Rifiuti, servono 8 miliardi per i buchi impiantistici al Sud

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Rifiuti, servono 8 miliardi per i buchi impiantistici al Sud

Il Sole 24 Ore

Rifiuti, servono 8 miliardi per i buchi impiantistici al Sud

I numeri del Green Book: la Tari costa il 30% in più dove il servizio è peggiore

Il Recovery Fund che si sta faticosamente costruendo in Europa ha come obiettivi principali la transizione ecologica, a cui dedicherà la fetta più ampia delle sue risorse (almeno il 37%), e l’aiuto alle aree più in difficoltà del continente. Il settore dei rifiuti urbani in Italia ha bisogno di investimenti per 8 miliardi nei prossimi anni coperti (salvo sorprese) dal programma comunitario, e quei soldi servono prima di tutto a recuperare le sterminate lacune strutturali del Mezzogiorno.

L’incrocio di questi due fattori spiega i motivi per i quali gli enti e le aziende dell’igiene urbana sono in primissima fila fra gli ambiti economici che puntano sul Recovery Plan italiano per provare a voltare pagina. E i numeri del nuovo Green Book, la Bibbia del settore realizzata dalla Fondazione Utilitatis che ieri ha presentato l’edizione numero 8, li traducono in cifre.

Perché quando si parla di rifiuti urbani le ragioni della politica ambientale riescono a trovare una concretezza capace di convincere anche i più scettici. In sintesi: i buchi infrastrutturali costano, e la bolletta dei rifiuti cresce dove il servizio è più basso.

Il calcolo dei costi medi sopportati dalla famiglia-tipo nelle diverse aree del Paese lo spiegano in maniera molto diretta: con tre persone e un appartamento da 100 metri quadri, nelle città del Nord dove la raccolta differenziata è spesso sopra i livelli Ue si pagano in media 273 euro all’anno. Nel Sud costellato dalle emergenze rifiuti la stessa famiglia si vede indirizzare una bolletta da 355 euro, cioè il 30% in più del Nord e il 14,5% sopra la media nazionale.

Le cause del paradosso sono facili da individuare in un altro grafico del Green Book. Dove si misurano le capacità di trattamento dei rifiuti in ogni area. Il Nord, che per esempio produce ogni anno 3,7 milioni di tonnellate di frazione organica, è in grado di trattarne 4,3 milioni abbondanti. Il Sud invece ne produce poco meno di 2 milioni, ma riesce a gestirne solo 1,3. Ancora peggio va nelle città del Centro, dove pesa il dramma impiantistico di Roma: 1,4 milioni di tonnellate prodotte, 685mila gestite.

La stessa geografia ritorna nell’indifferenziato. E alimenta il turismo dei rifiuti, che sposta da Sud a Nord (e all’estero) le quantità che non si riescono a gestire in casa. A pagare è ovviamente il mittente. E più precisamente il contribuente, che vede manifestarsi così il primo comandamento della Tari in base al quale «la Tari garantisce la copertura integrale dei costi del servizio». Anche dei costi inefficienti, ovviamente.

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