Rifiuti sanitari, Italia “campione” di stoccaggio ed export

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Rifiuti sanitari, Italia “campione” di stoccaggio ed export

Greenreport

Ecocerved ha appena fornito i dati italiani aggiornati

Rifiuti sanitari, Italia “campione” di stoccaggio ed export

Nel 2018 gli ospedali nazionali hanno prodotto circa 180mila tonnellate ma è previsto un boom generato dalle misure sanitarie conseguenti all’emergenza Covid-19

Se ci sono dei rifiuti speciali più negletti tra i negletti, questi sono certamente quelli sanitari. Tutti li dimenticano, ma se anche non saranno milioni di tonnellate, sono quasi tutti pericolosi e per legge debbono essere inceneriti. L’Italia in realtà “preferisce” stoccarli e poi spedirli per larga parte fuori dai confini delle regioni di produzione, incenerendo il minimo indispensabile. Una strategia che a livello ambientale è discutibile, in quanto non è mai un bene far viaggiare troppo i rifiuti per quando dovrebbero essere gestiti secondo logica di sostenibilità e prossimità.

Detto questo, Ecocerved fornisce i dati italiani aggiornati al 2018, ai quali però vanno aggiunti – per una corretta analisi – gli ipotetici numeri generati dalle misure sanitarie conseguenti all’emergenza Covid-19. L’Ispra in questo senso si è già esposta segnalando che in base a stime «cautelative» entro fine anno il sistema italiano dovrà gestire un quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti compreso tra 150mila e 450mila tonnellate.

Ecocerved – società consortile del sistema delle Camere di Commercio italiane – aggiunge che “fin prime fasi dell’emergenza coronavirus, con l’uso sempre più diffuso di dispositivi di protezione individuale e un numero crescente di ospedalizzazioni per Covid, abbiamo letto gli scenari più disparati sui rifiuti sanitari in Italia. Alcuni hanno ipotizzato un aumento esplosivo, altri una crescita moderata per via della particolare concentrazione dei contagi su determinate aree del Paese e altri ancora hanno prospettato invece una riduzione a livello complessivo, considerando il rinvio della maggior parte delle attività ospedaliere non urgenti”.

Ma veniamo ai numeri: sulla base dei dati del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD), che enti e imprese presentano ogni anno alle Camere di commercio indicando quanti e quali rifiuti hanno prodotto e/o gestito durante il corso dell’anno precedente.

Nel 2018 (anno più recente per cui sono disponibili dati bonificati, da fonte MUD 2019) la produzione nazionale di rifiuti sanitari – spiega Ecocerved – si è attestata intorno a 180mila tonnellate. Per la maggior parte tali rifiuti sono pericolosi a rischio infettivo (78% del totale), provenienti principalmente da strutture ospedaliere pubbliche soprattutto di medio-grandi dimensioni (quasi il 60% da centri pubblici con almeno 150 posti letto). Le regioni in cui si generano le quantità più ingenti di rifiuti sanitari sono la Lombardia (quasi 34mila t), il Lazio (25mila t) e l’Emilia Romagna (16mila t).

A seguito della produzione, il 25% dei rifiuti sanitari viene conferito ad operatori professionali fuori regione mentre il restante 75% rimane nella regione stessa di produzione, dove comunque circa la metà di tali rifiuti è avviata ad attività di solo stoccaggio (magazzinaggio): l’export fuori dai confini regionali è quindi una pratica a cui si ricorre anche in una fase della filiera successiva alla prima destinazione.

In Toscana invece i rifiuti sanitari censiti attraverso il Mud sono poco meno di 10mila tonnellate. Il 75% viene stoccato, l’8% trattato e il 15% incenerito.

Per quanto riguarda la fase di gestione, la prima regione in termini quantitativi è l’Emilia Romagna (45mila t), seguita da Lombardia (35mila t) e Puglia (18mila t). Escludendo lo stoccaggio, a livello nazionale i rifiuti sanitari non hanno altra destinazione se non l’incenerimento, per il 65% del totale, ed attività finalizzate allo smaltimento per il restante 35%. A livello locale si evidenziano però percentuali differenziate in base alla specializzazione territoriale legata alla dotazione impiantistica, per esempio – considerando le regioni più rilevanti per quantità gestita – in Emilia Romagna lo schema di gestione dei sanitari vede il 91% dei rifiuti a incenerimento e il 9% a trattamento, in Lombardia le stesse attività pesano, nell’ordine, 86% e 14% mentre in Puglia il 63% va a trattamento e il 37% a incenerimento.

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