L’inceneritore di Scarlino non partirà mai più

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L’inceneritore di Scarlino non partirà mai più

Progetto di Iren: 130 milioni per ridare vita ai materiali di scarto. Barocci: «La Regione si impegni per produrre beni recuperabili»

SCARLINO Centotrenta milioni di euro di investimento, 110 posti di lavoro. Accantonata l’ipotesi di un nuovo inceneritore a Scarlino, Iren Ambiente Spa dà il via ad un progetto che si inserisce perfettamente nel futuro: al posto del «ferro vecchio» che si trova nella piana industriale del Casone (così lo definì il governatore della Toscana, Eugenio Giani dopo l’ennesimo stop dei giudici a seguito del ricorso di Comuni e associazioni ambientaliste), nascerà un polo per dare vita alle materie riciclate. Quattro nuove attività che lavoreranno su tre diverse filiere del recupero: legno, pulper di cartiera, fanghi dei depuratori civili e trattamento delle acque industriali. Un progetto che è stato presentato nei giorni scorsi alle amministrazioni di Scarlino e Follonica, che prevede come detto un investimento cospicuo di 130 milioni di euro e 110 posti di lavoro. Il bacino di conferimento sarà esclusivamente regionale. Ad annunciare il tutto è stato Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren. «Sarà un impianto – ha detto – che utilizzerà tecnologie all’avanguardia per il recupero del legno da mobilio, demolizioni e imballaggi». L’autorizzazione a partire coi lavori dovrebbe arrivare nel 2023. Poi ci vorranno dai 18 ai 24 mesi per concludere. Un impianto che ha avuto subito il via «libera» formale anche dal Forum Ambientalista e dal suo leader Roberto Barocci, l’uomo che insieme ad altri membri del Comitato per il No hanno da circa 30 anni osteggiato l’idea dell’incenerimento, chiedendo che al posto dell’inceneritore nascesse un impianto per il riciclo dei materiali di recupero. «Se ci fosse stato Francesco Pierini ci avrebbe detto che si è dovuto aspettare 30 anni perché imprenditori capaci riconoscessero che quei forni erano fuorilegge». Inizia così Roberto Barocci, ambientalista e uno dei massimi esperti dell’impianto del Casone, ricordando con una frase una persona che se ne è andata qualche giorno fa, il più anziano e integerrimo militante del «Comitato per il No», da sempre contro l’inceneritore del Casone. «L’economia circolare è un’ottima soluzione ai problemi ambientali – aggiunge – ma attenti a non ingannare poichè per poterla realizzare davvero si deve partire anche dalla progettazione e dalla produzione dei beni di consumo. Non più usa e getta ma produzione di beni capaci di essere facilmente recuperati nelle loro materie prime». Per Barocci «partire dalla coda del processo circolare, cioè dal trattamento dei rifiuti, si rischia di fare solo nuovi combustibili da rifiuti. Quindi la Regione se favorisce impianti come quello che è stato progettato a Scarlino da Iren, deve impegnarsi anche nella fase di incentivazione dei prodotti per essere recuperati».

Matteo Alfieri

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