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Rimateria, possono riprendere i conferimenti di rifiuti. Ecco perché la Regione ha dato l’ok

Greenreport

La diffida è stata rivista affinché la società possa adempiere agli interventi ordinati dalle autorità, nelle nuove tempistiche stabilite
Di Luca Aterini
Con il decreto dirigenziale n.2349 (disponibile integralmente in coda all’articolo), la Regione Toscana ha revocato oggi la sospensione dei conferimenti nella discarica per rifiuti non pericolosi gestita da Rimateria: si tratta di un atto esecutivo che permette la ripresa dell’attività aziendale, alla luce degli interventi già messi in campo dalla società per migliorare l’impianto e del nuovo cronoprogramma per quelli che dovranno seguire.
Si apre così un nuovo spiraglio nella vicenda che aveva portato ieri i quasi 50 dipendenti Rimateria a proclamare lo stato di agitazione di fronte ai rischi non solo occupazionali ma anche ambientali legati al rischio di una chiusura dell’azienda, dove le attività di conferimento rifiuti erano bloccate dal 15 novembre scorso proprio a causa di una diffida regionale. Lo stop, prorogato fino al 30 giugno da un nuovo decreto dirigenziale arrivato a fine gennaio, viene adesso a cadere: «Alla luce di quanto comunicato dal gestore e ritenuto accoglibile sia da parte di Arpat sia dai competenti uffici regionali» si è reso infatti necessario, come spiegano dalla Regione, riformare il provvedimento di diffida «in funzione delle nuove tempistiche degli interventi proposte dal gestore, affinché la società possa essere messa in condizione di potervi diligentemente adempiere».
Dopo fitti confronti tecnici tra azienda e autorità, Rimateria ha infatti presentato una descrizione per punti degli interventi previsti e una nuova rielaborazione del cronoprogramma per coperture e interventi gestionali. Molto è già stato fatto, e le condizioni ambientali progressivamente migliorate: ad esempio la rete di aspirazione del biogas è stata completata, e dall’avvio del monitoraggio della qualità dell’aria con le centraline mobili nel novembre scorso (quelle fisse saranno installate entro ottobre 2020) si rileva un’ulteriore riduzione relativa alla concentrazione in aria di idrogeno solforato – responsabile delle maleodoranze – e pertanto «si può ragionevolmente desumere che gli interventi finora attuati abbiano avuto un effetto positivo sulla riduzione delle maleodoranze e che quindi gli impatti conseguenti possano ulteriormente migliorare a seguito della realizzazione degli interventi di copertura programmati».
Nel decreto che stabilisce la possibilità di riprendere i conferimenti la Regione contempla comunque numerose condizioni e prescrizioni, in termini di monitoraggio della qualità dell’aria, captazione e trattamento del biogas, coperture della discarica, monitoraggio delle acque sotterrane, percolato e operazioni di gestione dell’impianto. Si tratta di interventi orientati alla progressiva riqualificazione dell’area e alla conseguente minimizzazione degli impatti ambientali legati all’impianto, che necessitano di importanti investimenti e dunque di risorse da parte della società (in questi mesi di stop sono stati i soci privati a finanziare di tasca propria gli stipendi dei dipendenti e la tenuta in sicurezza della discarica): risorse che potranno arrivare adesso dalla ripresa dei conferimenti di rifiuti. A vigilare sull’ottemperanza delle condizioni/prescrizioni stabilite dalla Regione sarà invece direttamente il dipartimento Arpat di Piombino.
Si allontana così, almeno per il momento, lo scenario peggiore delineato dal Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv) lo scorso novembre: «Si potrebbe verificare la chiusura della società con la perdita di posti di lavoro. Inoltre, considerato che il ministero ha già autorizzato la messa in sicurezza permanente sull’area Li53 e individuato Rimateria come soggetto attuatore, la chiusura dell’azienda metterebbe a rischio le operazioni di bonifica i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica».

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