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Rifiuti Il costo delle scelte mai fatte

Corriere Fiorentino

Rifiuti

Il costo delle scelte mai fatte

Zeffiro Ciuffoletti

L’Ue ha fissato il 2035 come limite temporale per arrivare a riciclare il 65% dei rifiuti urbani. Il 2035 sembra lontano, ma, già oggi, l’Italia si trova in coda rispetto alla media europea di uso della spazzatura come fonte di energia alternativa ai combustibili fossili. In Italia si producono ogni anno circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e il tasso di conferimento nelle discariche è trenta volte più alto di quello dei Paesi europei più avanzati nell’uso di impianti termoutilizzatori e termovalorizzatori.

Se l’economia circolare dovrà essere il volano della crescita economica e della svolta ecologica, come spesso annunciano i nostri amministratori, l’unica strada sarà riuscire a trasformare i rifiuti in energia. Invece in Italia i rifiuti urbani finiscono in discarica: 106 kg a persona. In Toscana, fra promesse e polemiche, una buona parte dei rifiuti finisce nelle discariche che oramai sono al limite della capienza. Fra le regioni italiane che trattano i rifiuti urbani in impianti di recupero energetico, al primo posto figura la Lombardia, segue l’Emilia-Romagna, poi la Campania, poi il Piemonte e il Lazio, poi il Veneto e al settimo posto la Toscana. Seguono le altre regioni con in ultimo Umbria, Marche, Abruzzo e Sicilia. Per la verità in Toscana figura anche l’impianto di Scapigliato nel Comune di Rosignano Marittimo dove la vecchia discarica è stata trasformata in un impianto moderno per il riciclo dei rifiuti. Il fatto è che per costruire termovalorizzatori ci vogliono notevoli capitali.

Ma più che altro bisogna superare una vera e propria giungla di passaggi burocratici ed infine le proteste dei gruppi ecologisti, che si oppongono a tutto meno che alle discariche che, invece di produrre energia, producono inquinamento dei terreni e delle falde acquifere. A meno che non si voglia esportare, pagando, i nostri rifiuti urbani nei Paesi europei che ne fanno buon uso. Così abbiamo i costi di smaltimento più alti e i cittadini italiani pagano tariffe esagerate per servizi spesso scadenti. In buona sostanza il ritardo nelle tecniche di smaltimento, la mancanza di termovalorizzatori e di impianti in grado di trattare i rifiuti organici, i rifiuti alimentari e biologici, si scarica sui cittadini. Si paga di più tanto più sono arretrate le forme di smaltimento e di mancato riciclo. A tutto questo vanno aggiunti i danni ambientali prodotti dalla criminalità che, come l’inchiesta Keu ha certificato, ci riguardano da vicino.

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