Ecoballe in mare, arrivano i soldi dei rimborsi ai pescherecci

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Ecoballe in mare, arrivano i soldi dei rimborsi ai pescherecci

PIOMBINO Chiusi i conti in sospeso. La macchina amministrativa dello Stato, con i suoi tempi, sta provvedendo in questi giorni ai pagamenti dei conti pendenti per i costi sostenuti dai pescherecci per riportare in porto le ecoballe finite nel sacco delle loro reti, quelli sostenuti dal Comune di Piombino e dalle imprese intervenute per il recupero e la custodia in questi anni. Il riferimento è al periodo antecedente alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale del 22 luglio di quest’anno, quando per l’affaire del carico disperso dalla motonave IVY il 23 luglio 2015 nel golfo di Follonica era stato nominato in veste di commissario straordinario del governo l’ammiraglio ispettore Aurelio Caligiore. Il ristoro è previsto nel decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 22 luglio, in linea con l’impegno preso dal commissario straordinario, che è decaduto dall’incarico il 24 giugno. In pratica, ai pescherecci viene riconosciuto un rimborso spese per aver recuperato, nel corso di attività di pesca o perché affioranti, le ecoballe contribuendo a prevenire il danno ambientale che sarebbe seguito alla rottura delle reggette di contenimento delle balle di Css con la dispersione dei rifiuti in mare e sulla costa. Il meccanismo prevede di compensare in via equitativa il lucro cessante per la sospensione dell’attività di pesca più i costi di impiego giornalieri di personale e mezzi. E a questo proposito è stata stabilita una somma giornaliera di 2.580 euro che è stata parametrata sull’indennizzo previsto per l’arresto temporaneo delle attività di pesca. Diciotto le ecoballe che negli anni sono state recuperate perché finite nel sacco delle reti di pescherecci o spiaggiate delle 56 disperse in mare. A queste si aggiungono le 14 ripescate da agosto dalla Protezione civile nazionale. Perciò, sulla base dei dati noti, in fondo al mare si trovano ancora 22. 000 chili di plastiche eterogenee aggregate in origine in blocchi di grosse dimensioni, circa un metro cubo, in cui si compattano i rifiuti solidi urbani una volta trattati perché diventino combustibile solido secondario, in particolare quelli a base di materie plastiche, vengono ridotti in pezzi, quindi aggregati e compattati in strati di pellicola plastica, le ecoballe appunto. Il 7 dicembre il Comitato di indirizzo, a cui la Protezione civile nazionale ha affidato il coordinamento tecnico dell’emergenza ecoballe, «ha preso atto delle attività effettuate e a fronte della mappatura di un’area di 295 chilometri quadrati dei fondali, in cui non sono stati rilevate ulteriori ecoballe, che quindi ragionevolmente ne esclude la presenza nelle acque del golfo di Follonica», ha quindi deciso «di chiudere la gestione della fase emergenziale». A ruota, su richiesta del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, per sei mesi rimarrà ancora aperta l’assistenza e il ristoro per i pescatori del golfo di Follonica che dovessero recuperare delle ecoballe. «Sarà il Ram, il Reparto ambientale marino della Guardia costiera, a seguire con la massima attenzione ogni possibile avvistamento», ha dichiarato il ministro Costa.

manolo morandini

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