Recupero delle ecoballe in mare congelato l’Autorithy contesta la nomina di Caligiore

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Recupero delle ecoballe in mare congelato l’Autorithy contesta la nomina di Caligiore

Il Tirreno, Cronaca di Piombino-Elba

Avviato il procedimento per possibile conflitto di interessi, dovrebbe dimettersi da capo del Reparto ambientale marino

Manolo Morandini

PIOMBINO. L’emergenza ambientale può attendere. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) contesta la nomina del contrammiraglio Aurelio Caligiore, capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto (Ram), a commissario straordinario del governo per il recupero delle ecoballe. Adagiate sul fondale antistante l’isolotto di Cerboli da luglio 2015, sono blocchi di grosse dimensioni in cui si compattano i rifiuti solidi urbani, una volta trattati perché diventino combustibile derivato dai rifiuti (Cdr), in particolare quelli a base di materie plastiche – ridotti in pezzi, quindi aggregati in grandi blocchi compattati in strati di pellicola plastica, le ecoballe appunto. Rappresentano una bomba ad orologeria, ma la forma sembra aver preso il sopravvento. La contestazione? Il titolare di carica di governo – qual è quella di commissario straordinario ndr – nello svolgimento del proprio incarico, non può esercitare qualsiasi tipo di impiego o lavoro pubblico. Da qui l’apertura del procedimento, pubblicato sul bollettino dell’Agcm del 27 gennaio. L’alternativa? Restare a capo del Ram o dimettersi per fare il commissario straordinario. Alla nomina di Caligiore si è arrivati con fatica. Più di sessanta tonnellate. 63.000 chili di plastica di vario genere. La motonave IVY in prossimità dell’isolotto di Cerboli perde parte del carico trasportato. È luglio 2015, ma servono quattro anni per avere la dimensione del pericolo. La storia torna a galla con fatica. Quella bomba ecologica nei fondali del canale di Piombino è stata più volte visitata. È di gennaio 2019 la nota del capo di gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare in cui riferisce che le indagini svolte con il supporto dell’Agenzia regionale per l’ambiente della Toscana “hanno fatto emergere che gli imballaggi stanno progressivamente trasformandosi in “spazzatura marina” con conseguente alterazione degli equilibri dell’ecosistema mare”. Da qui la proposta di attivare un intervento con mezzi straordinari per il recupero delle ecoballe. Che si traduce nel decreto del Presidente della Repubblica del 25 giugno 2019, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 174 del 26 luglio. La proposta di nominare Aurelio Caligiore a commissario straordinario parte dal capo di gabinetto del Ministero dell’Ambiente. Il Reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto, di cui il contrammiraglio è a capo da otto anni, è una struttura specialistica incardinata presso quel dicastero. E dalla sua Caligiore ha anche l’esperienza in operazioni ben più complesse, come il recupero dei fusti altamente inquinanti dispersi dalla motonave Eurocargo Venezia a largo di Gorgona a causa di una forte libecciata. Poco importa. Sembra non rilevare che l’incarico non preveda alcun corrispettivo economico e non preveda spazi per agire con discrezionalità. L’incarico infatti ha confini precisi: localizzazione esatta delle ecoballe, il loro recupero e successivo smaltimento, nel rispetto della normativa vigente. Caligiore in questi mesi ha iniziato a operare. L’attività di localizzazione, più volte arrestata dal maltempo, si è conclusa a fine 2019. Il cronoprogramma adesso salta. Difficile che si possa concludere l’operazione prima dell’estate, come più volte auspicato e dichiarato dal contrammiraglio. Le ecoballe non aspettano. Nei mesi scorsi più di una è affiorata e si è avuta la dimensione del pericolo per l’ambiente marino e l’economia turistica. Non importa, l’Autorithy si è presa fino al 15 aprile per chiudere il procedimento. 

Carico di 63mila chili di plastiche disperso dal cargo IVY a luglio2015

Dal conto iniziale di 56 ecoballe disperse a luglio 2015 dal cargo IVY, che all’epoca batteva bandiera delle Isole Cook, devono essere tolte le quindici che in questi anni sono state recuperate. Il numero di 56 è il frutto di una stima. I dati di partenza sono il peso medio di 1. 300 chili di ciascuna ecoballa e i 63mila chili che non sono arrivati al porto di Varna, nel mar Nero dov’era diretto il carico. Insomma, la ricerca si è ristretta a 41. Nell’area scandagliata in prima battuta, considerata la presumibile dinamica della dispersione del carico, una striscia larga tre e profonda 5 miglia, i militari del 5º Nucleo subacquei della Guardia costiera di Genova hanno registrato più di un mese fa 44 echi, così vengono definiti in gergo tecnico i punti sulla mappa individuati con il side scan sonar, che ha consentito di segnare una serie di posizioni a cui potrebbero corrispondere delle ecoballe. 

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