Per un’Europa più pulita e più competitiva: il nuovo piano d’azione per l’economia circolare

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Per un’Europa più pulita e più competitiva: il nuovo piano d’azione per l’economia circolare

Eurolettera
Il concetto di economia circolare identifica un modello di produzione che si prefigge di ridurre l’uso di materie prime privilegiando prodotti esistenti e materiali riciclati, facendo sì in questo modo che la crescita, lo sviluppo e i consumi abbiano un’impronta ecologica il più ridotta possibile.

Il nuovo piano d’azione della Commissione per l’economia circolare, che è parte della nuova strategia industriale, assieme alla quale rientra fra le misure del Green Deal Europeo, prosegue il percorso avviato nel 2015 con il primo piano d’azione per l’economia circolare, con l’intento di estendere l’adesione all’economia circolare agli operatori economici tradizionali (il primo si concentrava sui precursori) e conseguire in questo modo una riduzione nell’uso dei materiali e nelle emissioni di gas a effetto serra (l’estrazione e la trasformazione di risorse come la biomassa, i combustibili fossili, i metalli e i minerali genera la metà delle emissioni totali di gas a effetto serra e oltre il 90% della perdita della biodiversità e dello stress idrico),

Il piano poggia su tre pilastri fondamentali: prodotti sostenibili, consumatori informati e processi circolari.

Per avere prodotti sostenibili il punto di partenza è la progettazione. Al momento nel sistema economico-produttivo è prevalente il modello lineare “prendi-produci-usa e getta”, che non incentiva i produttori ad aumentare la circolarità: molti prodotti si rompono troppo velocemente, non possono essere facilmente riutilizzati, riparati o riciclati e molti sono i prodotti monouso. Esistono già a livello unionale delle iniziative e delle normative che trattano il tema della sostenibilità dei prodotti, alcune su base obbligatoria e altre volontaria. Tra le prime, la direttiva sulla progettazione ecocompatibile, che disciplina l’efficienza energetica e alcune caratteristiche di circolarità di prodotti connessi all’energia; tra le iniziative su base volontaria strumenti come il marchio di qualità ecologica (Ecolabel UE) e i criteri per gli appalti pubblici verdi, che tuttavia hanno un impatto limitato in quanto iniziative a libera adesione. Per estendere in modo più sistematico la progettazione ecosostenibile la Commissione proporrà una iniziativa legislativa relativa a una strategia in materia di prodotti sostenibili, con l’obiettivo di ampliare la portata della direttiva sulla progettazione ecocompatibile per poterla utilizzare per quanti più prodotti possibile, al fine di garantire che i prodotti immessi sul mercato UE siano progettati per durare più a lungo, siano più facili da riutilizzareriparare e riciclare e contengano il più possibile materiali riciclati anziché materie prime primarie. Nell’ambito di questa iniziativa, o con altre distinte ad essa collegate, intende inoltre limitare i prodotti monouso, aumentare la durabilità dei prodotti (insistendo sulla riutilizzabilità, sulla possibilità di upgrading e sulla riparabilità) e vietare la distruzione di beni durevoli non venduti.

consumatori, con le loro scelte d’acquisto sono un elemento centrale per il successo dell’economia circolare e per poter esercitare la loro scelta in modo consapevole devono essere pienamente informati. Per garantire che ciò avvenga la Commissione proporrà la revisione della legislazione UE relativa ai consumatori perché essi possano ricevere informazioni attendibili e pertinenti sui prodotti presso i punti vendita in particolare in merito alla loro durata di vita e alla disponibilità dei servizi di riparazione. Valuterà inoltre come rafforzare ulteriormente la protezione dei consumatori contro l’ecologismo di facciata (stabilendo ad esempio come le imprese debbano fornire elementi verificabili a sostegno delle loro dichiarazioni) e l’obsolescenza prematura, fissando anche requisiti minimi per marchi/loghi di sostenibilità e per gli strumenti di informazione. Si adopererà inoltre per istituire un nuovo diritto alla riparazione e altre garanzie estese quali la disponibilità di pezzi di ricambio o l’accesso alla riparazione (nel caso delle TIC e dell’elettronica anche il servizio di upgrading). Considerando infine che anche le autorità pubbliche sono in qualche modo consumatori di prodotti (il loro potere d’acquisto rappresenta il 14% del PIL UE), la Commissione intende proporre criteri e obiettivi minimi obbligatori in materia di appalti pubblici verdi nella legislazione settoriale e introdurrà gradualmente un obbligo di comunicazione per monitorare il ricorso agli appalti pubblici verdi senza tuttavia aggiungere oneri amministrativi ingiustificati per gli acquirenti pubblici.

Il terzo asse del piano è quello che presenta le maggiori sinergie con la strategia per l’industria e con quella per le PMI e riguarda la circolarità dei processi produttivi, che possono consentire enormi risparmi di materie prime in tutte le catene del valore e i processi produttivi. Per promuovere tale circolarità la Commissione intende, fra le altre cose, intervenire nel contesto della revisione della direttiva sulle emissioni industriali (con l’inserimento delle pratiche dell’economia circolare nei documenti di riferimento delle prossime BAT), promuovere la bieconomia sostenibile (attraverso un piano d’azione specifico), promuovere l’uso delle tecnologie digitali per la tracciabilità, rintracciabilità e mappatura delle risorse e il ricorso alle tecnologie verdi, anche attraverso la creazione di un marchio di certificazione UE.

Il piano concentra l’attenzione su alcune catene del valore che hanno un elevato consumo di risorse e un elevato potenziale di circolarità, e in particolar, elettronica e TICtessileplasticacostruzione ed ediliziaimballaggibatterie e veicoli e prodotti alimentari  e per ciascun settore contempla misure specifiche.

L’attuazione della strategia per i prodotti sostenibili (nel quadro del primo pilastro del piano) dovrebbe tradursi in una notevole riduzione della produzione di rifiuti, contribuendo così a realizzare l’auspicato disaccoppiamento fra generazione di rifiuti e crescita economica e rendendo la gestione dei rifiuti adatta all’economia circolare e all’era digitale. L’attenzione si concentrerà in particolare sui settori collegati alle catene del valore viste sopra, nel quadro del riesame della legislazione esistente in materia di rifiuti (Direttiva 2008/98): in questo contesto la Commissione rafforzerà l’attuazione degli obblighi di recente adozione per i regimi di responsabilità estesa del produttore, offrirà incentivi e incoraggerà la condivisione di informazioni e buone pratiche in materia di riciclaggio. Relativamente al riciclaggio dei rifiuti, l’attenzione si concentrerà sul miglioramento della raccolta differenziata: per aiutare cittadini, imprese e autorità pubbliche a migliorare la separazione dei rifiuti; la Commissione proporrà di armonizzare i sistemi di raccolta differenziata da un lato concentrandosi sulle combinazioni più efficaci di modelli di raccolta differenziata e sull’accessibilità dei vari punti di raccolta ma anche su aspetti che facilitano il coinvolgimento dei consumatori, come l’armonizzazione dei colori dei contenitori e dei simboli per i principali tipi di rifiuti, le etichette dei prodotti, le campagne di informazione e gli strumenti economici; dall’altro perseguendo la standardizzazione e l’utilizzo di sistemi di gestione della qualità per garantire la qualità dei rifiuti raccolti destinati ad essere utilizzati nei prodotti, in particolare come materiali a contatto con gli alimenti.

La transizione verso un’economia più circolare avrà come conseguenza un aumento dei posti di lavoro, a condizione che siano disponibili le competenze necessarie: per raggiungere questo obiettivo saranno mobilitati diversi fondi UE a sostegno dell’economia circolare: in particolare strumenti come il Fondo sociale europeo Plus, che sostiene gli investimenti nei sistemi di istruzione e formazione, e i fondi della politica di coesione, che aiuteranno le regioni ad attuare le loro strategie di economia circolare e a rafforzare il tessuto industriale e le catene del valore.

L’Iniziativa urbana europea (proposta) e le iniziative Intelligent Cities Challenge e Città e regioni circolari forniranno un’assistenza fondamentale per le azioni delle città e l’economia circolare sarà tra i settori prioritari del Green City Accord.

Infine a favore delle imprese, il Fondo europeo di sviluppo regionale, attraverso la specializzazione intelligente, e i programmi LIFE Orizzonte Europa utilizzeranno gli strumenti di cui dispongono per integrare i finanziamenti privati all’innovazione e sosterranno l’intero ciclo dell’innovazione allo scopo di proporre soluzioni al mercato.

Tutte le informazioni e la documentazione sul nuovo piano per l’economia circolare sono disponibili qui

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