In alternativa al compostaggio, un trattamento delle biomasse che sta diventando sempre più diffuso è la digestione anaerobica. Avviene in contenitori chiusi, senza ossigeno. E produce biogas – che può essere usato per generare elettricità o trasformato in carburante – e un “digestato” che può essere usato come fertilizzante organico o ammendante agricolo.

“Rispetto alla biomassa iniziale, nel digestato prodotto tramite il processo anaerobico si ha una perdita di carbonio organico e di azoto, due elementi molto importanti per la qualità del suolo” spiega Aurelio Angelini, docente di sociologia dell’ambiente all’Università di Enna e curatore del saggio Nulla si butta, tutto si ricicla (ed. FrancoAngeli). “La qualità del suolo è un aspetto cruciale per il nostro Paese, in quanto abbiamo un rischio di desertificazione pari al 50% (30% è la media europea), con un picco del 70% in Sicilia: vale a dire che stiamo soffrendo di una perdita di capacità produttiva del suolo, per l’inaridimento e l’uso intensivo, che viene accentuata dai cambiamenti climatici. Un compost ricco di nutrienti può essere una risposta a questo problema”.