Approvato il nuovo Programma di governo, Giani lancia il «Green deal toscano»

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Approvato il nuovo Programma di governo, Giani lancia il «Green deal toscano»

Greenreport
Si punta a 5 miliardi di euro l’anno in investimenti pubblici, molti dedicati alla sostenibilità
Approvato il nuovo Programma di governo, Giani lancia il «Green deal toscano»
«Una fase nuova che accompagni il territorio e le sue aziende con una visione d’insieme all’insegna
della sostenibilità sociale, economica e ambientale»
Di Luca Aterini
Il Consiglio regionale ha approvato ieri il Programma di governo avanzato da Eugenio Giani, con i 24 voti
favorevoli della maggioranza (Pd e Iv), 14 voti contrari (Lega, FdI e Forza Italia), 2 voti di astensione (M5S).
Si tratta della roadmap per la legislatura toscana 2020-2025, che per riprendersi dalla crisi arrivata insieme
alla pandemia – -20% per la produzione industriale, caduta simile per i servizi – punta forte sullo sviluppo
sostenibile: un «Green deal toscano», in consonanza con la strategia Ue.
«L’attuale fase di emergenza non deve essere vista come un abisso, piuttosto – spiega Giani in apertura del
documento – come un punto di ripartenza che stimoli a tutelare le fragilità, cercando di ridurre i divari
territoriali e imprimendo una spinta per una fase nuova che accompagni il territorio e le sue aziende con una
visione d’insieme all’insegna della sostenibilità sociale, economica e ambientale, a tutela delle generazioni
future».
Alla base della strategia toscana di rilancio ci sono gli investimenti pubblici, con l’auspicio di alzare l’asticella
fino a 5 miliardi di euro l’anno, facendo leva sulle risorse europee in arrivo con l’operazione Next Generation
Eu (che potrebbe garantire all’Italia risorse per oltre 200 miliardi di euro). Non basta però scavare buche per
poi riempirle: «La possibilità di rilanciare gli investimenti pubblici deve farci riflettere anche su quale indirizzo
dargli», e nel Programma di governo al proposito l’accento cade su la questione ambientale, quella
demografica e quella tecnologica, peraltro profondamente intrecciate.
Ecco dunque che è arrivata a maturazione l’idea di lanciare «un “Green deal toscano”, quale patto tra
Regione, Europa ed enti locali, come strumento per contrastare i cambiamenti climatici e ridefinire i principi
della nostra economia attraverso un nuovo modello di sviluppo improntato alla circolarità dell’economia».
Per quanto riguarda la partita della crisi climatica in corso – in Toscana la temperatura dell’atmosfera si è
surriscaldata di +1,1°C in soli 50 anni – si punta sia sulla riduzione delle emissioni insieme all’assorbimento
della CO2 tramite la piantumazione di nuovi alberi, sia sulla resilienza dei territori per far fronte al clima che è
già cambiato. L’obiettivo è quello di mettere arrivare «ancor prima del 2050», termine fissato dall’Ue, a «un
bilancio emissivo pari a zero e quindi una Toscana carbon neutral»; non si parte da zero, dato che finora
l’unica area in Europa che c’è riuscita è quella della provincia di Siena.
Su questo fronte tra gli «obiettivi chiari e stringenti» c’è quello di «coprire l’intero fabbisogno energetico
elettrico con fonti rinnovabili al 2050 (ad oggi è pari al 50%)» ricorrendo in particolare alla geotermia, che
«rappresenta per la Toscana una realtà importante per l’occupazione, lo sviluppo tecnologico e la
produzione energetica».
Guardando invece all’economia circolare il Programma di Governo punta a «portare la raccolta differenziata
all’80% (oggi siamo al 60%) e il riciclo della materia al 65% entro il 2030», partendo da quanto di buono fatto
durante la scorsa legislatura attivando tavoli tematici con le principali realtà produttive della Toscana con la
finalità di chiudere il ciclo produttivo, per individuare soluzioni impiantistiche (non solo dunque quelle legate
ai rifiuti urbani, ma anche quelle relative ai ben più numerosi rifiuti speciali). Su questo fronte però c’è ancora
molto da lavorare: secondo le stime elaborate da Ref Ricerche sono almeno 8.760 i tir carichi di spazzatura
valicano ogni anno i confini regionali in cerca di impianti, e il nuovo Piano regionali rifiuti e bonifiche sarà
chiamato a sanare la situazione. Per il momento il Programma di governo si limita a puntare sulla «creazione
di filiere produttive incentrate sui rifiuti come risorsa» e a «ridurre al massimo la presenza di incenerimento e
discariche», ma non si spinge oltre.
Anche per quanto riguarda le bonifiche la partita è tutta da sbloccare: dagli anni scorsi sono rimasti almeno
120 milioni di euro da investire per i Siti di interesse nazionale (Sin) che attendono di essere spesi, dove a
pesare maggiormente sono i 50 milioni attesi a Piombino.
Idem sulla depurazione: gli accordi sottoscritti con il ministero dell’Ambiente nel corso degli anni 2000 sono
in attesa di arrivare a compimento, e tutte le opere previste (si parla di investimenti da 400 milioni di euro)
«dovranno essere completate nel corso di questa legislatura»
Quanto alla mobilità sostenibile, l’ambizione è «arrivare entro il 2030 ad un trasporto pubblico elettrico, con
la costruzione di una rete pubblica di colonnine per la ricarica delle auto elettriche», ma anche «l’estensione
della rete del sistema tramviario fiorentino» come pure «la progressiva elettrificazione delle linee ferroviarie,
e tra i primi interventi nei prossimi anni si prevede la linea Empoli-Siena». Inoltre «per il rinnovo progressivo

del parco rotabile treni e bus, sia tramite il programma di sostituzione con Trenitalia che mediante
l’attuazione del lotto su gomma con il procedimento di gara ed il gestore unico si prevede l’ingresso di nuovi
mezzi per quasi 1,5 miliardi di euro nei prossimi 10 anni».
Ci sarà da investire, e molto, anche sulla prevenzione sismica: «Considerando i soli edifici per i quali sono
già state effettuate indagini e verifiche sismiche, al netto degli ospedali, si stimano costi per 430 milioni di
euro che si auspica possano trovare un adeguato canale di finanziamento nei Recovery fund».
Nel Programma di governo vengono poi ritenuti «fondamentali» gli interventi per la mitigazione del rischio
idraulico e idrogeologico: negli ultimi dieci anni, annualmente, la Regione, insieme ai Comuni e ai Consorzi
di Bonifica, ha speso oltre 100 milioni di euro in interventi di contrasto al dissesto idrogeologico e per la
salvaguardia del territorio. Ora si punta a crescere. Il primo obiettivo da perseguire «è portare a compimento
e concludere cantieri e progetti attualmente in corso per oltre 500 milioni di euro, già finanziati», ma la
volontà è quella di «presentare un piano da mezzo miliardo di euro, da finanziare con il recovery fund o con
altre risorse che si renderanno disponibili, di opere per la difesa e valorizzazione del territorio che possono
essere realizzate e concluse entro il 2026 e che consentirebbero di raddoppiare gli investimenti».
Il tema dell’acqua e dell’accesso alla risorsa idrica diviene, alla luce di questi scenari, particolarmente
rilevante: «L’acqua è un bene comune primario e sono maturi i tempi, dopo il lavoro di riorganizzazione fatto
e gli investimenti realizzati, per puntare ad una gestione totalmente pubblica da parte delle aziende toscane,
provvedendo anche alle necessarie integrazioni/fusioni così da raggiungere economie di scala idonee a
realizzare gli investimenti necessari per migliorare la qualità del servizio».
Sempre in tema di adattamento e resilienza alla crisi climatica in corso dovremmo allo stesso tempo
«operare per difendere l’eccezionale e straordinaria “biodiversità” presente sul nostro territorio», e in tal
senso nel Programma «diventa fondamentale assicurare forme di tutela attraverso un potenziamento delle
attività dei tre parchi regionali e delle quasi cinquanta riserve acquisite dalle Province».
Sono dunque molti, all’interno del Programma, i punti chiave riservati alla sostenibilità dello sviluppo. Su tutti
però pesa un’esigenza trasversale, che sarà fondamentale aver sempre bene in mente se alla fine della
legislatura si vorrà aver concluso qualcosa dell’ambiziosa roadmap approvata ieri in Consiglio: «Pensare alla
protezione del nostro ambiente come al compito primario che abbiamo davanti non significa bloccare le
infrastrutture e gli investimenti, ma realizzarli con una consapevolezza nuova. Le risorse europee concesse
rappresentano un’occasione senza precedenti; dobbiamo farci trovare pronti per gestire progetti, cantieri e
assistenza ai Comuni».

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