Il Sole 24 Ore
Rifiuti, sulla qualità domina lo standard minimo
Indagine di Ref Ricerche: il 77% della popolazione gestita con lo Schema base
Gianni Trovati
L’aumento della qualità del servizio rifiuti tramite le regole Arera resta una promessa. Un consuntivo a pochi mesi dal battesimo del nuovo sistema è prematuro, ma già dall’avvio emergono dati interessanti: e l’idea che la «promessa» è fondata ma avrà bisogno di qualche sforzo in più.
La prima verifica a tutto campo sul Testo unico della qualità (in acronimo Tqrif) che dal 1° gennaio chiede ai gestori di applicare una serie di standard sui livelli tecnici e contrattuali del servizio è stata condotta da Ref Ricerche. I parametri si muovono su un ventaglio molto ampio, dalla continuità del servizio alla diffusione dei punti di raccolta dei rifiuti, dai tempi di risposta alle domande degli utenti alla velocità dei rimborsi. Questi obblighi sono suddivisi in quattro schemi, elencati in numeri romani a I a IV in ordine di ambizione crescente dal «livello qualitativo minimo» a quello «avanzato».
Il censimento di Ref indica prima di tutto che il 77% della popolazione abita in aree dove i gestori hanno scelto lo Schema I, quello caratterizzato da obblighi minimi, mentre solo il 5% vive dove il servizio di igiene urbana è svolto da chi ha puntato al massimo rappresentato dallo Schema IV.
All’apparenza il dato non è incoraggiante sulla voglia degli enti gestori di aumentare gli standard di qualità. Ma l’analisi di Ref va più a fondo: e qui emergono aspetti sorprendenti.
Il dominio dello Schema I è quasi monopolistico a Sud, dove coinvolge il 90% dei residenti, ma è elevato anche a Nord dove si attesta al 79% mentre scende al Centro dove si ferma al 65%. Indicatori chiave sulla qualità tecnica come la quota di raccolta differenziata disegnano però una geografia diversa, che vede il Nord il 71% contro il 60,4% del Centro e il 55,7% del Mezzogiorno. Andando più nel dettaglio, lo Schema I si incontra negli enti gestori regionali di Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia o in grandi Comuni come Milano o Bergamo, dove i livelli qualitativi del servizio non sono certo inferiori alla media. Che significa tutto questo?
Una spiegazione offerta dagli analisti di Ref individua la possibile volontà dei gestori, e soprattutto dei Comuni in un quadro ancora frammentato, di limitare gli oneri regolatori su Pef oggi già colpiti dall’inflazione. Le nuove regole sulla qualità, quindi, sono una leva importante per promuovere un processo di convergenza verso gli standard e di trasparenza verso i cittadini, e possono essere un motore per gli investimenti che però hanno ovviamente bisogno di spazi finanziari per svilupparsi.