Rifiuti, il Consiglio regionale della Toscana dice no anche a Podere Rota

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Rifiuti, il Consiglio regionale della Toscana dice no anche a Podere Rota

La commissione Ambiente chiede di «rendere improrogabile» la chiusura della discarica a Terranuova Bracciolini, senza indicare però alternative impiantistiche

Di Luca Aterini

La commissione Ambiente del Consiglio regionale della Toscana ha approvato a maggioranza una mozione presentata dal M5S (e sottoscritta anche da consiglieri del gruppo Pd) per chiedere di «rendere improrogabile» la data di chiusura della discarica di Podere Rota a Terranuova Bracciolini (Ar), attualmente fissata al 31 dicembre prossimo come «stabilito dalla delibera di Giunta numero 485 del 25 giugno 2013».

Secondo la presidente della commissione, Lucia De Robertis (Pd), l’atto è «perfettamente in linea con volontà già espresse dal Consiglio regionale e ribadite dall’assessore Monia Monni in una recente comunicazione. Voglio sottolineare – ha proseguito De Robertis in sede di dibattito – la terzietà dei consiglieri regionali rispetto a procedimenti amministrativi su cui non si può e non si deve intervenire. Su ciò che è di nostra stretta competenza, e quindi sui rifiuti urbani, il pensiero della Commissione, dell’Aula e della Giunta è chiaro. Su ciò che esula dalle nostre prerogative, e cioè quanto ha a che fare con i rifiuti speciali, attendiamo l’esito degli uffici competenti».

È infatti in corso una conferenza dei servizi, organismo tecnico, che a valle peraltro di un approfondito dibattito pubblico dovrà stabilire se dare seguito o meno alla richiesta avanzata da Csai – soggetto gestore della discarica di Podere Rota – di ampliare la discarica.

Risulta però quantomeno improprio, da parte della Regione, affermare che solo l’infrastruttura impiantistica relativa ai rifiuti urbani è di propria competenza. Vero è che mentre i rifiuti urbani ricadono nell’ambito della privativa comunale e dunque la loro gestione è (su base diretta o tramite affidamento) in capo alla mano pubblica, i rifiuti speciali sono di norma affidati al mercato. Ma – come da ultimo ha reso evidente l’inchiesta Keu che a torto o a ragione ha chiamato in causa proprio dirigenti regionali – tutta l’infrastruttura impiantistica per la loro gestione, dal riciclo al recupero energetico allo smaltimento, è soggetta e dunque dipende dalle autorizzazioni pubbliche, che in questo caso arrivano (o meno) dalla Regione. Che ha dunque una responsabilità indiretta fondamentale nella gestione (o meno) dei rifiuti speciali.

Eppure c’è chi va ancora oltre rispetto all’interpretazione offerta dal Pd sulle responsabilità in merito alla gestione dei rifiuti speciali, come Fratelli d’Italia che aveva presentato una mozione, respinta dalla commissione Ambiente, non solo per la chiusura della discarica al 31 dicembre ma anche per esprimere «ferma contrarietà ad ogni prospettiva di ampliamento anche per lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti speciali». «Non c’è perfetta coerenza con la comunicazione dell’assessore Monni – dichiara nel merito il vicepresidente della commissione, Alessandro Capecchi (FdI) – In Aula ha infatti detto che le discariche si chiuderanno solo se le condizioni lo consentiranno».

Vale la pena osservare che se le condizioni non lo consentissero e si chiudessero comunque gli impianti attualmente disponibili, l’alternativa sarebbe solo tra l’export di rifiuti – già ampiamente praticato in Toscana, viste le ampie carenze impiantistiche – e gettare la spazzatura in strada.

Soprattutto, il dibattito in Consiglio regionale sembra ignorare il contesto in cui s’inserisce la proposta d’investimento avanzata da Csai, che non si limita al semplice ampliamento della discarica di Podere Rota. Csai, Crcm, Tb e l’Agricola Riofi hanno infatti unito le forze per dar vita a un nuovo distretto industriale – Valdarno ambiente – imperniato sull’economia circolare.

In quest’ottica si prevedono investimenti da 24 mln di euro in cinque anni che incidano sulla prevenzione rifiuti, su piattaforme di selezione per l’avvio al riciclo dei materiali raccolti in modo differenziato, per la produzione di biometano e infine anche per l’ampliamento della discarica con un incremento di volumetrie pari al 15%. Ampliamento che secondo Valdarno ambiente risulta «necessario poiché l’esaurimento dei volumi disponibili è ormai imminente e senza altri impianti disponibili sul territorio e senza la garanzia di altri sbocchi all’interno dell’Ato Toscana Sud si rischia di far precipitare il Valdarno in una vera e propria emergenza rifiuti».

Il Consiglio regionale non offre però soluzioni impiantistiche alternative a questo scenario. Nel frattempo il nuovo Piano regionale rifiuti è ancora in fase di elaborazione, mentre quello ormai scaduto da tempo non ha raggiunto alcuno degli obiettivi che s’era posto. E la Toscana continua a generare 10,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali all’anno, oltre a 2,27 mln di ton di rifiuti urbani.

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