Rifiuti, rischio default per imprese (e Comuni) a causa degli ammanchi Tari

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Rifiuti, rischio default per imprese (e Comuni) a causa degli ammanchi Tari

Greenreport
Testa (Assoambiente): «Continuiamo a soffrire di costi troppo alti dovuti al deficit infrastrutturale»

Nel mentre resta grave il deficit impiantistico. Brandolini (Utilitalia): «La strategia dei rifiuti zero al
momento non è all’orizzonte e servono diverse tipologie di impianti per chiudere il cerchio di una
corretta gestione»
La Tari è il tributo comunale che, per legge, deve finanziare integralmente i costi relativi al servizio di
raccolta e gestione dei rifiuti urbani e assimilati: servizi essenziali che sono stati erogati anche nel bel mezzo
della pandemia in corso, ma che adesso si trovano sull’orlo del baratro con tutto ciò che comporta in termini
di igiene pubblica e di tenuta delle casse comunali (oltre che quelle delle imprese che coi loro lavoratori
gestiscono il servizio).
Un problema che è emerso con forza oggi durante il webinar Rifiuti, senza liquidità rischio default per comuni
e imprese, ospitato da RiciclaTv. «Di fronte abbiamo un orizzonte non più di mesi ma di settimane, nel quale
il tema finanziario rischia di tradursi in un grave problema economico, soprattutto per le imprese di piccola
dimensione e per quelle monoservizio», spiega il vicepresidente di Utilitalia Filippo Brandolini.
Le stime della Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche parlano di un calo del 16,8%
nella produzione dei rifiuti urbani e del 15,8% della raccolta differenziata, dovute in larga parte al blocco delle
attività commerciali e del comparto turistico, a fronte di costi fissi molto elevati (in primis per il personale) per
le aziende di settore. Quanto al mancato gettito derivante dalla Tari, Utilitalia stima una cifra compresa tra gli
1,25 e i 2,5 miliardi, a seconda della durata del lockdown (fra i tre e i sei mesi). Cifre molto lontane da quelle
deliberate da Arera per supportare le utenze non domestiche in sofferenza causa Covid-19. Peraltro è
necessario ricordare che lo scenario di crisi ha investito in pieno anche i cittadini, e dunque le utenze
domestiche, senza dimenticare gli elevati tassi di morosità presenti anche nel periodo pre-pandemia.
«Occorre tenere presente – spiegano nel merito da Ref Ricerche – che questa vasta platea di famiglie e
imprese colpite rappresenta un bacino di difficoltà a onorare le bollette, per un tributo che già prima
dell’emergenza registrava un ammanco di 1,8 miliardi di euro nelle casse comunali: valori che con buona
probabilità sono destinati a salire e superare abbondantemente i 3 miliardi di euro».
Difficile pensare di uscirne senza un intervento diretto da parte del Governo con stanziamenti ad hoc che
mettano in sicurezza Comuni e igiene urbana. Non a caso, nel confronto portato avanti ieri dall’Anci insieme
al premier i sindaci hanno chiesto «altri 3 miliardi di euro, oltre i 3 assegnati nel Dl rilancio, per chiudere i
bilanci compensando le minori entrate di questi mesi», che peraltro non riguardano solo la Tari.
Nel corso del webinar si è poi toccato anche il tema del deficit impiantistico del Paese. «La strategia dei rifiuti
zero – osserva Brandolini – al momento non è all’orizzonte e servono diverse tipologie di impianti per
chiudere il cerchio di una corretta gestione. Soprattutto per gli scarti del riciclo stesso, dopo lo stop alle
esportazioni all’estero, è venuto alla luce un grande problema di carenza di impianti ove trattarli. È arrivato il
momento di darci un progetto come sistema Paese a partire dalle regioni del Sud, che ancora ricorrono
eccessivamente alla discarica. Ricordiamo che ancora nel 2018 circa 18 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e
speciali sono stati smaltiti in discarica. L’obiettivo dell’economia circolare è quello di scendere per gli urbani
al di sotto del 10% entro il 2035, ma potremmo puntare ad accelerare e ad arrivare al 5% entro il 2030: non
è fantascienza, ci sono regioni come la Lombardia e l’Emilia-Romagna che hanno già raggiunto tali
performance».
Un punto messo in evidenza anche dal presidente di Assoambiente, Chicco Testa, nel suo intervento al
webinar: «In emergenza coronavirus il sistema rifiuti ha più o meno retto. Continuiamo però a soffrire di costi
troppo alti dovuti al deficit infrastrutturale del nostro Paese».
In questo quadro, conclude Brandolini, anche Arera «ricopre un ruolo fondamentale che può favorire lo
sviluppo industriale del settore, dando stabilità e certezze alle imprese che vogliono fare investimenti. Sui
rifiuti dobbiamo fare anche una grande operazione trasparenza nei confronti dei cittadini, che devono aver
ben chiaro cosa pagano nella tariffa».

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