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«Iren in anticipo sul piano al 2030 sul fronte rinnovabili e investimenti»

Il Sole 24 Ore

«Iren in anticipo sul piano al 2030 sul fronte rinnovabili e investimenti»

L’ad Gianni Vittorio Armani: «In un anno siamo riusciti a riposizionare la società»

«Gli extra profitti? In periodi difficili tutti devono dare il proprio contributo»

Cheo Condina

Il piano industriale al 2030? «Resta immutato nonostante molti scenari economici siano cambiati a causa della guerra in Ucraina. L’attuale crisi energetica dimostra come lo sviluppo delle rinnovabili sia sempre più vitale, ma allo stesso tempo non si può smettere di investire sul gas, almeno fino a quando non potremo farne a meno». La conferma nel ruolo di amministratore delegato di Iren? «Ne sono felice perché per un manager non è mai scontata. Quando sono stato nominato, ormai un anno fa, la società doveva ripartire e andava riposizionata dal punto di vista strategico nel lungo termine: ci siamo riusciti, con l’obiettivo di divenire leader assoluti sui nostri territori e da qui rafforzare il ruolo a livello nazionale». La tassazione sugli extra profitti delle società energetiche? «Non credo sia corretto parlare di extraprofitti per un’azienda come Iren, che genera utili grazie alla forte capacità di investimento, però ritengo che in periodi difficili come questi tutti debbano dare un contributo». Gianni Vittorio Armani si prepara al suo primo mandato “pieno” al vertice di Iren: sarà sancito dall’assemblea del 21 giugno che vedrà anche la nomina di Luca Dal Fabbro alla presidenza. Il manager coglie l’occasione di questa intervista, riportata da Radiocor, anche per tagliare il nodo gordiano del “permitting”, che tanto ha frenato l’Italia in questi anni: «Le infrastrutture vanno spiegate ai cittadini, coinvolgendo i territori sulle scelte d’investimento: Iren ne è capace, visto che ha realizzato molti impianti, fra questi gli ultimi due termovalorizzatori italiani, a Torino e a Parma». Potrebbe farlo anche a Roma? «Noi, come altri, abbiamo certamente le competenze per costruirlo e per gestirlo».

Il punto di partenza di ogni ragionamento, secondo Armani, è la «drammatica urgenza» di imprimere una svolta definitiva sulla transizione energetica. Svolta che richiederà un’accelerata sulle rinnovabili «simile a quella data sull’idroelettrico nel Dopoguerra, – spiega il manager – visto che sono le uniche fonti energetiche a renderci completamente autonomi dall’import di energia» in abbinata ai sistemi di accumulo, «in cui Iren in Italia è seconda solo ad Enel e vediamo grandi opportunità per tutto il Paese». La multiutility, che nei mesi scorsi ha rilevato in Puglia il più grande parco fotovoltaico italiano, conta di raggiungere 2,2 GW di capacità green al 2030 ma già quest’anno, dice Armani, potrebbe arrivare a 250 MW, metà del target al 2026. Al target decennale contribuirà anche il rinnovo di concessioni idroelettriche per circa 600 MW, di cui metà già scadute, in Piemonte: «A breve potremmo trovare una soluzione con la Regione, sbloccando così 200 milioni di investimenti».

L’altro fronte su cui bisogna avviare un’azione decisa, secondo l’ad di Iren, è quello della diversificazione degli approvvigionamenti gas, anche alla luce del ruolo di hub che il Mediterraneo potrà giocare in una partnership tra Europa e Africa, decisiva per sostituire 100 miliardi di metri cubi di gas russo. I rigassificatori sono un elemento chiave del quadro. A partire dal progetto di Gioia Tauro, sviluppato da Iren e Sorgenia, già autorizzato ma oggi in attesa di decisioni: per realizzarlo servirebbero comunque tre anni. «Vale 12 miliardi di metri cubi ed è nella disponibilità del Paese: siamo in contatto col Governo ma consapevoli che ora c’è da gestire un’emergenza, noi siamo disponibili a dare un contributo, secondo le modalità che ritiene opportune l’esecutivo senza creare problemi ulteriori», chiarisce Armani. Al tempo stesso non vanno sottovalutati il ruolo del biometano, su cui Iren sta puntando molto – «una miniera non sfruttata con cui l’Italia potrebbe sostituire un terzo del gas russo» – e la chiusura del ciclo dei rifiuti. «Nella filiera ambientale il nostro piano prevede la realizzazione di 21 nuovi impianti, di cui 14 già autorizzati. Iren si è costruita una grande credibilità perché investe nel dialogo con gli enti e le comunità locali e soprattutto perché ha un forte legame con il territorio, rispondendo quotidianamente con i cittadini della qualità delle infrastrutture che realizza: è così che si supera la sindrome Nimby e l’eccessiva burocrazia, su cui comunque il Governo, con gli ultimi provvedimenti, sta dimostrando la volontà di incidere».

Dal canto suo Iren è pronta a mettere in campo investimenti rilevanti. «Quest’anno contiamo di arrivare a 1,5 miliardi, il 50% in più rispetto al 2021, grazie anche a bilancio e dividendi oltre le attese e con un primo trimestre 2022 che dimostra come stiamo proseguendo su un percorso di accelerazione», fa notare Armani, che proprio nei giorni scorsi ha ricevuto il premio Agici come manager utilities dell’anno. In quest’ottica potrebbe essere avviata prima del previsto anche la ricerca di un partner finanziario di minoranza sulle reti gas per supportare la crescita in questo ambito.

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