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Agricoltura, la leva del biogas spinge l’economia circolare

Il Sole 24 Ore

 Il riciclo sarà al centro di Fieragricola, alla luce delle enormi potenzialità che le filiere agricole possono sviluppare: dalla valorizzazione dei reflui zootecnici alle energie rinnovabili

L’ultimo, in ordine di annuncio, è stato quello di Eni e Coldiretti, che la settimana scorsa hanno firmato un accordo per la fornitura agli agricoltori italiani di carburanti e lubrificanti agricoli biodegradabili e formulati con materie prime da fonti rinnovabili. Prove tecniche di economia circolare, si chiamano: processi sostenibili, che valorizzano anche gli scarti e vanno nella direzione di un’agricoltura che da un lato è sempre più efficiente, e dall’altro inquina sempre meno.

Ora che anche la Ue scommette tutto sul Green New Deal, l’economia circolare diventa un tema sempre più strategico, e non è un caso che proprio questo sia tra gli argomenti al centro della 114esima edizione di Fieragricola Verona. Secondo il report preparato dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma in occasione della fiera, l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi d’Europa in fatto di circular economy. Per esempio, siamo tra i più attenti a diminuire i gas serra: negli ultimi vent’anni in Italia le emissioni sono calate del 12,3% e incidono per il 7% sul totale delle emissioni, contro il 10% della media europea. La sensibilità green degli agricoltori e dei prodotti italiani è dimostrata anche sul ricorso agli agrofarmaci e ai fertilizzanti, il cui utilizzo nell’ultimo decennio si è dimezzato: da 1,2 a 0,6 chili a ettaro gli insetticidi, -30% i fungicidi, – 36% l’anidride fosforica.

L’economia circolare insomma non produce rifiuti e dispensa grandi opportunità. In Europa sono stati stimati risparmi per le imprese nell’acquisto di materie prime pari all’8% del fatturato annuo, riduzioni delle emissioni di gas fra il 2 e il 4%, una crescita del Pil dell’1%. Nell’agricoltura italiana gli esempi di economia circolare sono molti: si va dai coloranti ricavati dalle bucce all’aceto ottenuto dai kiwi scartati, dai cosmetici prodotti con le vinacce. Ma il grosso dei progetti riguarda la produzione di energia dagli scarti agricoli: «I mini-impianti per il biometano, per esempio – spiega il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – sfruttano gli scarti agricoli delle coltivazioni e degli allevamenti e possono arrivare a coprire fino al 12% del consumo di gas in Italia».

Uno degli impianti più grandi, in questo senso, è stato inaugurato l’estate scorsa a Faenza dalla cooperativa Caviro, che secondo la classifica Mediobanca è il secondo produttore italiano di vini per fatturato. Si tratta di un biodigestore che trasforma gli scarti della lavorazione dell’uva, come le vinacce, in biogas che poi viene conferito alla rete nazionale Snam. Con questo sistema Caviro è in grado di produrne 12 milioni di metri cubi all’anno: quando basta per alimentare un parco auto di 18mila vetture.

Anche Amadori ha il suo biodigestore: all’interno vengono fatte confluire le parti lipidiche e proteiche degli scarti animali che, in assenza di ossigeno, le trasformano in biogas da utilizzare immediatamente all’interno del sistema di cogenerazione che produce energia elettrica. Tutto questo consente all’azienda Amadori di coprire l’80% del fabbisogno di energia elettrica di tutto lo stabilimento di Cesena. Sempre Amadori utilizza i sottoprodotti della macellazione per ricavarne farine proteiche destinate all’alimentazione degli animali da compagnia.

L’economia circolare, però, non è solo produzione di energia. In Calabria, per esempio, la Pasly ArtDesign crea gioielli dagli scarti agricoli: noccioli d’oliva, pigne, rametti secchi del bosco, cera delle api, cortecce. In Toscana la Speziali Laurentiani, in collaborazione con il tenore Andrea Bocelli – che produce vino e ha scarti di vinacce ad alto contenuto di resveratrolo – ha elaborato un’acqua aromatica per creare una linea di cosmetici anti età a chilometro zero (si veda anche l’articolo a fianco). Nelle Marche olive, vinacce, peperoni e carciofi diventano colori anallergici usati da Massimo Baldini, che ha ideato il laboratorio green Oasicolori.

Nel Lazio, in pieno epicentro del cratere del terremoto, il birrificio Alta Quota produce AncestrAle, una birra realizzata con lo scarto del pane e con il ricorso ai pannelli solari per l’energia. Nel Salento devastato dalla Xylella, ricorda la Cia Agricoltori italiani, alcuni produttori hanno iniziato un’attività di recupero e valorizzazione delle potature degli ulivi. La biomassa energetica rinnovabile ricavata viene venduta agli utenti che la riutilizzano per le caldaie delle serre, degli essiccatori e delle piscine.

Tra gli esempi più originali, poi, c’è il progetto “The Circle Food & Energy”: quattro giovani agricoltori, in provincia di Roma, hanno creato un’azienda agricola che fa coltivazione acquaponica sostenibile. Con la tecnica dell’acquaponica vengono accoppiati l’allevamento di pesci e la produzione di ortaggi, che garantisce da un lato una maggiore resa e una maggiore velocità di crescita delle piante coltivate e, dall’altro, crea un ciclo ambientale virtuoso e sostenibile riuscendo a valorizzare ogni rifiuto.

Ancora oggi, però, sottolinea Confagricoltura, le dinamiche di sviluppo del modello di economia circolare si basano quasi esclusivamente su processi aziendali di tipo volontaristico. In questa direzione potrà forse fornire un aiuto il pacchetto di misure sulla circular economy della Ue, che anche l’Italia dovrà recepire entro il 5 luglio 2020.

Micaela Cappellini

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