«Ecoballe come bomba innescata. Bisogna subito intervenire.»

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«Ecoballe come bomba innescata. Bisogna subito intervenire.»

Il Tirreno
Follonica, il commissario Tortorella sprona a rimuoverle dal fondale prima della dichiarazione di
emergenza

«Una bomba ambientale innescata». Il commissario prefettizio Alessandro Tortorella definisce così le
ecoballe che da cinque anni giacciono sui fondali del golfo di Follonica. Tonnellate di microplastiche per cui
adesso il ministero dell’Ambiente è pronto a chiedere lo stato d’emergenza nazionale. Una procedura che a
dire il vero deve ancora essere avviata, mentre è importante disinnescare quella bomba nei fondali nel più
breve tempo possibile, prima che l’inverno torni ad agitare il mare, rendendo molto più complesse le delicate
operazioni di recupero. «La formula giuridico-amministrativa che verrà scelta non importa purché sia quella
corretta e arrivi nel più breve tempo possibile – dice Tortorella – Noi siamo pronti a metterci a disposizione in
qualunque modo». Nel corso del suo incarico da commissario Tortorella ha preso coscienza di due cose:
l’esistenza di quelle ecoballe abbandonate in mare e il forte spirito ambientale di Follonica. «Il tema
dell’inceneritore, quello dei gessi rossi: qua l’ambiente è un valore molto importante – dice – Infatti già a
gennaio ho preso contatti con la capitaneria di Porto, il sindaco di Piombino Francesco Ferrari e con il
contrammiraglio Aurelio Caligiore (al tempo commissario straordinario dell'emergenza) per conoscere meglio
la situazione e dare il nostro contributo per cercare una soluzione». Erano quelli i punti di riferimento sul
territorio. Piombino è capofila in questa vicenda, visto che le ecoballe si trovano proprio nel canale che la
divide dall’Elba. Era il 23 luglio del 2015 quando il cargo Ivy salpò alla volta della Bulgaria con a bordo
svariate tonnellate di ecoballe: plastiche eterogenee di combustibile solido secondario (Css) prodotte alle
Strillaie di Grosseto e destinate allo smaltimento negli inceneritori esteri. Quel giorno però accade qualcosa
e il cargo perde 56 ecoballe (circa 63mila chili) a due passi dall’isola di Cerboli. Nel corso degli anni alcuni
frammenti sono tornati a riva trascinati dalla corrente, altri sono stati ripescati dai pescherecci (l’ultimo a
giugno da un’imbarcazione proprio follonichese), ma almeno una quarantina sono ancora sui fondali del
golfo. Dovessero disfarsi, le microplastiche interesserebbero tutta l’intera area. Il mare non conosce i confini
amministrativi: ecco perché è un problema di tutti. «Le ricadute riguarderebbero tutta la costa, con ricadute
ambientali che durerebbero anni e poi ricadute imprenditoriali, dai pescatori agli albergatori – spiega il
commissario – Per questo da subito ci siamo mossi in sinergia con gli altri enti». Ma intanto è arrivato il
Covid, il lockdown e la contestazione dell’Autorità garante per la concorrenza del mercato alla nomina di
Caligiore, che all’atto pratico è stato sollevato dall’incarico. La novità – forte anche un esposto di Greenpeace
– è stato il vertice di giovedì tra il capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli e il ministro Sergio
Costa, con quest’ultimo pronto a chiedere al premier Giuseppe Conte lo stato d’emergenza nazionale nel
corso del consiglio dei ministri: iter che permetterà di velocizzare tutte le procedure necessarie e nominare
un nuovo commissario con poteri ad hoc. Caligiore, prima di essere interessato dalla contestazione, aveva
stimato in quindici giorni il tempo necessario per recuperare le ecoballe una volta chiuso il bando di gara.
Questo significa che sono questi i tempi dell’intervento, che però per sua natura sarà molto delicato: la nave deve essere immobile quando ripesca le microplastiche. Ecco perché voleva procedere tra aprile e maggio.
Ora, dovesse arrivare il nuovo commissario, l’intervento dovrebbe prendere il via prima dell’autunno e del
mare mosso, quindi tra agosto e settembre. «Non sarà impattante, non è un’operazione vista spiaggia –
rassicura Tortorella – Il punto interessato è al largo, quindi non sarà un problema per il turista di Ferragosto».
La domanda a Tortorella è se, vista la sua esperienza in Prefettura, questa sia la strada giusta. «Noi non
siamo in grado di giudicare la formula giuridica che verrà scelta, ma di certo se si vuole si trova in cinque
minuti – risponde – Non tutto necessariamente deve essere risolto con l’emergenza, ma l’importante è
intervenire prima che sia necessario uno stato d’emergenza per far fronte al danno verificato».

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