Iren oltre la dimensione regionale con servizi digitali e ambiente

Il paradosso di Grosseto: ora regge,la ripresa rischia di lasciarla indietro
29 Novembre 2020
Nasce UNIPEC: le piattaforme e gli impianti  per l’Economia Circolare entrano in UNICIRCULAR
30 Novembre 2020
Mostra tutti gli articoli

Iren oltre la dimensione regionale con servizi digitali e ambiente

L’UTILITY PUNTA AD ESPANDERSI A LIVELLO NAZIONALE ACQUISTANDO CLIENTI VIA INTERNET E CRESCENDO NEL SETTORE DEI RIFIUTI LA CRISI FA AUMENTARE I GIORNI MEDI D’INCASSO DEI CREDITI, MA LA SOCIETÀ DICE CHE LA SITUAZIONE È SOTTO CONTROLLO

Iren oltre la dimensione regionale con servizi digitali e ambiente

Vittorio Carlini

Allargare il proprio raggio d’azione. È tra le sfide di Iren a sostegno del business. La multiutility del Nord Ovest, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha sentito i vertici, vuole ampliare la sua presenza geografica in Italia. In che modo? In primis sfruttando Internet e la digitalizzazione dei servizi. Il gruppo in generale punta ad incrementare il numero degli utenti.

Più clienti e diffusi nel Paese

Ad oggi sono circa 1,8 milioni. L’obiettivo, indicato nel business plan al 2025, è arrivare a fine arco piano intorno a 2,4 milioni di clienti. Il che implica di passare dalla precedente crescita media annua di 30-35.ooo unità, al nuovo livello di 60-80.000. Un bel balzo, non c’è che dire. Il gruppo, tuttavia, è convinto di centrare il target.Il contributo aggiuntivo dovrà per l’appunto arrivare anche, soprattutto, dai clienti acquisti in aree geografiche differenti da quelle tradizionali. Proprio la piattaforma digitale già operativa, unitamente ai servizi offerti insieme alle commodity (ad esempio prodotti assicurativi o soluzioni per l’efficienza energetica domestica), dovranno consentire il cambio di marcia.

Sistemi di pagamento…

Una mano, sempre sul fronte della nuova clientela, la darà poi la possibilità di pagare le bollette del gruppo, ma anche di altre utility, tramite Iren Pay. La società, sfruttando la direttiva Psd2, è diventata Istituto di pagamento. A fianco dello sviluppo tecnologico e FinTech c’è, inoltre, l’impegno per fare conoscere il marchio Iren: dalle campagne di advertising mirate, ad esempio in alcune stazioni della metro a Milano e Roma, fino agli spot pubblicitari sulle tv nazionali. Uno sforzo di marketing che, tra il 2020 e il 2025, implica circa 120 milioni d’investimenti.

…ed M&A

Infine, ma non meno rilevante, la “campagna d’Italia” prevede anche l’M&A. Qui, contrariamente allo sviluppo sul fronte commerciale che coinvolge gas ed elettricità, il settore dove si pensa di cogliere eventuali opportunità è quello dell’ambiente. L’utility ha nel radar target in regioni contigue a quelle dove è già presente. Un esempio, tra le altre, è rappresentato dalla Toscana. Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complicata. Il risparmiatore guarda al conto economico. Nei primi nove mesi del 2020 i ricavi (-17,6%) e l’Ebitda (-3,3%) consolidati sono calati rispetto allo stesso periodo del 2019. Qui, a ben vedere, la società sottolinea che, al netto delle voci non ricorrenti in entrambi i periodi considerati, il Mol sarebbe comunque in rialzo (+1%).

Redditività e Megawatt

Ciò detto, tuttavia, la dinamica della redditività operativa lorda complessiva è influenzata negativamente in primis da quella della Business Unit (BU) Energia. Il Mol legato alla produzione di Megawatt è diminuito del 22,6%. Un andamento che inevitabilmente fa storcere il naso. Iren non condivide il disappunto. Dapprima perché, viene ricordato, al netto delle voci non ricorrenti la contrazione del Mol della BU Energia da circa 45 milioni si riduce a 25 milioni. Un dato, quest’ultimo, dovuto a variabili esogene all’azienda quali la mitezza dello scorso inverno e il lockdown di marzo/aprile. Poi perché, dice sempre l’utility, da un lato i volumi medi nazionali di energia sono scesi del 7% mentre quelli di Iren solo del 4%; e dall’altro, a fronte della riduzione del Pun del 40%, la società, grazie al mix di produzione, ha limitato la contrazione del suo prezzo di vendita al 22%. In conclusione Iren, visto che lo stesso quarto trimestre è previsto in linea con il medesimo periodo del 2019, fa professione di ottimismo.

Diverso il discorso nella BU Reti. In questo caso, sempre al 30 settembre scorso, il Mol è salito (+2,9%). Qui, al di là del trend contingente, è utile sottolineare che dei 3,7 miliardi di Capex complessivi previsti nel 2020-2025 circa 1,3 miliardi sono finalizzati al cosiddetto “network”, con la Rab che dovrebbe arrivare a 2,93 miliardi a fine piano. Un focus è sul mondo dell’acqua: il 61% degli investimenti, infatti, riguarda le reti del servizio idrico integrato. In particolare tre sono i livelli d’intervento. Il primo è riferito alla fase dell’adduzione dell’acqua. Poi c’è la riduzione delle perdite e la distrettualizzazione della rete. Infine: gli impianti di depurazione. Su quest’ultimo fronte, al 2025, sono previste 7 nuove strutture e l’ammodernamento di altre 6. Il tutto per un impegno di 220 milioni, con 2 impianti previsti entrare in funzione nel 2021.

L’ambiente

Dagli acquedotti al ciclo dei rifiuti. Anche la BU Ambiente è importante per Iren, tanto che all’aumento di circa 243 milioni del Mol di gruppo, previsto nel business plan, il “waste” dovrebbe contribuire con 69 milioni. Cioè: il secondo valore per entità dietro a quello della BU Reti (71 milioni).

Tra le diverse priorità in quest’area devono sottolinearsene due: da una parte gli investimenti nell’evoluzione tecnologica della raccolta (ad esempio il sempre maggiore uso di sensori nei cassonetti per renderla più efficiente); dall’altra, la realizzazione di nuovi impianti di recupero. I Capex previsti, su quest’ultimo fronte, sono circa 300 milioni e si riconducono a 9 strutture. Tra le altre: due per il trattamento di carta e plastica e 4 biodigestori per la frazione organica dei rifiuti urbani. Insomma, l’impegno è rilevante. Sennonché il risparmiatore sottolinea che, nei primi nove mesi del 2020, la BU Ambiente è stata contraddistinta dal Mol in calo del 4,4%. Il dato, considerando la natura essenzialmente anticiclica del business, sorprende e induce ad ipotizzare possa sussistere una problematica più strutturale sul fronte della redditività. L’utility non condivide il timore. Iren, ricordando che la sua produzione di Megawatt da termovalorizzatori è ricompresa nella BU in oggetto, sottolinea che la riduzione della redditività è contingente e ed è stata causata dalla discesa dei prezzi dell’energia. Non solo. La società afferma che la sua ampia esposizione ai rifiuti urbani ha garantito una certa resilienza del business. A fronte di ciò il gruppo non vede particolari problemi su questo tema.

Il capitale circolante

Già, su questo tema. A ben vedere un altro aspetto cui il risparmiatore rivolge l’attenzione è quello dal capitale circolante netto. La crisi economico-sanitaria, a fronte dello stesso contesto di difficoltà della clientela e dei ritardi sui pagamenti, ha contribuito a spingere all’insù il “Net working capital”. Al 30/9/2020 la voce contabile era in aumento di 66 milioni rispetto alla fine del 2019. Il dato giocoforza induce preoccupazione. Iren, invitando ad un’analisi più approfondita, smorza i timori. Dapprima, viene ricordato, l’aumento del capitale circolante era di 118 milioni a metà esercizio. Quindi la situazione va migliorando. Inoltre, seppure viene confermato a fine 2020 l’impatto del Covid sul “Net working capital” a circa 80 milioni, questo verrà gradualmente riassorbito nel 2021. Rispetto alle perdite sui crediti Iren, ribadendo che sono intorno a 25 milioni sull’intero 2020, sottolinea che già sono state accantonate. E quindi la situazione, monitorata con molta attenzione, è sotto controllo. A fronte di ciò si può tuttavia ulteriormente obiettare che la seconda ondata del virus potrebbe creare altri problemi sotto il profilo dei pagamenti. L’utility ribatte che allo stato attuale, al netto di situazioni eccezionali non auspicabili, da un lato non c’è alcun peggioramento del capitale circolante netto e dall’altro i giorni d’incasso torneranno verso la normalità a metà del 2021.

Le prospettive

In un simile contesto il gruppo conferma le guidance per fine anno. Cioè: Ebitda di circa 910 milioni e utile netto intorno ai 210 milioni. I Capex, dal canto loro, si dovrebbero assestare a 630 milioni. Il rapporto tra il rosso della Pfn e l’ Ebitda, invece, è stimato a 3,5 volte. Quest’ultimo è un livello superiore alle 3 volte che, nel passato, l’utility aveva indicato come tetto massimo. Va ricordato però che Iren ha comunicato al mercato come, nel medio-breve periodo, quel tetto possa essere superato. ad esempio per cogliere occasioni nell’M&A.

Chiamaci
Raggiungici