Impianti rifiuti, una Vas per colmare i gap

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Impianti rifiuti, una Vas per colmare i gap

Italia Oggi

Impianti rifiuti, una Vas per colmare i gap

di Giorgio Ambrosoli

Colmare i gap impiantistici esistenti sul territorio. Questo lo sfidante obiettivo con il quale il ministero della Transizione ecologica ha avviato la procedura di VAS (valutazione ambientale strategica) per l’approvazione del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti (Pngr) lo scorso 16 marzo. (https://va.minambiente.it/it-IT/Comunicazione/DettaglioDirezione/3060) 

La base giuridica è l’articolo 198-bis del Codice dell’ambiente, con il quale dovranno essere definiti i macro-obiettivi, i criteri cogenti e le linee strategiche cui le regioni si dovranno attenere nella elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti di cui all’art. 199 del Codice dell’ambiente. 

Il PNGR è un pilastro fondamentale della più ampia strategia sull’economia circolare, come indicato anche nella prima bozza di SEC (Strategia Nazionale Economia Circolare) e dal Pnrr. Fare pianificazione, significa contribuire, con adeguate infrastrutture, a creare un ambiente dinamico e innovativo, tipico del mercato. 

In questo modo le imprese, sia quelle che producono rifiuti siano quelli che li recuperano – grandi, medie e piccole – potranno svilupparsi e contribuire allo sviluppo sostenibile. 

Avere un sistema di gestione dei rifiuti più equilibrato, che tenga in considerazione le Materie Prime Critiche e Strategiche, significa anche far crescere l’economia circolare e contribuire in maniera effettiva alla rivoluzione verde. 

Nel documento in consultazione viene dedicata attenzione al tema delle raccolte differenziate, anche perché nel PNRR c’è l’obiettivo di ridurre i divari territoriali (del 20% tra la migliore al peggiore) e di ridurre le discariche irregolari. In tutto questo va considerato che le attività di recupero e riciclo producono inevitabilmente dei residui di processo che presentano difficoltà di smaltimento e che oggi finiscono prevalentemente in discarica. 

A questo proposito, ad esempio, il Programma Nazionale sulla Gestione dei Rifiuti, previsto dalla più recente normativa sui rifiuti (art. 198 bis, comma 3, D.lgs. 116/2020), dovrebbe costituire un sicuro punto di riferimento in quanto prevederebbe: 

lett. c) l’adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore concernenti specifiche tipologie di rifiuti, incluse quelle derivanti dal riciclo e dal recupero dei rifiuti stessi, finalizzati alla riduzione, il riciclaggio, il recupero e l’ottimizzazione dei flussi stessi;

lett. f) l’individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti, che presentino le maggiori difficoltà di smaltimento o particolari possibilità di recupero sia per le sostanze impiegate nei prodotti base sia per la quantità complessiva dei rifiuti medesimi, i relativi fabbisogni impiantistici da soddisfare, anche per macro-aree, tenendo conto della pianificazione regionale, e con finalità di progressivo riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale;

lett. f-bis) l’individuazione di flussi omogenei di rifiuti funzionali e strategici per l’economia circolare e di misure che ne possano promuovere ulteriormente il loro riciclo.

Peraltro, anche l’art. 199, comma 3, lett. m) del Codice dell’Ambiente, in tema di pianificazione regionale, prevede “le iniziative volte a favorire, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino;” 

D’altro canto, l’aumento delle raccolte finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, l’obiettivo di riduzione dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani e il divieto di collocamento in discarica dei rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata sono delle tendenze in atto ormai da tempo. 

La consultazione avrà una durata di 45 giorni e scadrà il 30 aprile prossimo.

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