri al tavolo di crisi regionale risalgono alle consiliature precedenti. Da anni tutte le istituzioni, di tutti gli schieramenti politici, le abbiamo messe in guardia sul rischio di fallimento dell’azienda. C’è sempre stato ripetuto che tutto era sotto controllo, che le istituzioni si sarebbero ritrovate e non sarebbero stati messia rischio l’ambiente e i posti di lavoro». Interrotti i lavori avviati da mesi per ottemperare alle 41 prescrizioni ovvero gli interventi per la messa in sicurezza decisi dalla Regione Toscana che avrebbero dovuto marciare di pari passo con il conferimento dei rifiuti, secondo un dettagliato cronoprogramma. «Il tribunale di Livorno ci mette in gravissimo rischio visto che ha decretato il fallimento e nulla prevede sulla continuità aziendale, nemmeno per le prescrizioni più urgenti», sottolineano i sindacati. Che sottolineano: «I fatti dimostrano che aveva ragione il sindacato e che adesso più che mai abbiamo bisogno che ci siano risposte immediate per difendere la salute dei cittadini e i posti di lavoro a partire dalla captazione del percolato e alle emissioni della discarica, cose che solo i lavoratori possono fare». E concludono: «Chiediamo al curatore fallimentare prima di assumere ogni decisione di convocare le parti sociali, a partire dal sindacato insieme alle istituzioni locali e regionali, affinché si dia sicurezza ambientale, occupazionale e si applichino gli ammortizzatori sociali che sono disponibili». – M.M.

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