Guardia costiera al cargo Ivy 1 «Pagherete le spese per le ecoballe»

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Guardia costiera al cargo Ivy 1 «Pagherete le spese per le ecoballe»

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Guardia costiera al cargo Ivy 1

«Pagherete le spese per le ecoballe»

C’è più di un conto in sospeso per le ecoballe disperse nel golfo di Follonica. A ricordarlo all’armatore e al proprietario della nave IVY 1 è la Capitaneria di porto di Marina di Carrara su disposizione del Reparto Ambientale Marino, struttura specialistica che è incardinata presso il ministero dell’Ambiente. La nave cargo oggi batte bandiera di Panama e con poca fantasia ha aggiunto la cifra 1 al nome che portava all’epoca della dispersione del carico, avvenuta il 23 luglio 2015. Ha attraccato a Marina di Carrara per operazioni commerciali e il comandante del cargo ha trovato ad attenderlo in banchina i militari, che gli hanno notificato quanto già scritto in un provvedimento del 2018.In pratica, un passaggio formale per richiamare l’armatore turco e il proprietario della nave, Wakes & Co e IVY Shipping Ltd, alle proprie responsabilità. Quelle a cui in questi mesi si è deciso a far fronte lo Stato italiano con una procedura di emergenza nazionale per disinnescare la bomba ecologica: migliaia di chili di plastiche eterogenee da recuperare sul fondo del mare e smaltire in discarica. Per disporre ben altro tenore dei provvedimenti, come il fermo della nave, invece, serve un pronunciamento in sede di giustizia civile. Il conto è aperto e di sicuro sarà milionario, le operazioni nel golfo di Follonica sono ancora in corso. La spesa verrà rimessa a termini di legge all’armatore turco e al proprietario della nave, che insieme al comandante sono responsabili in solido. Il proprietario della nave rispetto all’epoca dei fatti è lo stesso, mentre l’armatore si fa presto a cambiarlo. Così come la bandiera, che è passata dalle Isole Cook nel 2015 a quella di Panama dal 2017. In pratica, il lo Stato supplendo all’inerzia dei responsabili della dispersione del carico quantificherà loro le spese sostenute con un’applicazione tardiva del principio che chi inquina paga. Il 22 luglio il Consiglio dei ministri, a cinque anni dall’accaduto, su proposta del presidente Giuseppe Conte, ha deliberato lo stato di emergenza affidando il coordinamento delle operazioni al capo dipartimento della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli: orizzonte di sei mesi e una dotazione finanziaria di 4 milioni di euro attingendo ai fondi destinati alle emergenze nazionali.

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