Il Sole 24 Ore
Egea, stretta finale sul riassetto: A2A e Iren in corsa, rebus prezzo
Resta il nodo dei tempi: entro il 12 giugno sono attese le offerte vincolanti
In pista anche altre ipotesi: socio finanziario o spezzatino (con l’interesse di Edison)
Cheo Condina
Il percorso per il riassetto di Egea si avvicina alla data clou. Entro il 12 giugno sono attese le offerte vincolanti per quella che la società e il suo advisor strategico e finanziario PwC ritengono sia la strada maestra: una partnership industriale con una grande multiutility, che salga in maggioranza, fornendo capitali e scala per uscire dalle attuali difficoltà finanziarie e supportare il rilancio. In lizza ci sono A2A e Iren, entrambe alle prese in questi giorni con una complessa due diligence sui bilanci (in particolare sui debiti) del gruppo di Alba.
Al di là delle posizioni negoziali, ovviamente ancora distanti in questa fase, quello che si percepisce tra gli addetti ai lavori è un misto di attesa ma anche di estrema cautela per l’avvicinarsi della scadenza prevista. L’incertezza è elevata e nessun esito, ad oggi, può essere escluso: l’auspicata joint venture industriale così come, in alternativa, l’ingresso di un socio finanziario. In assenza di un investitore disposto a prendere il controllo della holding, non è da escludere uno “spezzatino” (Edison sarebbe interessata ai 200mila clienti elettricità e gas, ormai quasi tutti residenziali e con pochissime partite Iva); come scenario estremo e “residuale”, infine, c’è chi si spinge a ipotizzare un accordo di ristrutturazione del debito. Ciò fermo il fatto che la società, quanto meno nell’immediato, non avrebbe emergenze di liquidità: il nodo del rimborso previsto per giugno al prestito di Macquarie Bank sarebbe stato infatti temporaneamente risolto.
In ogni caso, sia Egea sia il suo principale azionista nonché numero uno, Pierpaolo Carini, come riportato da Radiocor, sono i primi a volere stringere i tempi sul riassetto e, per questo, non sembrerebbero orientati a fornire ulteriori dilazioni ai soggetti interessati: solo trovando una quadra a giugno si può pensare di arrivare al closing per settembre e dunque di affrontare, tra le altre cose, gli acquisti di gas previsti per l’inizio della stagione termica con le spalle solide e senza la spada di Damocle dei maxi anticipi di liquidità che hanno gonfiato il capitale circolante nel 2022, facendo deflagrare la crisi. Guardando più a lungo termine, la società ha linee guida al 2030 che prevedono investimenti su teleriscaldamento e idrico per circa 500 milioni complessivi, oltre che sul fotovoltaico. L’ingresso di un nuovo socio, oltre che ridurre la tensione finanziaria e generare sinergie su reti e approvvigionamenti, consentirebbe così di affrontare un piano di rilancio che candida Egea a piattaforma ideale per chi vuole consolidarsi nel Nord Ovest. Per questo, in assenza di offerte “industriali”, il gruppo sarebbe pronto ad ascoltare le avance dei fondi che già oggi guardano l’operazione.
Dal punto di vista di A2A e Iren, che sul dossier lavorano con il massimo riserbo supportati rispettivamente dagli advisor Bnp e Intesa Sanpaolo, la situazione è ovviamente diversa. Innanzitutto il tempo a disposizione per la due diligence è poco, soprattutto per Iren, che la ha iniziata un mese e mezzo dopo. Ma la stessa A2A, in esclusiva da metà marzo, chiedendo a inizio maggio un allungamento dei termini ha dato un segnale eloquente. La multiutility guidata da Renato Mazzoncini, nella proposta non vincolante, aveva valutato Egea tra 560 e 605 milioni, debiti compresi. È su questo punto che si gioca un round cruciale della partita. Ovvero: come si calcola il saldo finale delle passività? C’è la posizione finanziaria netta legata ai prestiti bancari (circa 300 milioni) e poi ci sono alcune voci, come i crediti scaduti, i debiti fiscali o il leasing che si prestano a mutevoli interpretazioni e classificazioni, ma possono influenzare anche di molto l’esborso richiesto all’acquirente per rilevare il 50,1%, cioè l’equity value. Divergenze quasi “fisiologiche” ogni qualvolta si lavori al riassetto di un’azienda con grandi potenzialità, ma appesantita dai debiti e da fattori contingenti. Se non fosse che, nel caso di Egea, anche il fattore tempo gioca un ruolo rilevante.