Tra i premi Pimby green 2020 c’è anche un pezzo di Toscana: Csai

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Tra i premi Pimby green 2020 c’è anche un pezzo di Toscana: Csai

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Tra i premi Pimby green 2020 c’è anche un pezzo di Toscana: Csai

Il riconoscimento, istituito da Assoambiente con il patrocinio dell’Anci, premia l’azienda attiva nell’economia circolare

Nei giorni scorsi, a ritirare una fetta dei premi “Pimby green 2020” consegnati a Milano c’era anche un’azienda, toscana, l’unica di questa edizione: l’aretina Centro servizi ambiente impianti (Csai) spa, attiva nell’economia circolare.

Il presidente Filippo Severi ha ritirato infatti una menzione speciale, conferita a Csai per la sua iniziativa del “Tour virtuale in discarica”, promossa in occasione della giornata impianti aperti. Anche in emergenza Covid-19, Csai a giugno ha aperto (virtualmente) i propri cancelli, guidando i cittadini in un tour digitale  alla scoperta di cosa accade a quei rifiuti da cui non è stato possibile recuperare né materia né energia, ma ai quali è comunque necessario garantire uno smaltimento in sicurezza per evitare ingenti danni ambientali.

«Il settore della gestione rifiuti è uno dei pochi che anche durante il lockdown ha continuato ad operare, assicurando pulizia e decoro delle nostre città – ha commentato allora il presidente di Assoambiente, Chicco Testa – È oggi più che mai necessario sostenere una cultura che dia risalto alla capacità innovativa, in grado di creare valore e occupazione nei territori in cui si sviluppa».

Proprio Testa ha dunque consegnato il premio Pimby nelle mani di Severi, dando lustro ad un importante anello dell’economia circolare toscana che è stata premiata anche da Legambiente: grazie all’impianto di captazione del biogas prodotto dalla degradazione dei rifiuti organici deposti nei moduli di discarica, Csai è stata infatti inserita anche tra le buone pratiche monitorate da Legambiente all’interno del report Comunità rinnovabili.

I riconoscimenti, istituiti da Assoambiente con il patrocinio dell’Anci, intendono promuovere una nuova cultura del “fare”, valorizzare le capacità innovative del Paese e contrastare la vera e propria sindrome Nimby (Not in my back yard), per cui spesso amministrazioni locali e gruppi di cittadini si oppongono aprioristicamente a iniziative pubbliche o private, frenando di fatto la realizzazione di opere necessarie per lo sviluppo e il rilancio industriale dell’Italia.

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