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Economia circolare, l’Italia conferma il suo primato

Corriere della Sera
La Lente
Economia circolare, l’Italia conferma il suo primato
di Paola Pica
Capita che le imprese siano più «evolute» delle regole e dispongano di competenze e tecnologie per la
soluzione di problemi di interesse pubblico che il quadro normativo fatica a riconoscere. È il caso della «fine
dello spreco» (the end of waste) che contempla la scrittura di singoli decreti per ogni operazione di riciclo di
materiali, costringendo l’industria più avanzata a lunghe attese. Così Marco Frey, prorettore al trasferimento
tecnologico della Scuola San’Anna ieri a Lucca al Festival Pianeta Terra con il presidente del Conai e
vicepresidente di Barilla, Luca Ruini. Nell’economia circolare, ha ricordato quest’ultimo, l’Italia brilla nel
mondo anche se le cose da fare restano tante. A partire dall’estrazione di valore di quelle che vengono
chiamate «miniere urbane». A livello industriale, Frey ha fatto su tutti l’esempio delle batterie elettriche che
con lo sviluppo di tecnologie appropriate potrebbero essere rigenerate in una prospettiva pienamente
circolare. A livello globale, l’indice che misura il livello di materie prime secondarie immesse nella produzione
disvela un quadro critico: il tasso è dell’8,6%. Secondo lo stesso indice (Circle Economy) in Europa le cose
vanno meglio con il 12% e l’Italia brilla: 17%.

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