Eurispes: “A sette su dieci piace la contestata Plastic Tax”

RIFIUTI Per la nuova Tari rinvio di fatto in attesa del 2021
31 Gennaio 2020
Rimateria, la Regione proroga lo stop ai conferimenti in discarica fino al 30 giugno
1 Febbraio 2020
Mostra tutti gli articoli

Eurispes: “A sette su dieci piace la contestata Plastic Tax”

Il Manifesto

Il sondaggio. Il campione analizzato sostiene che pagherebbe di più i prodotti in plastica monouso. Il 67% respinge il «reddito di cittadinanza», effetto di una campagna ostile

Mario Pierro

Dopo la disoccupazione (56%) e l’esosità delle tasse (39%), la tutela dell’ambiente è la terza preoccupazione degli italiani (37%) secondo l’Eurispes. Tuttavia, solo poco più della metà (53%) acquista prodotti realizzati con materiali riciclati e solo uno su cinque adotta abitualmente comportamenti sostenibili. È il quadro che emerge dal 32esimo Rapporto dell’ Eurispes, in cui viene ricordato che l’Italia è anche il maggiore produttore al mondo di beni di consumo di plastica. Ogni anno 2,1 milioni di tonnellate di plastica sono usate per imballaggi e il 76% di questi nel settore «food & beverage». Più di un terzo del campione analizzato dall’istituto di ricerca (34,7%) è disposto a ridurre i consumi quotidiani per limitare il riscaldamento terrestre (nel 2018 erano il 23%,); un altro terzo (33,2%) crede possa servire se lo fanno in tanti tutti i giorni (41,1% nel 2018,); l’ultimo terzo (32,1%) si divide tra chi crede sia un problema troppo grande da risolvere attraverso i comportamenti dei singoli (17%; nel 2018 erano il 20,2%), chi è poco disposto a cambiare le proprie abitudini (9,7%; nel 2018 erano il 10,1%) e chi crede non serva a niente (5,4%; nel 2018 il 5,6%). Per ridurre i consumi molti sono disposti a utilizzare lampadine a basso consumo (79,4%), ad acquistare prodotti privi di imballaggio in plastica (74,4%), a ridurre l’uso dell’auto privata (72,2%), a usare meno i condizionatori d’aria d’estate (71%), e a consumare meno acqua quando ci si lava (70,1%). Meno apprezzata la possibilità di rinunciare il più possibile ai viaggi in aereo (59,7%), insieme all’acquisto di pannelli fotovoltaici per la propria casa (63,2%).

Un altro aspetto della rilevazione è interessante per contestualizzare diversamente le recenti polemiche sulla cosiddetta «plastic tax» sollevate in particolare dalle associazioni produttive del settore, dai sindacati e anche dal confermato presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Secondo l’Eurispes sette persone su 10 del campione analizzato sono d’accordo con il supplemento di prezzo sui prodotti in plastica monouso. Diversamente da quanto prospettato dalla campagna catastrofista contro la «Plastic Tax» questi consumatori sarebbero anche disposti a pagare qualche centesimo in più. Di questo parere sarebbero le giovani generazioni (62,8%), il Sud (62,2%) e gli elettori della sinistra (62,4%). Per il 77% del campione le imprese non fanno abbastanza per la riduzione delle emissioni e l’impatto ambientale. Il 53% sostiene di acquistare prodotti realizzati con materiali riciclati; il 54% evita di comprare prodotti con troppi imballaggi e il 47% sceglie il «plastic free». Se così fosse, e sempre che il campione scelto sia paragonabile ai comportamenti reali, non ci sarebbe alcuna perdita occupazionale, diversamente da quanto prospettato prima che il governo Conte 2 ridimensionasse gli orizzonti pur modesti della tassa.

Il campione scelto ha manifestato un parere diverso su un’altra misura contestata prospettata dal governo: la «Sugar tax». Contrario è il 67,4%. Non sembra molto piacere l’intento correzionale di una tassa «ad hoc», tuttavia presente in altri paesi, senza molte polemiche, almeno paragonabili a quelle che hanno messo in difficoltà il governo. Tra «Plastic tax» e «Sugar tax», e le memorabili auto aziendali, parliamo del «5%» dell’ultima legge di bilancio, quella dei 23 miliardi di euro per rinviare l’aumento dell’Iva. Così le ha definite il ministro dell’economia Roberto Gualtieri. In questo sondaggio al 67,1% non piace il cosiddetto «reddito di cittadinanza». Può avere pesato in questa rappresentazione la campagna e ostile che ha tratteggiato i poveri e i precari come «free riders» approfittatori. Una campagna che ha spinto il legislatore a introdurre pene fino a sei anni per chi fa false dichiarazioni sul proprio stato patrimoniale o fa un altro lavoro non dichiarato.

Chiamaci
Raggiungici