Caviro, un terzo del fatturato dal riuso di scarti agroalimentari

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Caviro, un terzo del fatturato dal riuso di scarti agroalimentari

l Sole 24 Ore

ECONOMIA CIRCOLARE

Caviro, un terzo del fatturato dal riuso di scarti agroalimentari

Manuela Soressi

Per gli italiani è un colosso nel mondo del vino, leader per estensione dei vigneti (36.300 ettari) e per quantità di uve vinificate (9% della produzione nazionale) e con brand famosi come Tavernello, Cesari e Cantine Leonardo da Vinci. Ma è anche una best practice a livello internazionale nel recupero e nella valorizzazione degli scarti agroalimentari. In effetti per il Gruppo Caviro la produzione di ingredienti di qualità e di prodotti ad alto valore aggiunto derivati dagli scarti della filiera genera ben un terzo del fatturato del gruppo (362 milioni di euro nel 2020, 390 attesi per l’esercizio chiuso al 30 agosto 2021) ed è il business a maggior marginalità, tanto da farne uno dei pilastri della crescita futura.

«Il nostro è un modello completo e autentico di economia circolare, nato come evoluzione dell’attività storica di distillazione avviata a metà anni 60 e strutturato nel 2018 con la riorganizzazione della divisione Caviro Extra e il potenziamento della produzione biocompatibile – spiega il direttore generale di Extra, Fabio Baldazzi – In un decennio, credendoci e investendo circa 100 milioni di euro, abbiamo costruito un sistema articolato e integrato, tanto che riteniamo che possa essere replicato con successo sia in Italia che all’estero». Procedono anche i lavori nello stabilimento di Faenza. Sui suoi 40 ettari sono in costruzione un impianto di compostaggio da 10mila mq e uno per la produzione del biometano liquido, e un impianto pilota per la produzione di PHA, una plastica biologica e biodegradabile per stampanti 3D e ora in test nelle pellicole per alimenti.

A Faenza arrivano 555mila tonnellate di scarti l’anno dalle diverse filiere agroalimentari e il 99,3% viene effettivamente riutilizzato e valorizzato. Da questa montagna di scarti, conferiti per il 25% dalla filiera vitivinicola e per il 49% da altre aziende del food, Extra ottiene innanzitutto energia (sia elettrica che biometano), e anche 196mila tonnellate tra prodotti nobili (come alcoli e acido tartarico), “ingredienti” e semilavorati per l’industria alimentare e farmaceutica (come coloranti e antiossidanti) e fertilizzanti naturali. La distillazione resta un’area importante, con oltre 40 tipologie di alcoli, sia per il settore alimentare che per l’industriale: una domanda cresciuta, a cui il Covid ha messo il turbo, per l’igienizzazione e nel farmaceutico. Poi c’è il capitolo ecoenergia, sviluppato da una decina di anni insieme ad Herambiente, con la partecipata Enomondo. Ogni anno scarti di lavorazione dell’uva e 145mila tonnellate di sfalci verdi, provenienti da privati e verde pubblico, vengono utilizzati per produrre energia elettrica e termica, soddisfacendo il 100% del fabbisogno degli stabilimenti del gruppo, e immettendone una quota molto importante nella rete nazionale. Caviro produce anche bioetanolo e biometano per autotrazione, distribuito nella rete Snam. Inoltre a inizio anno 2022 sarà attivato un nuovo impianto di teleriscaldamento nella zona industriale di Faenza, che fornirà anche energia termica alla scuderia di formula 1 Alpha Tauri.

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