La nuova bioplastica giapponese: resistente che si degrada in mare e costa molto meno

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La nuova bioplastica giapponese: resistente che si degrada in mare e costa molto meno

Greenreport

A base di amido e cellulosa potrebbe sostituire gli imballaggi di plastica petrolchimica

La plastica monouso è uno spreco sempre più intollerabile e crea grossi problemi per l’ambiente e la società, i sarebbero un potenziale sostituto della plastica monouso, ma la mancanza di resistenza meccanica e la durata nell’acqua limitano le loro applicazioni. Mentre in Italia si approfitta dell’emergenza coronavirus per rilanciare una polemica sulla Plastic Tax, lo studio “Cellulose nanofiber reinforced starch membrane with high mechanical strength and durability in water”, pubblicato su Carbohydrate Polymers da Raghav Soni, Taka-Aki Asoh, and Hiroshi Uyama, del Dipartimento di chimica applicata della Graduate School of Engineering dell’università di Osaka. Illustra la realizzazione di una membrana di amido rinforzata con nanofibre di cellulosa che ha una buona resistenza meccanica e resiste all’acqua.
Il nuovo materiale è composto da amido e cellulosa e potrebbe rappresentare un passo ulteriore verso una plastica biodegradabile a basso costo che può essere prodotta in serie.
Nell’estate 2019, al vertice del G20 di Osaka il leader delle maggiori economie del mondo hanno trovato l’accordo sulla Osaka Blue Ocean Vision, proposta dal Giappone, che prevede un’iniziativa globale per ridurre a zero l’inquinamento da plastica degli oceani entro il 2050.
Esistono già – e l’Italia in questo è all’avanguardia – materie plastiche biodegradabili, che si scompongono nell’ambiente in sostanze chimiche innocue più piccole, ma che non sono così forti o resistenti all’acqua come le onnipresenti plastiche fossili come il polietilene. Inoltre le bioplastiche costano ancora più della plastica a base di petrolio e la loro produzione in molti Paesi è ancora limitata, anche se l’esperienza fatta con il divieto dei sacchetti di plastica monouso dimostra che la filiera produttiva può essere convertita abbastanza rapidamente per produrre biolastiche.
I ricercatori dell’università di Osaka hanno realizzato la nuova plastica trasparente con cellulosa e amido, entrambi polimeri biologici naturali molto comuni ed economici. L’amido si trova nel mais e nelle patate, mentre la cellulosa è il componente principale delle pareti delle piante e Asoh evidenzia; «Poiché questi materiali sono economici e il processo di fabbricazione è semplice, possiamo aspettarci che il materiale sviluppato avrà presto un utilizzo pratico».
La TEMPO-oxidized cellulose nanofiber (TCNF) è stata miscelata con tre diversi tipi di amido modificato: amido idrossipropilico (HPS), amido acetilico (AS) e acetile ossidato (AOS) e la membrana TCNF/amido che ne è risultata si è rivelata una nuova bioplastica forte e che non si gonfia a contatto con l’acqua, ma in mare si degrada abbastanza velocemente. »Pertanto – dicono i ricercatori giapponesi – le membrane HPS rinforzate TCNF possono essere utilizzate come potenziali sostituti degli imballaggi di plastica petrolchimica».
Asoh conclude: «Abbiamo grandi aspettative che il nostro materiale aiuterà a risolvere il crescente problema globale dell’accumulo di rifiuti marini e che avrà un impatto sociale importante».

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