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Rimateria, i lavoratori saranno licenziati No all’esercizio provvisorio della società

Il Tirreno, Cronaca di Piombino-Elba

Avviate le procedure dalla curatrice fallimentare. La rabbia dei sindacati: «Oggi il giorno più buio, una sconfitta per tutti»

Rimateria, i lavoratori saranno licenziati

No all’esercizio provvisorio della società

Luca Centini

PIOMBINO. Non ci sarà alcun esercizio provvisorio dopo la dichiarazione di autofallimento. E per i lavoratori saranno attivate le procedure di licenziamento collettivo. Sono i due elementi chiave di quello che è il giorno più buio per Rimateria. Dopo anni di polemiche politiche, proteste e guai giudiziari sono i lavoratori, l’anello più debole della catena, a dover pagare il conto più salato. Il margine di manovra per chiedere l’esercizio provvisorio di Rimateria non c’è, dal momento che sarebbero più alti i costi per ottemperare alle prescrizioni ambientali imposte dalla Regione rispetto ai ricavi previsti con il riempimento del cono rovescio. È quanto ha riferito la curatrice fallimentare Francesca Ozia ai sindacati, spiegando – a tale proposito – di non avere scelta. Il licenziamento collettivo è l’unica strada percorribile per poter ricollocare almeno una parte del personale della società fallita. Insomma, lo scenario più drammatico si è materializzato ieri, nel corso di un lungo incontro che la curatrice fallimentare ha avuto con i responsabili dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fiadel. Sul tavolo il futuro di 41 addetti della società fallita: un dirigente, un quadro, 15 impiegati e 22 operai. Solo alcuni di loro, secondo quanto verrà stabilito nel corso della procedura, dovrebbero restare al lavoro per garantire la tutela ambientale nella discarica. La curatrice al momento non si è pronunciate sui numeri. Per gli altri il licenziamento è – sembra un paradosso – l’unica strada per poter avere un minimo di reddito (la Naspi), in attesa di un ricollocamento nel caso di una prosecuzione dell’attività per l’acquisizione da parte di un a soggetto terzo, privato o pubblico che sia (nei giorni scorsi si è fatto il nome della Eco Eridania). «Siamo arrivati al punto che il licenziamenti è l’unico modo che resta ai lavoratori per poter mangiare, tanto sono stati presi per fame», spiegano con amarezza i responsabili sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fiadel al termine di una giornata pesante. La più pesante tra le tante passate in questi ultimi mesi. Un destino segnato. Secondo la ricostruzione che la curatrice fallimentare ha illustrato ai sindacati durante la riunione, quella di Rimateria è ormai una storia con un destino segnato. Dopo il crollo del concordato, in seguito al passo indietro dei soci Navarra e Iren Ambiente, e in seguito alle condizioni finanziarie e alla limitazione delle attività fissata dai paletti fissati dalla Regione Toscana, l’unica alternativa per ipotizzare una ripartenza sarebbe la cessione, alle condizioni e secondo i percorsi che il tribunale fallimentare intenderà portare avanti. Nel frattempo, però, siamo di fronte a un’azienda fallita, una discarica chiusa e a lavoratori che a breve riceveranno le lettere di licenziamento tanto temute. Ora saranno la curatrice fallimentare, le istituzioni e i sindacati a gestire il percorso previsto dalla procedura di licenziamento collettivo. «È inutile girarci intorno, questo è il giorno della sconfitta per tutti – spiegano a caldo i sindacati – per noi sindacati che non siamo riusciti a impedire i licenziamenti, ma anche per le istituzioni e per la classe imprenditoriale che in questa storia non hanno fatto la loro parte. Resteranno in piedi i presìdi minimi ambientali, il confronto con le istituzioni e la curatrice andrà avanti. I lavoratori sono stati presi per fame, arrivando al punto di dover essere licenziati per poter sperare di avere la disoccupazione. Questa è una sconfitta di tutto il sistema».

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