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Rifiuti, il nodo impianti: assist da 1,5 miliardi Stop a nuove discariche

Il Sole 24 Ore

Rifiuti, il nodo impianti: assist da 1,5 miliardi Stop a nuove discariche

La strategia. Almeno il 60% dei progetti eleggibili nel Centro-Sud: niente fondi per inceneritori o smaltimento. Sarà un decreto Mite a fissare i criteri

Celestina Dominelli

L’obiettivo è duplice: da un lato, migliorare la gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento in modo da colmare il divario tra regioni del Nord e quelle del Centro-Sud (oggi 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono trattate fuori dalle Regioni d’origine), dall’altro, rafforzare alcune filiere strategiche, dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche(Raee) a quella del riciclo meccanico e chimico delle plastiche, anche rispetto al cosiddetto “marine litter” (i detriti che inquinano i mari). attraverso progetti altamente innovativi. Una doppia linea d’azione, dunque, per la quale il Recovery Plan ha previsto 2,1 miliardi di euro di investimenti e un cronoprogramma di riforme che passa innanzitutto per l’adozione di una nuova Strategia nazionale per l’economia circolare che, in base alla deadline indicata dallo stesso Piano, aggiornerà quella esistente (2017), sarà adottata entro giugno del 2022 (dopo una consultazione pubblica che partirà a settembre)e dovrà contenere anche il nuovo sistema di tracciabilità a supporto delle attività di prevenzione e repressione.

La fetta principale delle risorse assicurate dal Pnrr (1,5 miliardi) servirà soprattutto a ridurre i divari di gestione relativi sia alla capacità impiantistica che agli standard qualitativi esistenti tra le diverse aree del territorio nazionale. I fondi saranno utilizzati per realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi in carta e per costruire impianti innovativi per particolari flussi. Almeno il 60% dei progetti eleggibili riguarderà i Comuni del Centro-Sud Italia, ma sulla destinazione dei fondi pochi dubbi: gli interventi, si legge chiaramente negli allegati tecnici del Pnrr, non includono investimenti in discariche, impianti di smaltimento o di trattamento meccanico-biologico (Tmb, Tbm, Tm e Stir, gli stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti) o inceneritori. E le risorse non potranno essere utilizzate per acquistare veicoli per la raccolta dei rifiuti.

Nel terzo trimestre dell’anno, almeno secondo la tabella di marcia contenuta nel Pnrr, sarà adottato un decreto ad hoc che il ministero della Transizione appronterà insieme ai rappresentanti delle autorità regionali e con il supporto tecnico dell’Enea e dell’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e che conterrà i criteri di selezione delle proposte avanzate delle amministrazioni. I progetti saranno valutati, tra l’altro, sulla base della coerenza con la legislazione nazionale ed Ue e con il Piano d’azione europea sull’economia circolare ma anche in relazione al miglioramento atteso dei target di riciclo.

Nelle schede tecniche allegate al Piano e trasmesse a Bruxelles, sono poi contenute anche delle stime sui costi che, viene però chiarito, «sono estremamente variabili in considerazione della base geografica»: si va dai 30-40 milioni per un impianto di trattamento della frazione organica da 100mila tonnellate ai 500mila-2 milioni di euro indicati per un centro di raccolta rifiuti, mentre si stima un esborso tra 5 e 15 milioni per un impianto di trattamento di specifici flussi di rifiuti (come gli ingombranti).

Altri 600 milioni saranno invece destinati a sostenere progetti “faro” di economia circolare in modo da potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo e consentire così all’Italia di raggiungere i nuovi target previsti dalla normativa Ue (65% di raccolta differenziata al 2035, il riciclo del 70% dei rifiuti da imballaggio entro il 2030), oltre a quelli specifici fissati per i diversi materiali (dall’85% di riciclo per carta e cartone al 75% del vetro). E, per sostenere il raggiungimento degli obiettivi, sarà poi sviluppato un sistema di monitoraggio hi-tech per fronteggiare anche il problema degli scarichi illegali (si veda altro articolo in pagina).

Per superare le carenze del sistema, però, gli investimenti saranno accompagnati da un pacchetto di riforme che ruoterà, come detto, attorno all’adozione di una nuova Strategia nazionale per l’economia circolare nella quale dovranno essere inclusi, oltre a un nuovo sistema di tracciabilità digitale dei rifiuti, anche incentivi fiscali per supportare le attività di riciclo e l’uso di materie prime secondarie e una revisione del sistema di tassazione ambientale sui rifiuti in modo da rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento in tutto il territorio nazionale. Per supplire, poi, all’«insufficiente capacità di pianificazione delle regioni e alla debolezza della governance», sarà sviluppato un Programma nazionale per la gestione dei rifiuti che dovrà evitare nuove procedure di infrazione da parte dell’Europa e che servirà a colmare anche le lacune impiantistiche e gestionali (negli allegati tecnici, la deadline per il Programma è fissata nel secondo trimestre del 2022). Le lacune saranno coperte anche con il supporto tecnico alle autorità locali in modo da superare la mancanza di competenze tecniche e amministrative del personale di Regioni, Province e Comuni, spesso causa dei ritardi nella costruzione degli impianti. Saranno i ministeri della Transizione ecologica, dello Sviluppo economico e altri dicasteri rilevanti a garantire l’affiancamento agli enti locali attraverso società interne: il supporto tecnico potrà riguardare l’implementazione della regolazione ambientale nazionale ed europea, ma anche lo sviluppo di piani e progetti relativi alla gestione dei rifiuti. Il Mite dovrà inoltre predisporre un piano d’azione per supportare le stazioni appaltanti nell’applicazione dei criteri ambientali minimi (Cam) fissati dal nuovo codice appalti per le procedure di gara pubbliche.

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