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Il Tirreno

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Al via ricerche per due settimane

Manolo Morandini/Piombino

La nave Anteo e un cacciamine della Marina Militare, oltre all’unità oceanografica Galatea dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Si torna a scandagliare il fondale del golfo di Follonica alla ricerca delle 26 ecoballe che mancano all’appello. Tante sono quelle ancora sul fondo del mare, disperse il 23 luglio 2015 dalla motonave IVY. I primi attracchi a Piombino, in vista delle operazioni in mare che meteo permettendo prenderanno il via da lunedì, sono attesi per oggi. I mezzi della Marina come primo compito riprenderanno le operazioni di recupero della balla infangata già individuata ad agosto. Saranno i palombari a operare in fondo al mare. La stima è che serviranno quattro giorni per portala a terra contenendo al massimo i possibili rischi di dispersione durante le operazioni di ripescaggio. Mentre saranno le analisi sui campioni del materiale a fornire elementi che possano contribuire a chiarire le ragioni per cui è rimasta infangata, cioè sprofondata nel fondale marino e non semiaffondata come le altre già recuperate, per tutto questo tempo. Il cacciamine avrà poi il compito di verificare i cinque bersagli che sarebbero stati individuati dalle navi oceanografiche Astrea e Lighea dell’Ispra, impegnate dal 19 al 30 settembre nella campagna per la mappatura dei fondali, e di fare controlli con strumenti più accurati nei tratti di mare ritenuti più sensibili per escludere la presenza di ecoballe semiaffondate. Le ricerche, condizionate dal maltempo, infatti si erano chiuse con un bilancio insoddisfacente. Facendo temere il rischio che l’operazione, faticosamente avviata dalla Protezione civile nazionale all’inizio di agosto, si potesse chiudere rinunciando a recuperare il resto del carico inquinante. L’Ispra tornerà a indagare il golfo di Follonica con la nave Galatea da metà della prossima settimana. Si tratta di un mezzo che è attrezzato di particolari sensori acustici per scandagliare il fondale. La precedente campagna di settembre ha fatto una ricognizione su circa il 60% dell’area da mappare. Due aree di mare complessivamente per circa 110 km², complementari a quelle investigate dalla Marina militare, che sono state individuate prendendo in considerazione elementi cartografici, tecnici e documentali. Il piano prevede due settimane di ricerche nel golfo di Follonica. La nave Anteo resterà in zona per intervenire nel caso vengano individuate ecoballe da ripescare. Cinque anni fa si stima che in mare siano finite 56 ecoballe di rifiuti plastici pressati: 63. 000 chili. In questi anni, 17 sono quelle recuperate perché spiaggiate o finite nel sacco delle reti dei pescherecci. L’ultima, in ordine di tempo, il 28 agosto è stata ripescata dal peschereccio Scarabocchi. Altre 12 sono state recuperate ad agosto dai mezzi della Marina Militare nell’ambito dell’attività avviata sulla scorta della delibera del 22 luglio con cui il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale e nominato commissario straordinario il capo dipartimento della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli. In tutto, con l’ecoballa infangata da ripescare, si arriva a 30. Perciò, sulla base dei dati noti, in fondo al mare si trovano ancora 22. 000 chili di plastiche eterogenee aggregate in origine in blocchi di grosse dimensioni, circa un metro cubo, in cui si compattano i rifiuti solidi urbani una volta trattati perché diventino combustibile solido secondario, in particolare quelli a base di materie plastiche, vengono ridotti in pezzi, quindi aggregati e compattati in strati di pellicola plastica, le ecoballe appunto.

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