Neanche Covid-19 frena l’inciviltà dell’abbandono rifiuti: mascherine e guanti usati ovunque

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Neanche Covid-19 frena l’inciviltà dell’abbandono rifiuti: mascherine e guanti usati ovunque

Greenreport

Legambiente Toscana: «Molti cittadini si stanno lasciando andare ancora a comportamenti
assolutamente incivili e inaccettabili, pericolosi per il prossimo»
di Luca Aterini
È una speranza diffusa che, una volta liberatasi dall’incubo della pandemia, la nostra società riesca
riscoprirsi migliore. Al momento però i segnali che arrivano dalla cronaca sono più che contraddittori, come
testimoniano tra l’altro i continui rinvenimenti di mascherine – ormai rese obbligatorie in Toscana,e dunque
soggetto a sicuro incremento – e guanti usati e poi abbandonati a terra.
«In questi drammatici giorni di pandemia – notano al proposito da Legambiente Toscana – chiunque sia
uscito di casa per farmaci o cibo avrà fatto l’esperienza d’imbattersi in rifiuti molto “speciali”. Marciapiedi,
giardini, scalinate, cortili, sono infatti costellati di guanti e mascherine usati, che poi magari alla prima
pioggia, attraverso il reticolo idrografico minore, finiscono con l’alimentare l’enorme problema
dell’inquinamento marino. Plasmix, lattice, poliestere, polipropilene: una caterva di materiali “sporchi” che
finiranno col deturpare in modo per lo più irreversibile l’ecosistema».
Il parallelo con l’inquinamento marino da plastica è tristemente azzeccato, anche perché entrambi i fenomeni
– oltre ad essere convergenti – dipendono in larga parte da un problema di fondo: l’inciviltà di chi getta i rifiuti
dove non dovrebbe.
«Siamo sorpresi e amareggiati dal constatare che, mentre tutti stiamo cercando di fronteggiare con serietà la
più grave crisi sanitaria della nostra storia rispettando rigidamente le regole di distanziamento sociale, sullo
smaltimento di guanti e mascherine molti cittadini si stanno lasciando andare ancora a comportamenti
assolutamente incivili e inaccettabili – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – non
solo gettare per terra questi presidi sanitari è infatti scorretto e indecente, ma, in caso di contaminazione
indiretta, persino pericoloso per il prossimo. A fine uso, raccomandiamo pertanto di sigillare accuratamente
in sacchetti dedicati questi accessori che ci stanno diventando così familiari, per poi smaltirli correttamente
nell’indifferenziato».
Ovvero seguendo l’iter ormai predisposto sia a livello nazionale sia toscano per (tutti) i rifiuti prodotti dai
soggetti positivi al tampone o in quarantena obbligatoria: in questa fase vanno nell’indifferenziato, per poi
essere prioritariamente avviati a incenerimento o in discarica, senza trattamenti preliminari, per minimizzare
le possibilità di contagio da materiali infetti.
A maggior ragione in questa fase di emergenza, comportamenti incivili da parte della cittadinanza mettono a
rischio non solo la salute dell’ambiente ma anche quella umana, a partire dai lavoratori dei servizi pubblici
locali che continuano ad essere in prima linea nonostante le numerose difficoltà che sta vivendo l’economia
circolare.
«Per rendere sicuro e resiliente il sistema di gestione dei rifiuti – osserva in proposito Alfredo De Girolamo,
presidente di Confservizi Cispel Toscana – occorre superare molti dei mantra ideologici di questi anni. Bene
riciclare, ma occorrono paracaduti efficaci, proprio perché il riciclo è una attività di mercato che può avere
delle oscillazioni. Ci vogliono politiche industriali per aumentare il tasso di riciclo nei prodotti e forse anche
misure di garanzia nazionale nel caso che il mercato esterno si contragga (per il virus o per normali
dinamiche economiche). Occorre flessibilità sugli stoccaggi. Occorre una maggiore potenzialità degli impianti
di termovalorizzazione (almeno il 30/35% contro l’attuale 18%) per far fronte alle emergenze. Occorre una
politica più semplice sulle discariche. Insomma occorre una riserva strategica di impianti, pronta in caso di
emergenza, e politiche di regolazione dei mercati del riciclo più efficaci. Insomma il riciclo non può essere un
dovere morale o ideologico, ma il risultato di politiche di mercato e di regolazione pubblica. Anche gli obiettivi
di riciclo devono tener conto di questo aspetto, e la pianificazione di impianti non può basarsi sulla illusione
che tutti i rifiuti evaporino nel mercato dell’economia circolare mondiale».

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