La guerra del biodigestore, Comitato contro Legambiente

Utilitalia, Luca Dal Fabbro eletto presidente vicario
18 Luglio 2023
Ispra, la crescita dei rifiuti speciali surclassa quella del Pil e l’export torna a correre
18 Luglio 2023
Mostra tutti gli articoli

La guerra del biodigestore, Comitato contro Legambiente

Il Tirreno, Cronaca di Massa-Carrara
La guerra del biodigestore,
Comitato contro Legambiente
Non si placa la diatriba nel mondo ambientalista sull’impianto da 36 milioni che dovrebbe nascere al
Cermec e produrre biometano dai rifiuti

Massa Prosegue la battaglia a distanza nel mondo ambientalista sul biodigestore da circa 36 milioni di euro
che dovrebbe nascere al Cermec. Da un lato, Legambiente che, motivando, spiega il suo sì ragionato al
progetto; dall’altra, il Comitato che riunisce una serie di associazioni non si arrende e ribadisce il suo no. In
mezzo, il problema della effettiva realizzazione: perché prima di tutto ci vuole la bonifica del terreno (e
servono circa otto milioni di euro), poi progettazione e costruzione. Il tutto, con la definizione del passaggio

del Cermec a Retiambiente, il soggetto gestore d’area in cui dovranno confluire anche Asmiu e il ramo rifiuti
della carrarese Nausica. Cermec come azionariato è a metà fra Massa e Carrara. Insomma, il confronto
prosegue ma non ci stupiremmo se alla fine Retiambiente tagliasse la testa al toro portando altrove
l’impianto. Ma vediamo adesso la contoreplica del Comitato Cca dbr a Legambiente. «Dispiace che
Legambiente continui a classificare come polemiche le nostre ostinate richieste di ottenere tutta la
documentazione tecnica e finanziaria del progetto relativo al biodigestore del Cermec, oppure il fatto di aver
inoltrato la domanda agli organi istituzionali competenti di farsi promotori di un’inchiesta pubblica, già
richiesta ripetutamente anche da Italia Nostra, nonché approfondimenti sulla tecnologia e sugli impatti
ambientali ed economici. Affermare che il sito è idoneo perché già compromesso non conforta i cittadini che
da anni attendono bonifiche di tutta un’area profondamente inquinata. Ci chiediamo come gli “illustri
scienziati” abbiano affrontato il nodo degli effetti cumulativi con altre sostanze chimiche presenti in
quell’area, le quali hanno un impatto sulla salute dei cittadini che per noi rappresenta una priorità. Forse
Legambiente dimentica che ancora oggi a distanza di 35 anni dalla chiusura degli stabilimenti chimici (come
la ex Farmoplant) si pagano in termini di malattie e morte scelte politiche sbagliate e che, di conseguenza, i
cittadini non sono disponibili ad accettare nemmeno un grammo di inquinamento in più». Inoltre, «Non è
accettabile liquidare il progetto come un upgrading dell’impianto (in italiano un intervento per mantenere
l’adeguatezza operativa), quando si è di fronte a una tecnologia totalmente diversa ed esaltata da
Legambiente come la più avanzata ed efficiente. Torniamo alla “operazione verità” che Legambiente si
arroga di svolgere. Intanto poniamo una questione di metodo: quando si cita l&’Ispra come fonte unica e
autorevole, onestà intellettuale vorrebbe che non si omettessero i dati scomodi. E parlando di rifiuti non
sarebbe male fare riferimento agli studi di Cnr ed Enea, alla Scuola Agraria del Parco di Monza, alle
pubblicazioni scientifiche del prof Giuseppe Zicari e all’Isde (International Society of Doctors for
Environment), sezione Italia». Le associazioni del Comitato forniscono alcune cifre ad esempio, «il costo di
impianti anaerobici con produzione di biogas e compost risulta almeno doppio di quello del compostaggio.
Inoltre, per essere competitivi (pur con gli incentivi) devono avere una capacità di almeno 30.000 ton/anno
mentre gli impianti di compostaggio sono modulari senza dimensioni minime». E ancora: «Consumo energia
per funzionamento degli impianti: compostaggio in biocontainers circa 70 Kwh/ton (fonte: prof Zicari) mentre
i biodigestori necessitano di ben oltre 350 Kwh/ton cioè più del quintuplo. Dati i notevoli costi da sostenere e
il drammatico impatto ambientale generato da questi impianti, l’eventuale bilancio energetico positivo (non
disponiamo ancora dei dati relativi all&’impianto del Cermec) non può certo compensare i disagi che l’impianto
potrà generare». Non solo: «Investimenti analoghi indirizzati a favore di altre fonti realmente rinnovabili, che
hanno un ritorno energetico ben superiore (fotovoltaico 7, eolico 5 contro 1.4 del biogas) darebbero
sicuramente vantaggi molto più significativi (concordi tutte le fonti citate)». Insomma, «Pensare di investire
nel biogas/biometano/gas è intempestivo, non credibile ed economicamente non sostenibile». Il documento
sarà inviato anche alle Istituzioni competenti «con il sollecito a promuovere un percorso partecipato sotto
forma di inchiesta pubblica con un contraddittorio». Il testo è sottoscritto da Adic Toscana; Comitato Acqua
alla gola Massa; Movimento Consumatori Nazionale aps; Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua;
Comitato Apuano salute ambiente Massa Carrara; Ibs-Inter-rete Beni comuni e Sostenibilità; Magliette
Bianche Massa-Carrara; con il supporto del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua (Nazionale) al Cca dbr;
Fridays For Future Massa; Grig-Gruppo di Intervento Giuridico odv; Italia Nostra Massa e Montignoso;
Comitato Ex Cava Fornace; Associazione Apuane Libere; Associazione Crisoperla aps; La Pietra vivente di
Massa e altre di fuori provincia.M.B.

Chiamaci
Raggiungici