Biodigestore, no degli ambientalisti «Questa non è economia circolare»

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Biodigestore, no degli ambientalisti «Questa non è economia circolare»

Il Tirreno, Cronaca di Massa-Carrara

Biodigestore, no degli ambientalisti

«Questa non è economia circolare»

Massa «La questione è troppo complessa e tecnica per poter prendere subito una decisione. Occorre prima approfondire l’argomento. Per questo, ad ora in merito alla realizzazione del nuovo biodigestore, non posso dichiararmi né favorevole né contraria. Di sicuro, però, posso dire che, se sarò eletta sindaca, tutte le mie decisioni al riguardo saranno prese dopo il confronto con i cittadini». Così Daniela Bennati, candidata sindaca del polo progressista e di sinistra, coalizione formata da Movimento 5 Stelle di Massa, Unione popolare, e collettivo Massa città in Comune, ha espresso la propria posizione sul progetto del nuovo biodigestore anaerobico da oltre 36 milioni che sorgerà al Cermec, su un’area Sir ancora da bonificare, per accogliere 97.500 tonnellate di rifiuti all’anno provenienti da tutti i 100 comuni dell’Ato costa, che saranno trasformati in biometano ed ammendante compostato con fanghi destinato all’agricoltura. La Bennati ha parlato al dibattito organizzato al campetto di Alteta sulla realizzazione della maxi-opera, coordinato da Carlotta Palagi e Ciro Stefano Monti di Unione popolare, in cui sono intervenuti anche l’ingegner Lanfranco Pambuffetti, esponente del comitato contrario alla realizzazione del biodigestore di Saliceti, a Sarzana, insieme agli ambientalisti Alberto Grossi del Grig ed Elia Pegollo della “Pietra vivente”. La “sospensione di giudizio” espressa dalla Bennati ha scontentato qualcuno dei presenti, in prevalenza residenti ad Alteta, zona che ai tempi della Farmoplant ha già dovuto pagare un tributo molto pesante alla convivenza con l’industria chimica, i quali si sarebbero aspettati che lei, fin da subito, si dichiarasse contraria alla realizzazione del vicino biodigestore del Cermec. La candidata sindaca, invece, ha affermato che, prima di inserire nel suo programma elettorale una posizione favorevole o contraria all’impianto, intende approfondire la questione, spiegando anche che comunque la competenza sulla realizzazione dell’opera spetta alla Regione e non al sindaco. «È vero, -hanno fatto notare alcuni ambientalisti- ma il sindaco, in quanto massima autorità sanitaria cittadina, può esprimere un parere negativo, pur non vincolante, all’interno della conferenza dei servizi, facendosi supportare anche da epidemiologi. Se gli altri enti che partecipano alla conferenza respingeranno il parere del sindaco, -hanno precisato gli attivisti- dovranno fornire motivazioni adeguate». Ad illustrare le eventuali problematiche ambientali e sanitarie che potrebbero derivare dal biodigestore è stato Pambufetti. «Questi impianti -ha sostenuto- non determinano processi di economia circolare, perché bruciano energia fossile e producono inquinamento e rifiuti, con sprechi di materia organica che non ritorna alla terra». L’opera sarebbe dannosa anche perché, durante il processo di trasformazione biogas/biometano, produrrebbe una pericolosa miscela inquinante come l’acido solfidrico e l’ammoniaca che, se liberati nell’ambiente, oltre ad essere tossici, originerebbero polveri sottili cancerogene e silossani. «Questi impianti, inoltre, -ha proseguito Pambuffetti- sono tutt’altro che “green”, perché producono gas ad effetto serra e climalteranti, come metano ed anidride carbonica». Secondo l’attivista il biodigestore sarebbe anche causa di forti maleodoranze, rumori, aumento dei mezzi di trasporto e richiederebbe un maggior consumo idrico. David Chiappuella

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