Greenreport
Un disastro ambientale legato alla mancanza di impianti per gestire rifiuti sul territorio
Ferrari e Tortorella: «Sono oltre 40 quelle che giacciono ancora nei fondali da oltre quattro anni»
Sono ben 56 ecoballe contenenti Css (combustibile solido secondario da rifiuti) salpate nel luglio 2015 dal
porto di Piombino per essere bruciate all’estero, ma che a Varna (Bulgaria) non sono mai arrivate: sono
state sbalzate dalla motonave Ivy che le trasportava per finire sui fondali dell’Arcipelago toscano, dove
rimangono ancora in larga parte.
A seguito della contestazione da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) della
nomina del contrammiraglio Aurelio Caligiore a commissario straordinario del governo per il recupero di
queste ecoballe disperse, a tutt’oggi le operazioni sono ferme. Per questo il sindaco di Piombino ed il
Commissario prefettizio di Follonica hanno richiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio dei
ministri, Giuseppe Conte, per chiedere che sia riavviato il cronoprogramma stabilito.
«Ci appelliamo perché sia garantita la continuità operativa dell’ufficio deputato al recupero – dichiarano
Ferrari e Tortorella – sono oltre 40 le ecoballe che giacciono ancora nei fondali da oltre quattro anni, il loro
stato di conservazione si è nel tempo alterato e la rottura di una di esse comporterebbe la dispersione di
microplastiche nel mare con danni incalcolabili per il mare, il pescato, le spiagge e non ultima l’economia
turistica con la stagione estiva alle porte. Risultati positivi si sono avuti con l’attività del commissario
straordinario che era prossimo alla definizione del quadro completo ed alla pubblicazione del bando per
l’individuazione dell’impresa aggiudicataria che dovrebbe procedere al recupero. Secondo il
cronoprogramma dell’ammiraglio le operazioni dovevano iniziare lo scorso maggio 2020 per concludersi in
una decina di giorni. Purtroppo per un vizio di forma sollevato dall’Agcm tutto si è di nuovo fermato. Non
possiamo permetterci di aspettare ancora: ci auguriamo che il Governo ci ascolti prima che la situazione sia
irrecuperabile».
La prima ecoballa è stata recuperata casualmente nel 2016 da un motopeschereccio, mentre negli anni
successivi altre si sono spiaggiate o sono rimaste impigliate nelle reti. Lo stato dell’arte impone dunque non
solo una rapida azione di recupero, ma anche una risposta precisa a un quesito da troppi anni inevaso: è
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giusto che dalla Toscana partano carichi di rifiuti per essere bruciati altrove, perché qui non abbiamo impianti
adeguati e sufficienti a trattare gli scarti che produciamo?
I criteri di sostenibilità e gestione rifiuti secondo logica di prossimità dicono di no. Mentre monta la contrarietà
per ogni tipo di impianto di gestione rifiuti – nell’area di Piombino e Follonica basti ricordare i casi di
Rimateria e di Scarlino energia – la Toscana esporta ogni anno oltre 200mila tonnellate di spazzatura
(l’equivalente di almeno 8.760 tir) carichi di spazzatura perché non sa come gestirle entro i propri confini.
Rischiando ogni volta un disastro come quello delle ecoballe che giacciono sui nostri fondali.