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L’intervista a Giacomo Rispoli di Maire Tecnimont

La Repubblica – Firenze

Il progettista “Ogni impianto occuperà 6-7 ettari di terreno”

L’intervista a Giacomo Rispoli di Maire Tecnimont

di Ilaria Ciuti 

«Non abbiamo inventato niente di nuovo ma solo saldato due tecnologie esistenti», si schermisce l’ingegner Giacomo Rispoli che, provenienza Eni, ha messo a punto la nuova tecnologia di recupero mediante conversione chimica dei rifiuti per NextChem (gruppo Maire Tecnimont). Per tre “distretti circolari” centrati sul riciclo chimico dei rifiuti che saranno discussi e verificati da governo regionale e enti locali e su cui la Regione lancerà un percorso di partecipativo aperto a tutti. Si tratta in soldoni di tre biogassificatori previsti a Empoli, Pontedera e Rosignano proposti dall’“Alleanza per l’economia circolare ” tra Alia, Maire-Tecnimont-NextChem, Scapigliato, Suez e Zignago Vetri per rispondere all’”avviso pubblico esplorativo” fatto dalla Regione per chiedere alle imprese dei rifiuti proposte di circolarità piuttosto che bruciare.

Ingegnere ci racconti come funzionano questi nuovi impianti.

«Da due anni sono in Maire Tecnimont per promuovere la nuova tecnologia di distretto circolare che interessa chi ha cancellato l’inceneritore e un’Europa che prevede il 16% di biocarburanti in ogni benzina entro il 2035».

Ha detto di non avere inventato niente.

«Il nostro progetto è rivoluzionario ma si basa su tecniche rodate. Noi produciamo gas di sintesi con la stessa tecnica tradizionale che lo produce dal gas naturale ma con l’obiettivo di affrancarsi dalle fonti fossili. Dopodiché uniamo due tecniche in una, perché riconvertiamo quel gas in etanolo, e dunque in plastica senza componenti idrocarburici minerali, oppure in metanolo e idrogeno che la normativa Ue assimila ai bio carburanti. Utile, il metanolo non solo per auto, ma per i trasporti pesanti, compresi bus, treni diesel e soprattutto navi. Già convertendo, anziché bruciare i rifiuti, otteniamo un enorme risparmio di Co2 che aumenta ancora di più tramite i biocarburanti che riducono le fonti fossili delle benzine».

Dunque processi rodati per impianti innovativi?

«Abbiamo un surplus di rifiuti, li facciamo diventare una risorsa tramite la chimica sostenibile senza bruciarli. Favoriamo la decarbonizzazione ottenendo il gas di sintesi con l’inserire i rifiuti che restano dopo il recupero di tutto quanto è possibile in un riconvertitore chimico che li trasforma. Recuperiamo tutto: nel lavaggio finale il gas perde palline di granulato inerte utilizzabile per l’industria del cemento, i laterizi, le ceramiche. A quel punto restano solo piccoli fanghi che costituiscono il 3 o 4% del totale e finiscono in discarica, assai prima del 2035 (dopo le autorizzazioni, ci vogliono 3 o 4 anni a costruire gli impianti) quando l’Europa prevede che non finisca in discarica più del 10% del totale dei rifiuti».

Ma poi come accade la trasformazione del gas?

«Nell’altro convertitore chimico che lo trasforma in metanolo, o idrogeno o etilene. A quel punto produciamo una certa quantità di Co2 che è pura al 90% e riutilizzabile per esempio nelle bevande gassate, o la concimazione come si fa in Olanda e nel nord. Risparmiamo il 90% di Co2 rispetto agli inceneritori».

Quanto spazio occupa un impianto?

«Sei o sette ettari a un’ altezza massima di 20 o 25 metri. Per il convertitore che produce il gas di sintesi, quello che lo trasforma, i capannoni per stoccare i rifiuti».

Con il rischio di cattivi odori.

«Assolutamente no perché i rifiuti trattati arrivano già separati dalla frazione umida».

Ci sarà però il traffico dei camion della spazzatura.

«Modesto: tra 39 e 50 camion al giorno».

Quanto costano i nuovi biogassificatori?

«A Empoli, 385 milioni. Lì prevediamo di produrre anche idrogeno che servirebbe anche all’industria vetraria che oggi usa, e sappiamo con quali problemi, gas naturale per fondere il vetro intorno ai 1.500 gradi. A Rosignano,449 e a Pontedera 365 milioni: per circa 700 mila tonnellate di rifiuti sufficienti a riciclare quelli ostinatamente irrecuperabili della Toscana che ora vanno in discarica o all’estero».

Avete biogassificatori altrove?

«Siamo ancora in fase di modelli e realizzazione. Ne stiamo facendo molti, la Toscana si ritroverebbe in prima fila sul fronte dell’innovazione. Creando 180 posti di lavoro a impianto».

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