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Le aziende di settore lanciano l’allarme insieme a cinque proposte per Governo, Parlamento e Regioni

Greenreport.it
Avvio a riciclo in panne, in Italia si rischia «il blocco delle raccolte differenziate»
«Siamo in piena emergenza e a breve saremo costretti a rifiutare nuovi conferimenti di rifiuti da avviare a riciclo»
Lo strabismo italiano nella gestione dei rifiuti, che – al contrario di quanto indicato dalle direttive Ue – ha sempre misurato la propria performance guardando solo al dato della raccolta differenziata anziché al riciclo effettivo dei materiali, sta avvelenando l’intera filiera: la raccolta differenziata cresce poco (secondo il Dlgs 152/2006 avrebbe dovuto raggiungere almeno il 65% entro 2012, a fine 2018 è stato toccato invece il 58,1%), e tutto ciò che arriva dopo rimane abbandonato in balia di sé stesso.
Di fatto confondere un mezzo (la raccolta differenziata) con il fine (il riciclo e la re-immissione sul mercato di quanto raccolto) impedisce una visione ampia del problema, tanto da sottovalutare la crisi sistemica alle porte: quella messa oggi nero su bianco dall’assemblea pubblica delle piattaforme di trattamento dei rifiuti riciclabili, tenutasi presso la sede di Fise Unicircular (l’Associazione delle imprese dell’economia circolare) e che ha visto la partecipazione delle associazioni Apec (Associazione piattaforme economia circolare) e Assopirec (Associazione delle piattaforme di recupero) e di numerose altre imprese di selezione e recupero, alla presenza delle aziende Ama spa e Hera Ambiente spa.
«Siamo in piena emergenza e a breve saremo costretti a rifiutare nuovi conferimenti di rifiuti da avviare a riciclo – dichiarano dall’assemblea – Chiediamo a Governo e Parlamento di attivare quanto prima un tavolo tecnico di confronto tra istituzioni e piattaforme del riciclo per superare l’attuale fase di empasse e scongiurare il concreto e diffuso rischio di blocco delle raccolte differenziate».
La raccolta differenziata in Italia continua infatti timidamente a crescere quantitativamente (+2,6% nel 2018 secondo i dati Ispra) ma non qualitativamente, mentre l’avvio a riciclo dei rifiuti urbani procede ancora più lentamente (+2% nel 2018); allargando il campo d’osservazione anche ai rifiuti speciali emerge che complessivamente nell’ultimo decennio l’avvio a riciclo è cresciuto 7 volte più velocemente della produzione di rifiuti (+42%), passando da 76 a 108 milioni di tonnellate l’anno, ma di fatto il tasso di circolarità è in calo: secondo il rapporto L’Italia del riciclo 2019, nel periodo 2010-2016 il tasso di utilizzo circolare di materia è cresciuto per la Francia dal 17,5% al 19,5% e per il Regno Unito dal 14,6% al 17,2%, mentre in Italia è diminuito da 18,5 nel 2014 al 17,1% nel 2016.
Dati che testimoniano gravi difficoltà di fondo del settore, dove più concause si sono sommate fino a una situazione emergenziale «esplosiva» denunciata oggi: l’assemblea cita in particolare «la mancanza di sbocchi per il “blocco” dell’export in Cina, Indonesia e altri paesi del Far East, e la riduzione della capacità di assorbimento delle industrie utilizzatrici dei materiali di recupero (cartiere, vetrerie, produttori di pannelli in legno, industrie di trasformazione della plastica, ecc.) hanno causato difficoltà nel collocamento dei materiali recuperati e il crollo generalizzato dei prezzi di questi ultimi sul mercato; l’auspicato aumento quantitativo delle raccolte differenziate non è sempre accompagnato da un aumento qualitativo, proprio mentre oggi la domanda di materie prime secondarie si sta concentrando in maniera crescente su materiali più “puri” e con elevati standard qualitativi».
Documentato lo stato dell’arte, le associazioni e le imprese riunite nell’Aasemblea aperta hanno deciso così di inviare a ministero dell’Ambiente, Parlamento e Regioni la richiesta formale di attivazione di un tavolo di lavoro per superare questa emergenza, che metta a confronto le istituzioni con gli operatori su misure concrete da avviare urgentemente. Cinque le proposte operative avanzate per uscire dall’emergenza, che riportiamo di seguito integralmente:
promuovere l’adeguamento e il miglioramento tecnico degli impianti con incentivi agli investimenti per aumentare la qualità dei processi e dei materiali/prodotti ottenuti dal riciclo;
avviare a soluzione il problema della carenza degli sbocchi di mercato attraverso: l’agevolazione e lo snellimento delle procedure per l’esportazione dei materiali selezionati; il coinvolgimento, in base al principio della responsabilità del produttore, del CONAI e dei relativi consorzi per individuare e promuovere sbocchi aggiuntivi; la promozione dell’applicazione dei CAM e nuove misure di sostegno all’acquisto o all’utilizzo delle materie/prodotti provenienti dal riciclo (es. IVA ridotta) in modo da evitare o colmare il divario concorrenziale tra questi ultimi e le materie naturali/vergini;
facilitare lo smaltimento degli scarti di lavorazione delle aziende del riciclo privilegiandoli, nell’applicazione delle relative tariffe, rispetto al conferimento delle frazioni indifferenziate; al contempo, rispondere al crescente fabbisogno impiantistico di smaltimento attraverso la creazione di nuovi impianti o l’ampliamento di quelli esistenti con procedure più snelle e tempi certi;
in via straordinaria ed urgente per questo periodo di transizione, fare fronte alle limitazioni autorizzative degli stoccaggi presso gli impianti per evitare il blocco dei conferimenti e, di conseguenza, delle raccolte differenziate;
prevedere una congrua rappresentanza degli operatori del settore negli organi di governo del sistema nel suo complesso e delle singole filiere (come peraltro previsto dalle norme di settore).

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