La crisi energetica mette a rischio anche la raccolta rifiuti

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La crisi energetica mette a rischio anche la raccolta rifiuti

Greenreport
La crisi energetica mette a rischio anche la raccolta rifiuti
L’appello al Governo delle associazioni di settore: «Situazione al limite»
Senza urgenti misure da parte del Governo, nelle prossime settimane «alcuni servizi di raccolta e trattamento rifiuti potrebbero essere a rischio».

È questo l’allarme contenuto nella lettera inviata da Alleanza cooperative italiane servizi, Assoambiente,
Confindustria Cisambiente e Utilitalia al premier Mario Draghi e ai ministri Franco, Cingolani e Giorgetti oltre
che al presidente Arera, Stefano Besseghini.
Il caro energia e i rialzi delle materie prime stanno investendo in maniera significativa anche le imprese del
settore della gestione rifiuti, che si trovano oggi in «situazioni al limite della sostenibilità economica». Oltre
un mese fa, alcune associazioni d’impresa attive nel comparto del riciclo (Assorimap e Unirima) avevano già
lanciato un simile allarme, ma nel frattempo le bollette energetiche hanno continuato a salire, finendo per
trascinare le difficoltà fino ai servizi d’igiene urbana.
Una situazione al limite della sostenibilità per imprese tenute al rispetto degli impegni precedentemente
assunti nei contratti pubblici e privati che regolano il settore, con il rischio che venga compromesso il
proseguimento delle attività di gestione non solo nella raccolta (dove il carburante può arrivare a incidere
fino al 15% del costo), ma in tutte le fasi del ciclo integrato.
Le imprese del settore hanno quindi auspicato un deciso intervento del Governo a tutela anche di questo
comparto, che in un modo o nell’altro finirebbe comunque per gravare sulle casse pubbliche nel breve
periodo.
A lungo termine, le soluzioni sostenibili – ambientalmente ed economicamente – restano sempre le stesse:
più energie rinnovabili, anche a partire da rifiuti.
Nel nostro Paese il contributo del biometano ai consumi di gas – che ammontano a circa 70 miliardi di metri
cubi l’anno – è circa 0,7 miliardi di metri cubi, meno dell’1%. Il Pnrr stanzia quasi 2 miliardi di euro per lo
sviluppo della produzione di biometano, con l’obiettivo di portare la quota di biometano a 10 miliardi di metri
cubi nel 2030, assai più di quanto otterremmo raddoppiando l’attuale estrazione di gas naturale in Italia. Il
più importante giacimento nazionale, oggi, sono le miniere urbane: potremmo ottenere almeno 8 mld di metri
cubi di biometano da matrici agricole, e il resto da rifiuti organici (Forsu).

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