Caccia alle ecoballe, avanti nonostante la burocrazia

Sei Toscana aumenta il capitale
8 Febbraio 2020
Legambiente, appello al Governo «È un’emergenza fuori controllo»
10 Febbraio 2020
Mostra tutti gli articoli

Caccia alle ecoballe, avanti nonostante la burocrazia

Il Tirreno, Cronaca Toscana 

Il commissario straordinario: «La difesa del mare è più importante di un cavillo»

Riprendono le verifiche sui fondali, i blocchi si stanno sfaldando rilasciando i rifiuti

Manolo Morandini

Piombino. «Ho deciso di andare avanti, la tutela dell’ambiente marino è troppo importante per essere sacrificata a un mero formalismo». Tira dritto il contrammiraglio Aurelio Caligiore. Il capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto (Ram) dal 26 luglio 2019 è commissario straordinario del governo per il recupero dei 63.000 chili di plastica di vario genere dispersi nel braccio di mare che separa Piombino dall’Elba, nel Santuario dei cetacei Pelagos, a distanza dalle coste tra i 7 e gli 8 chilometri dal carco IVY. La bomba ecologica è innescata da luglio 2015. Sulla sua nomina, a cui si è arrivati con fatica, pende il procedimento aperto dall’Autorità garante della concorrenza (Agcm), pubblicato sul bollettino dell’Agcm del 27 gennaio. Dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, che è guidato da Sergio Costa, sul caso assicurano: «Stiamo lavorando a un provvedimento da portare in Consiglio dei ministri per sanare la situazione». La burocrazia farà la sua strada. In attesa, il contrammiraglio Caligiore assicura di andare avanti. Nel luglio 2015 il cargo IVY, che all’epoca batteva bandiera delle Isole Cook, disperde parte del carico sul fondale antistante Cerboli. E prosegue per la sua rotta per il porto di Varna, nel mar Nero. L’accaduto le autorità lo scoprono a distanza di mesi. Per anni nel golfo di Follonica nessuno viene informato. Il calendario corre. È un azzardo. Ma sembra esserlo ancor di più quanto sta accadendo in queste settimane per un vizio di forma. L’Authority contesta la nomina. Il titolare di carica di governo – qual è quella di commissario straordinario incaricato con decreto del Presidente della Repubblica ndr – nello svolgimento del proprio incarico, non può esercitare qualsiasi tipo di impiego o lavoro pubblico. L’alternativa? Restare a capo del Ram o dimettersi per fare il commissario straordinario. Da qui l’apertura del procedimento. La possibile soluzione, stando ai precedenti, è una nuova nomina con delibera del Consiglio dei ministri.Il contrammiraglio è a capo da otto anni del Ram, una struttura specialistica incardinata al Ministero dell’Ambiente. E dalla sua Caligiore ha l’esperienza in operazioni ben più complesse, come il recupero dei fusti altamente inquinanti dispersi dalla motonave Eurocargo Venezia a largo di Gorgona. Poco importa. Sembra non rilevare che l’incarico non preveda alcun corrispettivo economico e spazi per agire con discrezionalità. I confini sono precisi: localizzazione esatta delle ecoballe, recupero e smaltimento. L’Autorithy si è presa fino al 15 aprile per chiudere il procedimento. «Si stanno progressivamente trasformando in “spazzatura marina”, con conseguente alterazione degli equilibri dell’ecosistema mare». Più di sessanta tonnellate di plastica, frammenti più piccoli di un palmo di mano, il cui stato è fotografato dall’Agenzia regionale per l’ambiente della Toscana. L’immagine è di più di un anno fa. La bomba ecologica, innescata a una profondità di meno 50 metri, rischia di esplodere con conseguenze pesanti per l’ambiente marino e chi vive di turismo balneare. A giorni, condizioni del mare permettendo, dovrebbero riprendere le verifiche sul fondale iniziate a metà ottobre. Si cercano 41 ecoballe: blocchi di grosse dimensioni in cui sono compattati quei rifiuti a base di materie plastiche, ridotte in pezzi che vengono aggregati in grandi blocchi assicurati da reggette metalliche e strati di pellicola plastica. Ciascuno pesa 1.300 chili. Dal conto iniziale dal carico disperso però devono essere tolte le ecoballe recuperate in questi anni. Quindici in tutto. Finite nel sacco di pescherecci o spiaggiate dalle correnti marine. I due punti di virata del cargo IVY sono quelli in cui i militari del 5º Nucleo subacquei della Guardia costiera di Genova, a cui è affidato il compito di cercarle, hanno registrato 44 posizioni a cui potrebbe corrispondere il carico disperso. Tutti punti sulla carta nautica che devono essere verificati uno per uno con il remote operative vehicle che consente di aggiungere alle coordinate geografiche la profondità a cui l’ecoballa si trova e indicazioni chiare dello stato di conservazione, con riprese video in alta definizione. Dopo potrà essere affidato l’incarico per il recupero, che stando alle previsioni potrebbe avvenire ad aprile 2020 e risolversi in una decina di giorni. Ma qui, oltre alle variabili operative, pende il peso dell’inghippo burocratico sulla nomina di Caligiore. Si tratta di un’operazione che non ha precedenti. E a dilatare i tempi c’è anche l’obbligo di procedere con un bando di gara ad evidenza europea, dato che la spesa per il recupero e lo smaltimento è nell’ordine di qualche milione di euro. Torna a galla con fatica la storia del cargo IVY. La voce in questi anni passa tra gli addetti ai lavori. Chi vive di pesca ha presente l’accaduto e la minaccia. Le cronache però non la registrano. Nessuna comunicazione ufficiale. Fino alla nomina del commissario straordinario. È da Grosseto che sono partite le ecoballe per essere caricate nel porto di Piombino sul cargo IVY, destinazione Varna per essere impiegate come combustibile in un cementificio. Nell’impianto delle Strillaie si trattano i rifiuti solidi urbani indifferenziati che arrivano anche dalla Val di Cornia. E ogni mese da Piombino, con destinazione Est Europa, vengono imbarcate 2mila tonnellate di ecoballe. Ma dopo quell’incidente non è più autorizzato il carico fuori stiva.Le indagini partite anche a Livorno sono state riunite in un unico filone d’inchiesta che fa capo alla Procura di Grosseto. Inchiesta su cui pende la richiesta di archiviazione. Il cargo, poco dopo la dispersione del carico ha cambiato bandiera. E pare difficile anche risalire al comandante dell’epoca. Dell’uomo, di origine turca, agli atti sarebbero state acquisite le dichiarazioni raccolte dalle autorità marittime bulgare. Insomma, a pagare il recupero e lo smaltimento sarà lo Stato italiano.

Chiamaci
Raggiungici