Ecoballe, appello a Conte per l’emergenza nazionale

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Ecoballe, appello a Conte per l’emergenza nazionale

Il Tirreno
Il sindaco di Piombino e il commissario di Follonica chiedono un incontro urgente
Regione: c’è una convergenza tra Ministero dell’Ambiente e Protezione civile

Manolo Morandini/piombino
Altri 12 giorni senza un atto concreto. La preoccupazione per lo scorrere del tempo da quando il 23 luglio
2015 il cargo IVY ha disperso 56 ecoballe, 63mila chili di plastiche eterogenee di combustibile solido
secondario (Css), sui fondali in prossimità dell’isolotto di Cerboli, è crescente. Il 25 giugno è decaduto
dall’incarico di commissario straordinario il contrammiraglio Aurelio Caligiore, capo del Reparto ambientale
marino delle Capitanerie di porto (Ram), struttura specialistica che è incardinata presso il ministero
dell'Ambiente. La sua nomina dalla fine del 2019 è al centro di una contestazione da parte dell'Autorità
garante per la concorrenza del mercato (Agcm), il cui pronunciamento è atteso per il 31 luglio. Ma
sgombrato il campo da un atto che si è dimostrato inadeguato a fronteggiare l’emergenza, e senza dover
ammettere lo sbaglio, la burocrazia romana resta avvitata su se stessa. L’allarme per una soluzione che non
c’è suona da più fronti. «Dopo i ripetuti appelli e solleciti della Regione è stata raggiunta la convergenza fra
dipartimento Protezione civile e ministero dell’Ambiente – fanno sapere dalla Regione Toscana -. I medesimi
stanno cercando il percorso normativo, relativamente all’applicazione del Codice di Protezione civile che non
prevederebbe questa casistica in modo esplicito, più adeguato per la dichiarazione dello stato emergenza
nazionale in sede di consiglio dei ministri. Intanto i tecnici della Regione insieme al ministero dell’Ambiente e
al dipartimento di Protezione civile nazionale stanno approfondendo le procedure tecniche più veloci per
procedere alla rimozione dell’ecoballe una volta ottenuta la dichiarazione di stato d’emergenza nazionale».
Impossibile stabilire quando potranno prendere il via i lavori di bonifica del fondale marino. «L’obiettivo è
rimuovere le ecoballe entro settembre». Così dal ministero dell’Ambiente dopo il vertice del 2 luglio tra il
ministro Sergio Costa e il capo dipartimento della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli. Eppure si fatica
a comprendere come non sia stato ancora possibile trovare la soluzione. Sul tavolo del capo dipartimento
della Protezione civile nazionale c’è più di una nota. Una è del capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente
in cui il ministro, il generale Sergio Costa, chiede la proclamazione dell’emergenza nazionale per le ecoballe
disperse nel golfo di Follonica. La stessa cosa ha fatto il capo di gabinetto del governatore della Regione
Toscana Enrico Rossi. E ce n’è un’altra sottoscritta dal direttore generale dell’Ispra Alessandro Bratti, che
definisce il recupero indifferibile. Anche il contrammiraglio Caligiore, prima di decadere dall’incarico di
commissario straordinario ha più volte sollecitato un provvedimento in linea con l’emergenza. Sul caso il
sindaco di Piombino Francesco Ferrari e il commissario prefettizio di Follonica Alessandro Tortorella
chiedono un incontro urgente al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, a cui compete il potere
di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e la nomina del commissario straordinario per risolverla. «Ci
appelliamo perché sia garantita la continuità operativa dell’ufficio deputato al recupero – spiegano Ferrari e
Tortorella -: sono oltre quaranta le ecoballe che giacciono ancora nei fondali da oltre quattro anni, il loro
stato di conservazione si è nel tempo alterato e la rottura di una di esse comporterebbe la dispersione di
microplastiche nel mare con danni incalcolabili per il mare, il pescato, le spiagge e non ultima l’economia
turistica». Che aggiungono: «Risultati positivi si sono avuti con l’attività del commissario straordinario che era
prossimo alla definizione del quadro completo e alla pubblicazione del bando per l’individuazione
dell’impresa aggiudicataria che dovrebbe procedere al recupero». E sottolineano: «Secondo il
cronoprogramma del contrammiraglio le operazioni dovevano iniziare a maggio per concludersi in una
decina di giorni. Purtroppo per un vizio di forma sollevato dall’Agcm tutto si è di nuovo fermato. Non
possiamo permetterci di aspettare ancora: ci auguriamo che il Governo ci ascolti prima che la situazione sia
irrecuperabile». Cercare di capire come sia stato possibile a quasi cinque anni dalla dispersione del carico
dal cargo Ivy essere precipitati in una situazione di emergenza irrisolta non pare possibile. Al Tirreno è stato
negato dall’Ufficio circondariale marittimo di Piombino della Guardia costiera l’accesso agli atti del fascicolo
relativi al caso Ivy, formulato sulla base della legge 241 del 1990.

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