Inceneritore, la rabbia dei dipendenti

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Inceneritore, la rabbia dei dipendenti

Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Inceneritore, la rabbia dei dipendenti

Massimiliano Frascino, Scarlino. Erano 120, sessanta dipendenti e sessanta che lavoravano nell’indotto. Oggi per Scarlino Energia lavorano appena in dieci, e di fronte alle prese di posizione di questi giorni da parte di “politici” e “politicanti” sul cogeneratore di Scarlino, hanno deciso di farsi sentire. Senza diplomazie. «Siamo rimasti in pochi – esordiscono con amarezza nel documento inviato alle redazioni – anche perché l’interesse e la solidarietà per la nostra situazione, manifestata da chi spesso va sui giornali, non ha risolto i problemi legati ai nostri posti di lavoro». I dieci superstiti sottolineano poi che i loro «ex colleghi si sono dovuti arrangiare da soli, rinunciando spesso alle professionalità acquisite, perché le belle parole dei vari sindaci e i tavoli in Regione non hanno portato un solo posto di lavoro». Fermo da sei anni l’impianto che produceva energia col combustibile solido secondario (Css) gli operai chiedono anche «cosa è stato fatto per il problema dei rifiuti? Dove sono le attività alternative che creano occupazione?». Sostenendo che del tema si parla «solo quando riappare “lo spettro” del rilascio di una nuova autorizzazione all’impianto di Scarlino», proponendo «le solite soluzioni campate in aria senza progetti che tengono conto della realtà». Sul tema delicato della gestione dei rifiuti, poi, ricordano che nella nota di richiesta alla Regione per l’inchiesta pubblica «i sindaci di Scarlino e Follonica ammettono che “i Comuni della nostra Ato non hanno ancora raggiunto i limiti minimi di legge in termini di raccolta differenziata (65%) e c’è ancora bisogno di portare a smaltimento una cospicua quantità di materiale non differenziato….”». Aggiungendo con ironia il passaggio dagli atti in cui si sostiene che “è dovere della politica…. “. Per poi chiedersi in modo retorico «dove siano andati in questi sei anni i rifiuti della provincia». Nel mirino c’è tutta la classe politica, trasversalmente: i gruppi consiliari di Follonica, Sinistra Italiana, la Lega, la consigliera regionale Donatella Spadi (Pd), la segretaria Pd di Follonica Mirjam Giorgieri. L’unico a salvarsi, il sindaco di Gavorrano, Andrea Biondi, di cui richiamano un passaggio dell’intervista al Tirreno: «semplicemente non ho pregiudizi negativi sui termovalorizzatori di moderna concezione, perché la tecnologia avanzata c’è e i rifiuti che non possono essere recuperati o riciclati pure. Sia quelli urbani che quelli industriali. Bisogna andare a vedere le carte dell’azienda e valutare nel merito i progetti». Biondi – concludono i dipendenti – ha detto che vuole «conoscere le carte prima di esprimersi, non ha detto che è a favore, ha detto solo che non ha pregiudizi». Infine, il documento riserva una stoccata alla sindaca di Scarlino, Francesca Travison. Che ha convocato la consulta comunale per l’ambiente senza invitare le aziende e i lavoratori: «Così – dicono – sull’argomento inceneritore non ci saranno voci fuori dal coro».

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