La Regione punta sulla raccolta differenziata e soprattutto sugli impianti di riuso

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La Regione punta sulla raccolta differenziata e soprattutto sugli impianti di riuso

Il Tirreno, Cronaca Toscana 

La Regione punta sulla raccolta differenziata e soprattutto sugli impianti di riuso

L’assessora Monni: «Bando per ricevere proposte anche dagli imprenditori»

Stop ad altre discariche e nuovi termovalorizzatori

Samuele Bartolini, Firenze. No a nuovi inceneritori. No a nuove discariche. La Toscana vuole diventare un regione “verde”. Punta ad arrivarci aumentando la raccolta differenziata e riciclando i materiali grazie a vere e proprie “fabbriche dei rifiuti”. Così da non dover essere più costretta a realizzare nuovi inceneritori e nuove discariche. Come nasceranno queste fabbriche? Le società dei rifiuti pubbliche e private presenteranno le manifestazioni di interesse e chi offre il progetto “più verde” realizzerà gli impianti di riciclo e recupero. Questa la strategia verso l’adozione di un piano regionale dell’economia circolare illustrata ieri dall’assessora all’ambiente Monia Monni al consiglio regionale. L’assessora ha tracciato la strategia da adottare in «pochi ma ambiziosi punti». A proposito di riduzione della produzione di rifiuti e riuso, Monni evidenzia che «per raggiungere gli obiettivi europei è necessario puntare con decisione alla prevenzione per ridurre i rifiuti urbani prodotti nonché valorizzare e rafforzare le esperienze di riuso sul territorio regionale». Ciò, nelle previsioni, comporterà un miglioramento qualitativo e quantitativo delle raccolte differenziate fino a raggiungere l’obiettivo dell’80-85 per cento nel 2035. Saranno potenziati riciclo e recupero perché, continua l’assessora, «scegliamo di orientare la gestione dei rifiuti verso le opzioni più virtuose di trattamento per raggiungere il 65 per cento di riciclo di materia al 2035». Intanto i rifiuti da problema si trasformano in risorsa tramite “le fabbriche dei rifiuti”. L’assessora spiega che «orientiamo la gestione dei rifiuti verso la realizzazione di una vera e propria industria nel quadro di una forte regia pubblica, partendo dal nuovo strumento dell’avviso pubblico». Tradotto: le società di gestione dei rifiuti pubbliche e private presentano le loro manifestazioni di interesse e chi “vince” potrà realizzare le “fabbriche dei rifiuti”. Così, nelle intenzioni, aumento della raccolta differenziata e potenziamento di riciclo e recupero avranno due conseguenze virtuose. La prima. Non ci sarà più bisogno di realizzare nuovi inceneritori, ma sarà sufficiente «affiancare a quelli attualmente presenti – dice Monni – impianti che sfruttano tecnologie alternative e che minimizzano ancor di più l’emissione di Co2 in atmosfera, in linea con l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050». Seconda conseguenza: no a nuove discariche. Perché «l’ottica è di ridurre quelle esistenti fino ad arrivare al 10% per cento nel 2035». Soddisfatto il capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale, Vincenzo Ceccarelli: «Il nuovo piano regionale dell’economia circolare – dice – rappresenta una grande opportunità per attuare politiche davvero innovative che portino il sistema della gestione dei rifiuti in Toscana nel nuovo millennio. Tra gli obiettivi che la nostra regione deve raggiungere c’è la creazione di filiere produttive incentrate sui rifiuti come risorsa. Ma c’è anche la volontà di favorire una adeguata dotazione impiantistica, sia per i rifiuti urbani che speciali, prevedendo la presenza di termovalorizzatori soltanto ove indispensabili. In modo tale da privilegiare la riconversione tecnologica degli impianti esistenti sul territorio regionale e contrastare l’apertura di nuove discariche».Fortemente critico invece il gruppo di Fratelli d’Italia: «L’assessora non cita numeri – sostengono, compatti i consiglieri -, dati certificati, quantità di rifiuti smaltiti oggi e in che modalità e nemmeno quali siano i risultati attesi da qui a lungo termine». Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente del gruppo Lega Elisa Montemagni: «L’assessora si limita solo ad indicare obiettivi già noti, in quanto qualificanti le nuove disposizioni europee e nazionali, ma non individua un quadro certo in termini di riduzione dei quantitativi, metodi per incrementare la raccolta differenziata, modalità tecniche per superare i veri problemi strutturali della Toscana».

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