Biodigestore «Non è economico produrre così il biometano»

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Biodigestore «Non è economico produrre così il biometano»

Il Tirreno, Cronaca di Massa-Carrara

Intervistato dai comitati l’esperto professor Gianni Tamino
Biodigestore «Non è economico produrre così il biometano»

Massa-Carrara Sul Biodigestore, il Cca dbr, associazione di comitati ambientalisti di cui è portavoce Clara
Gonnelli, ricorda che «I comuni di Massa, di Carrara, la Provincia e la Regione Toscana hanno deciso di
installare a Massa in area Cermec, un mega impianto denominato Biodigestore anaerobico al quale saranno
conferite 97.500 tonnellate di rifiuti organici all’anno, provenienti da tutto l’Ato Toscana Costa (che
comprende le province di Massa-Carrara, Pisa, Lucca, Livorno e 100 comuni), per trasformarli in
biogas/biometano. Solo fortuitamente siamo venuti a conoscenza di questo progetto e della decisione
politica di attuarlo senza che la Regione Toscana lo sottoponesse a Valutazione di Impatto Ambientale (Via),
ma soltanto ad Aia». «Dopo l’accesso agli atti inoltrato alle istituzioni, circa trenta associazioni e comitati, lo
scorso 21 marzo hanno promosso un seminario, di cui sono stati pubblicati gli atti (vedi
https://adictoscana.it/wp-content/uploads/2023/05/Pubblicazione-atti-del-convegno-del-20.03.2023-Autori-
vari-1.pdf). Dall’iniziativa con esperti illustri, è emerso che i biodigestori, oltre a creare problemi per la salute,
provocano molto disagio ai residenti per i forti cattivi odori».I comitati spiegano di aver chiesto a Gianni
Tamino, già professore di Biologia dell'Università di Padova e membro del Comitato Tecnico Scientifico
Nazionale dei Medici per l’Ambiente, che ha espresso la posizione scientifica dell’Isde sui biodigestori
anaerobici. Isde si ricorda è una delle più importanti organizzazioni di esperti che opera in Italia dal 1989.È
stato chiesto al professor Tamino «se il biodigestore del Cermec SpA o impianti similari, sono una soluzione
veramente sostenibile per i territori». La risposta: «I rifiuti sono divenuti un problema perché per decenni
sono stati destinati non al riciclo bensì, come nel caso dell’incenerimento, alla produzione di energia. Con la
biodigestione anaerobica della frazione organica (che rappresenta il 30% dei rifiuti urbani prodotti) si innesca
un meccanismo simile. La Digestione anaerobica deve essere alimentata a ciclo continuo da molte migliaia
di tonnellate di rifiuti organici, per ottenere una significativa produzione di biogas o biometano che sia, tale
da garantire adeguati profitti, che comunque si ottengono solo grazie a rilevanti incentivi pubblici. Ma in tal
modo non si realizzeranno le forme più valide di compostaggio aerobico, soprattutto di dimensioni non
industriali, come quella domestica e di comprensorio, che Isde indica come forma migliore nella sua position
paper. Inoltre, e non ultimo per importanza, il problema del Digestato da Forsu (Frazione Organica dei Rifiuti
Solido Urbani), cioè tutta la materia che resta dopo il processo anaerobico, ovvero la gran parte, va
considerato rifiuto. Sostenere il trattamento aerobico del digestato ottenuto dalla digestione anaerobica, così
da renderlo più prossimo al compost ottenuto invece direttamente da compostaggio aerobico, sembra
davvero inutile, e di fatto si ammette che il miglior riciclo dell’umido si ha con il trattamento aerobico, ma si
vuole a tutti i costi utilizzare gli impianti di digestione anaerobica per produrre non materia utile come il
compost, ma metano da bruciare. Una idea che ha senso solo per ragioni di profitto i cui benefici non
ricadono sui cittadini». Altra domanda: «Prof. Tamino ci sembra di capire che questi processi anaerobici non
siano sostenibili, è così?». Risposta: «La produzione di biometano, nel suo complesso, contrariamente a
quanto si tenti di inculcare nell’opinione pubblica, non è economica. Sarebbe fallimentare senza gli incentivi
statali, ha un basso rendimento energetico e non è pulita, dato che produce inquinamenti. Anzitutto si
liberano rilevanti odori molesti, ma anche molti inquinanti atmosferici (come polveri sottili, ossidi d’azoto e
molti altri, tipici delle combustioni) a causa dei mezzi che trasportano i rifiuti, del cogeneratore che produce
l’energia necessaria all’impianto e infine dalla combustione del metano così ottenuto. Vi è poi la produzione
di rifiuti, come il digestato, che contiene una carica microbica, che può costituire un pericolo per l’agricoltura
e per la salute. Infine va chiarito che non è un esempio di economia circolare, come si vorrebbe far credere,
perché la normativa europea indica solo il riciclo di materia e non la produzione di energia: è quindi
economia circolare il compostaggio aerobico, ma non la digestione anaerobica».

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