Iren investe 130 milioni di euro, previsti 110 posti di lavoro

Nasce la nuova Assoambiente: “si rafforza la rappresentanza della Circular economy”
12 Aprile 2022
Un’infrastruttura fondamentale Per produrre biogas e compost dai rifiuti organici
13 Aprile 2022
Mostra tutti gli articoli

Iren investe 130 milioni di euro, previsti 110 posti di lavoro

Il Tirreno, Economia

Iren investe 130 milioni di euro, previsti 110 posti di lavoro

«Legno, pulper, fanghi e acque: così li recupereremo»

Giù l’inceneritore, a Scarlino il polo che ridà la vita ai materiali di scarto

Massimiliano Frascino, Scarlino (Grosseto). Accantonata l’ipotesi di un moderno termovalorizzatore nell’area industriale del Casone di Scarlino, Iren Ambiente spa – società del Gruppo Iren – tira fuori dal cilindro il coniglio di un polo dell’economia circolare per dare nuova vita alle materie. Costituito da quattro nuove attività che lavoreranno su tre diverse filiere del recupero di materia: legno, plasmix/pulper di cartiera, fanghi dei depuratori civili e trattamento delle acque industriali. Un progetto ambizioso presentato ieri pomeriggio alle amministrazioni comunali di Scarlino e Follonica, che prevede investimenti per 130 milioni di euro e più di 110 occupati diretti, oltre all’indotto. Denominatore comune ai quattro impianti, la localizzazione nell’area del Casone, a cavallo dei due comuni, e il bacino regionale di conferimento dei materiali da recuperare. A entrare nel merito dell’operazione l’amministratore delegato di Iren Ambiente spa Eugenio Bertolini. 

Nei mesi di silenzio trascorsi dall’ingresso di Iren in Toscana con l’acquisizione di Unieco, non siete stati con le mani in mano…

«C’è stata un’interlocuzione costante con enti locali e Regione, con un approccio pragmatico. Nei sindaci abbiamo colto la preoccupazione per il clima di sfiducia cresciuto negli anni intorno al vecchio inceneritore, e quindi anche all’ipotesi di realizzarne uno completamente nuovo. A quel punto abbiamo chiesto se c’era ostilità su ogni tipo di impiantistica di trattamento dei rifiuti, verificando la disponibilità a ragionare sull’economia circolare. Quindi abbiamo proposto filiere di recupero in cui abbiamo un’esperienza consolidata, chiarendo che gli impianti avrebbero attratto materiali dalla provincia e dall’Ato Sud, oltre che dal bacino di conferimento della Toscana». 

Parliamo dell’impianto che recupera legno.

«Ne stiamo realizzando uno gemello a Vercelli. Si tratta di un impianto che utilizza tecnologie all’avanguardia in Europa per il recupero di legno da mobilio, demolizioni e imballaggi. Attraverso un processo di estrusione che utilizza colle prive di formaldeide, verranno realizzati fino a 750mila pallets per il trasporto di merci, adatti a magazzini automatizzati, e 135mila metri cubi di blocchetti distanziatori per pallets. Questa piattaforma ritirerà 110mila tonnellate di legno da tutta la Toscana dando una risposta di sistema al trattamento di questo tipo di materia. Poi, contiamo di stringere accordi commerciali per vendere alle aziende interessate i pallets a un prezzo concordato. Si tratta del primo impianto di questo tipo realizzato al di sotto della linea del Po». 

E per quanto riguarda il trattamento di plastiche e pulper di cartiera? 

«Grazie all’acquisizione di I.Blue siamo in possesso di innovativi brevetti industriali per produrre tecnopolimeri utilizzati dall’industria siderurgica al posto del carbone per ridurne l’uso nel processo produttivo con un beneficio diretto sull’emissione di CO2, contribuendo quindi alla decarbonizzazione. Gli stessi tecnopolimeri sono utilizzati anche da aziende come Mapei, con cui abbiamo un accordo, per realizzare asfalti speciali più duraturi ed elastici. Dal processo usciranno 65-70mila tonnellate di un prodotto chiamato “blupolymer”, ricavato da 90mila tonnellate di materiali trattati: prevalentemente pulper di cartiera e in parte minore plasmix, la componente di plastica che non può essere riciclata. Con questa soluzione impiantistica riutilizzeremo metà del pulper prodotto dalle cartiere lucchesi nella logica dell’economia circolare».

Passiamo alla filiera che riguarda i fanghi dei depuratori civili e la frazione organica da rifiuti solidi urbani.

«Con questa tipologia d’impianto saremo in grado di chiudere il ciclo trattando con un sistema di calore e pressione fino a 100mila tonnellate di fanghi e Forsu, ricavandone un bio-carbone, sostitutivo del carbone fossile». 

Infine, l’adeguamento dell’attuale impianto di trattamento delle acque reflue.

«Avevamo bisogno di depurare i reflui dei trattamenti industriali nei nostri impianti, e di quelli di altre aziende. Così amplieremo e modernizzeremo l’attuale depuratore, con un’attenzione particolare alla qualità delle acque immesse nel canale Solmine».

E in termini di impatto ambientale che soluzioni avete individuato? 

«In atmosfera finirà aria pulita ed è stata prestata particolare attenzione all’aspetto energetico grazie all’uso dell’energia già disponibile nel sito del Casone. La logistica e il trasporto, inoltre, saranno ad impatto ridotto, utilizzando al massimo la ferrovia». 

Qualche scadenza?

«Nell’immediato ritireremo la richiesta di revamping dell’attuale inceneritore, lo demoliremo e bonificheremo l’area. I tecnici sono già al lavoro sulla progettazione esecutiva degli impianti, che presenteremo in Regione entro settembre. Contiamo di ottenere l’autorizzazione entro il terzo trimestre del 2023 e iniziare i lavori entro fine anno. Poi ci vorranno dai 18 ai 24 mesi per concluderli. Per le opere civili coinvolgeremo il sistema delle imprese locali».

Chiamaci
Raggiungici