Il Sole 24 Ore
Dall’alleanza tra Novacart e Iit arriva l’alternativa alla plastica
Il laboratorio congiunto diventa start up (Alkivio): pronto il nuovo materiale
Riutilizzo come materia prima seconda dei residui di carta della lavorazione
Luca Orlando
Stessi macchinari, stesso prodotto finito. Con la differenza che la plastica può essere sostituita da un nuovo materiale.
Il passo avanti decisivo è il risultato di un percorso virtuoso interamente made in Italy, partnership tra ricerca e attività d’impresa che coinvolge da un lato l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), dall’altro il gruppo lecchese Novacart, 200 milioni di ricavi e 1500 addetti.
Punto di caduta è la nuova start-up Alkivio, evoluzione del laboratorio congiunto IIt-Novacart che, grazie a un finanziamento di due milioni di euro da parte della stessa azienda, porterà sul mercato il nuovo materiale. Finora prodotto in quantità limitate, il biocomposito passerà entro fine anno ad una produzione massiva, con un primo target di 900 tonnellate all’anno. «Si parte dai residui di lavorazione della carta – spiega l’ad di Alkivio Fulvio Puzone – materiali che vengono reingegnerizzati con polimeri da fonti biologiche. Il risultato è un nuovo materiale che può essere utilizzato dai produttori finali di oggetti di vario tipo per sostituire i polimeri tradizionali». Il biocomposito, già realizzato in 90 formulazioni diverse, è studiato per essere biodegradabile e compostabile (avviato l’iter di certificazione) ed è già al momento testato da numerosi potenziali clienti. Il team di Alkivio, ora limitato a quattro unità, potrà salire di altre dieci persone entro un paio d’anni, in parallelo all’aumento della produzione. «Ci avevamo visto giusto – spiega Carlo Anghileri, terza generazione imprenditoriale in Novacart – e come in ogni investimento bisogna avere pazienza per ottenere risultati: questo brevetto è il frutto di un lavoro importante che rappresenta una risposta italiana ad una domanda di plastiche sostenibili ormai diventata esigenza globale». Le applicazioni possibili del nuovo materiale (Alkipaper) sono le più varie: dal packaging all’agricoltura, dallo sport al design, dall’animal care fino agli oggetti di uso quotidiano.
«L’aspetto interessante – spiega Puzone – è la possibilità di usare questo materiale senza cambiare nulla nei macchinari o nei processi produttivi esistenti, che possono essere stampa ad iniezione, estrusione, termoformatura, soffiaggio o stampa 3D». Percorso, quello di Alkivio (dal greco antico “la forza della vita”), iniziato nel 2016, con l’avvio all’interno di Novacart del laboratorio congiunto di ricerca realizzato con il gruppo Smart Materials di Iit (18000 pubblicazioni, 1300 titoli di brevetti attivi, 33 start-up costituite e più di 50 in fase di lancio, 11 centri di ricerca distribuiti sul territorio nazionale) attività strutturata presso la sede Lecchese di Garbagnate Monastero.
Progetto che dopo anni di studio e test ha portato allo sviluppo di un brevetto, proprietà intellettuale concessa ora in licenza esclusiva ad Alkivio da parte di Iit e Novacart.
A breve verranno installate le nuove linee, a ridosso delle produzioni Novacart, trasformando a “km zero” il residuo di produzione, composto da carta, cartoncino e cellulosa. Residuo industriale che da spesa di gestione per il gruppo, spesso inviato verso i termovalorizzatori, si trasforma in materia prima “seconda”, in una logica di economia circolare. «Il primo step produttivo vale circa mille tonnellate all’anno – aggiunge Anghileri – e si presta a lavorazioni di ogni settore, anche al di fuori del comparto alimentare dove noi in prevalenza operiamo. La prima stima è di ottenere ricavi per 6-7 milioni ma è solo un primo passo: il mercato per queste soluzioni è davvero sterminato».